Rivista XXXIX (1999) - fascc. 1-2
Dopo aver ridefinito i Sermoni antoniani nel loro significato storico di materia predicabilis offerta ai suoi confratelli, l'autore riprendendo un contributo apparso nel 1981 sulla relazione tra sermoni antoniani e libri liturgici, indaga, attraverso una lettura interna e un'analisi delle Consuetudini liturgiche del tempo, la cronologia dei sermoni. Secondo la tesi dell'autore questi sarebbero stati avviati l'11 febbraio 1224, con una prima sezione (fino al sermone della Dom. VII post Pent.) composta non oltre i primi mesi del 1227 in ambito italiano. Analogamente i quattro sermoni mariani sarebbero stati abbozzati attorno al 1224 sempre in ambito italiano. La terza sezione (Dom. XIII-XXIV post Pent.) e la quarta (Dom. I Adv.-IV post Epif.) sarebbero state realizzate in Francia, quando Antonio copriva la funzione di Custode di Limoges. In base alla tradizione storica e all'Assidua, i sermoni festivi realizzati tra la seconda metà del 1230 e la prima metà del 1231, furono lasciati incompiuti per la morte del Santo.
At first the author defines St. Anthony's Sermons again as materia predicabilis offerred to his fellow friars. Then, starting from an article published in 1981 on the relation between Anthonian sermons and liturgical books, he investigates the chronology of these sermons through the inteipretation and analysis of the liturgical customs of that time. According to the author's theory, they might have been started on 11th February, 1224, with the first section (as far as the sermon of the 7th Dom. post Pent.) composed in Italy within the first months of 1227. Likewise, the four sermons dedicated to Mary may have been outlined around 1224, once again in Italy. The third section (13th-24th Dom. post Pent.) and the fourth (1st Adv. Dom.- 4th Dom. post Epif.) might have been written in France, where Anthony was the Custodian of Limoges. On the basis of the historical tradition and the Assidua, the feast - day sermons dating back to the second half of 1230 till the first half of 1231 weve composed in Padua and were left unfinished because of the Saint's death.
One of the most characteristic features of St. Anthony's "Sermones Dominicales" is his use of the terms "concordare" and "concordantia" to refer to a harmony of Biblical passages. A detailed study of the work suggests that this usage was an original development by the Saint, which he arrived at in the course of composition. When we examine the Old Testament "concordances" in particular, we are led to ask on what principles Anthony selected them, and what was the basis of comparison. Examples from historical narrative, wisdom literature and prophetic writings are considered. In part, it looks as if Anthony's purpose was to counter the Cathar claim that the Hebrew Scripture, like the material world in general, was the work of the Evil One; but beside this polemical purpose, Antony found the method of concordance a powerful tool in developing his Biblical message for ordinary people, providing vivid and memorable images for the truths of faith and of morality.
Una delle caratteristiche più importanti dei "Sermones Dominicales" di sant'Antonio è l'uso dei termini "concordare" e "concordantia" per far riferimento ad un'armonia di passaggi tratti dalla Bibbia. Uno studio dettagliato dell'opera suggerisce che quest'uso particolare era tipico del Santo, il quale lo sviluppò nel corso della composizione. In particolare, se si esaminano le "concordanze" dell'Antico Testamento, viene spontaneo chiedersi in base a quali principi Antonio abbia selezionato quei passaggi e quale sia stato il termine di paragone usato; vengono presi in considerazione esempi tratti dalla narrativa storica, dalla letteratura e da scritti profetici. In parte, è come se lo scopo di Antonio fosse stato quello di opporsi all'affermazione catara, secondo cui le scritture ebraiche, come il mondo fisico in generale, sono l'opera del Maligno, ma oltre a questo intento polemico, Antonio considerava il metodo della concordanza un potente strumento con cui sviluppare il messaggio biblico a favore della gente comune, fornendo in tal modo immagini vivide e memorabili per le verità della fede della moralità.
Durante il regno del secondo re del Portogallo, nazione che aveva ottenuto l'indipendenza nel XII secolo, nasce a Lisbona sant'Antonio con il nome di Fernando Martins de Bulhões. All'interno dei Capitoli delle cattedrali esistevano delle scuole nate per istruire i futuri sacerdoti ed il nostro entrò a far parte di quella della cattedrale di Lisbona, dove studiò per circa otto anni grammatica, retorica e dialettica, almeno nei loro rudimenti. Dopo i quindici anni Fernando entrò nel monastero di San Vincenzo de Fora (o fuori le mura di Lisbona antica), dei Canonici Regolari di S. Agostino. Dopo avere terminato il noviziato ed essere stato ammesso alla professione religiosa iniziò ad essere disturbato nelle sue occupazioni di pietà e studio da vecchi amici e famigliari, per cui dopo due anni chiese di essere trasferito a Santa Croce in Coimbra, sempre dei Canonici Regolari di S. Agostino. In questo monastero a quei tempi nel pieno del suo splendore, dove i religiosi erano consacrati in particolare allo studio delle scienze sacre e profane, Fernando ricevette l'ordinazione sacerdotale. Non abbiamo notizie precise sui suoi maestri ma conosciamo, grazie a ricchi inventari delle biblioteche, alcuni nomi famosi di preti della Cattedrale di Lisbona, di religiosi dei monasteri di San Vincenzo e di Santa Croce che potrebbero essere stati maestri di Fernando. Dal confronto con le citazioni fatte nei Sermones antoniani possiamo inoltre ricostruire, e valutare in parte, la cultura portoghese del Duecento; i Sermones manifestano infatti grande ricchezza, vastità e profondità di cognizioni specialmente bibliche e teologiche che erano state sicuramente assimilate da sant'Antonio all'interno di queste scuole.
St. Anthony, who was baptized Fernando Martins de Bulhões, was born in Lisbon during the reign of the second king of Portugal - a nation which had obtained indipendence in the 12th century -. At that time, within the Chapters of the cathedrals, some schools existed where the priest-to be were educated. St. Anthony attended that of the cathedral in Lisbon, where he studied grammar, rhetoric and dialetics - at least their imdiments - for about eight years. When he was fifteen, Fernando entered the monastery of St. Vincent de Fora (i.e. out of the walls of the old Lisbon) belonging to the order of the Canons Regular founded by St. Augustine. When he finished his novitiate, he made his profession of faith. After that, he began to be disturbed by his old friends and relatives while he was studying or doing good works; for this reason, two years later he asked to be transferred to the monastery of the Holy Cross in Coimbra, belonging to the Canons Regular. At that time, the monastery was at the height of its splendour; there, the friars devoted themselves in particular to the study of holy an secular sciences and Fernando was given holy orders. We do not have any reliable information about his teachers, but, thanks to the rich inventaries of the libraries, we know the names of some famous priests in the cathedral of Lisbon and those of some religious men in the monasteries of St. Vincent and of the Holy Cross; they might have been Fernando's teachers. Moreover, by the comparison with St. Anthony's quotations in his Sermones, we can also reconstruct and, in part, judge the 13th century Portuguese culture. As a matter of l'act, the Sermones convey St. Anthony's profound biblical and theological knowdledge, which he had with no doubt assimilated in the above-mentioned schools.
La recente edizione del catalogo dei manoscritti del monastero agostiniano di S. Cruz di Coimbra (Portogallo) fondato nel 1131, luogo in cui Antonio compì la sua formazione, è occasione di questo contributo che focalizza alcuni particolari aspetti, come l'utilità, per altro non da tutti condivisa, di poter disporre di cataloghi di manoscritti, non sempre omogenei nella loro provenienza; offre inoltre un'analisi dei criteri utilizzati per la catalogazione del fondo di S. Cruz. Molti di questi codici sono stati realizzati nello stesso "scriptorium" del monastero conimbricense: costituiscono quindi una fonte importante per comprendere unitariamente, pur in un ampio arco cronologico, le scelte di trasmissione di testi e l'uso delle forme di scrittura denotanti vari influssi culturali.
The recent edition of the catalogue of the manuscripts kept in the Augustinian monastery in S. Cruz of Coimbra (Portugal) and the analysis of the methods used for their cataloguing has given the author of this article the opportunity of pointing out the usefulness of such catalogues as this one, in which manuscripts of different provenance are presented all together. Many of the above-mentioned were realized in the "scriptorium" of the monastery of Coimbra; they are very important because they make us understand the way in which texts were transmitted and how different forms of writing denoted various cultural influences.
Della sequenza di sant'Antonio da Padova "Ad honorem Trinitatis" era finora conosciuto ed edito soltanto il testo riportato nel Messale francescano di Salisburgo, del secolo XV, custodito nella Biblioteca Nazionale di Vienna (lat. 3795). Ora si dà qui notizia - ed è la prima volta in assoluto - di un'altra fonte inedita, assegnata all'anno 1252, che ne offre un testo assai più ampio, accompagnato dalla musica. Si tratta di un piccolo codice membranaceo miscellaneo, catalogato come "Q5", conservato tra i tesori letterario-musicali del Centro Civico Bibliografico del Comune di Bologna. Il manoscritto, già nella Biblioteca del Liceo Musicale (ora Conservatorio) "G.B. Martini" della città felsinea, è capitato recentemente in vista grazie alla scoperta di alcuni appunti personali dello scomparso insigne musicologo M° prof. Ugo Sesini, che di quell'istituto fu bibliotecario dal 1933 al 1938.
Till now, St. Anthony's sequence "Ad honorem Trinitatis" has been spread and edited only in the 15th-century version of the Franciscan mass-book of Salzburg, which is kept in the National Library of Vienna (lat. 3795). This article concerns an unknown code dating back to 1252, in which the above-mentioned text is much longer and accompanied by musical notes. This small, miscellaneous, parchment code is catalogued as Q5 and kept among the literary and musical treasures of the Centro Civico Bibliografico in Bologna. It was discovered in the Library of the Academy of Music (now the Conservatory) "G.B. Martini" in Bologna thanks to the personal notes left by the great musicologist Ugo Sesini, who had been the librarian of that academy from 1933 to 1938.
Una nota di lettura su un testo che raccoglie una serie di studi di Paolo Marangon (m. 1984), collaboratore determinante per l'edizione critica dei Sermones (1979). Molti di questi studi sono dedicati alla figura di sant'Antonio e al rapporto tra cultura e Ordini mendicanti nel XII sec., un filone di ricerca su cui il giovane studioso padovano si era a lungo e intelligentemente soffermato.
This article presents a series of studies by Paolo Marangon (d. 1984), who contributed to the critical edition of the Sermones (1979). Many of these studies deal with St. Anthony and with the relationship between culture and Mendicant Orders in the l2th century. This young scholar from Padua brightly dwelt upon these subjects a long time.
El panegírico antoniano "Iste pauper clamavit", publicado en el tomo IX de la Opera Omnia de san Buenaventura no es considerado por la crítica actual como obra auténtica del Maestro franciscano. De este sermon, el P. V. Gamboso ha publicado una nueva edición. El autor de estr estudio presenta el estado de la investigacion sobre el sermón "Iste pauper clamavit", en el que encuentra una imagen hagiográfica de san Antonio, desarrollada de acuerdo con los criterios de la hagiografía de la segunda mitad del siglo XIII, para la que el seguimiento de Cristo en pobreza y humildad era uno de los criterios fundamentales de la santidad. En estas páginas se analiza la teología bonaventuriana de la pobreza, cuyos rasgosa esenciales aparecen reflejados en el sermón, que no recoge realmente toda la teología bonaventuriana, sino que parece inspirarse en el opusculo de san Buenaventura De perfectione vitae ad sorores. La investigación actual sobre la homilética bonaventuriana deja cerrado unos problemas como la autenticidad de un determinado número de sermones, que tendran que ser considerados ya como obras de autenticidad al menos dudosa, pero abre un campo nuevo de trabajo: la influencia de san Buenaventura en los predicadores de finales del siglo XIII y principios del XIV.
St. Bonaventure's sermon "Iste pauper clamavit" - published in the volume IX of his Opera Omnia - is no longer considered by the critics as the work of the Franciscan Master. F. V. Gamboso has published a new edition of this sermon. The author of this study presents the investigation which is being carried on and points out that this sermon gives a description of St. Anthony which disagrees with the hagiographic criteria of the second half of the 13th century. The present investigation has raised some doubts on the authenticity of a certain number of sermones attributed to St. Bonaventure up to now. These doubts open a new field of research: St. Bonaventure's influence on the preachers of the end of the 13th century and of the beginning of the 14th century.
Il contributo focalizza la figura del minorita inglese Giovanni Foxholes, o Foxal (ca. 1415-1475), morto con il titolo di arcivescovo di Armagh. Il contributo, ripartito in tre parti, segue la formazione e l'attività magistrale espletata negli Studia di Oxford, Colonia, Erfurt, poi a Bologna e Roma; disamina l'appartenenza giuridica del protagonista, oscillante per un sessennio tra la famiglia Conventuale e quella Osservante, al punto da creare un problema di identità, alla fine risolto; vengono quindi presentate, discutendo sulla bibliografia relativa, le opere note del Foxholes finora non sufficientemente valutate nel panorama del tardo scotismo.
This article deals with the figure of the English Minorite John Foxholes, Foxall, Foxhal (ca. 1415-1475), who was the archbishop of Armagh when he died. The article is divided into three parts and it concerns his magistral training and activity in the Studia of Oxford, Cologne, Erfurt and then in Bologna and Rome. It also points out that for about six years it was not clear whether he juridically belonged either to the Conventual Order or to the Observants but then this problem has been solved. All the works already known by Foxholes are here listed together with their bibliography. In his works, the influence of late Duns Scoto's doctrine can be recognized; till now, however, they have not been sufficiently appreciated.
La recente pubblicazione dei "Regesta Ordinis" 1 (1989) e 2 (1998) dei Frati Minori Conventuali e dei "Regesta Observantiae Cismontanae" (1984) è occasione per l'autore di offrire un contributo di storia francescana nel travagliato periodo tra '400 e '500 che si risolse con la divisione giuridica dell'Ordine francescano. L'autore compie letture trasversali tra due aspetti del francescanesimo, quello storico della comunità con il suo carico di tradizione e di organizzazione istituzionale e quello più nuovo dell'Osservanza.
The pubblication of "Regesta Ordinis" 1 (1989) and 2 (1998) of the Minor Conventual Friars and of "Regesta Observantiae Cismontanae" (1984) has given the author of this article the opportunity of dealing with the troubled history of the Franciscans between the 15th and the 16th c., when they separated into different juridical Orders. The author makes a comparison between the two aspects of Franciscanism, the historical one with its traditions and organization, and the latest one which has to do with the Observants.
Lo studio prende in esame un episodio narrato la prima volta da Tommaso da Celano, nella sua Vita beati Francisci. L'analisi della pericope pone in luce la fedeltà di Tommaso nel riferire le informazioni ricevute; inoltre, l'atteggiamento assunto da Francesco nei confronti del demonio rivela, ancora una volta, che la sua condizione culturale fu certamente diversa da quella dei teologi. Consistenti, invece, furono gli interventi operati sul testo di Tommaso da Enrico d'Avranches e Giuliano da Spira; la Vita di Giuliano, in seguito, esercitò una influenza sullo stesso Tommaso, quando questi pose mano a scrivere il "Tractatus de miraculis". Diversa ancora fu la lettura operata da Bonaventura. Oltre a porre in luce un aspetto particolare della cultura di Francesco, lo studio apre dunque prospettive nuove nell'ambito della "questione francescana".
This article deals with an episode from the life of St. Francis which was narrated for the first time by Tommaso of Celano in his Vita beati Francisci. This investigation points out that Tommaso faithfully reported the event; moreover, the way in which St. Francis is said to have reacted to the devil once again reveals that his cultural condition was no doubt different from that of the theologians. Enrico d'Avranches and Giuliano of Spira altered Tommaso's text; later on, the Vita by Giuliano influenced Tommaso himself, when he started lo write the "Tractatus de miraculis". A different interpretation of the above-mentioned fact was also given by Bonaventure. It follows that this study not only underlines a particular aspect of St. Francis' culture, but it also opens new prospects to the "Franciscan question".
Con un'ampia ricostruzione, suffragata da un'intensa ricerca d'archivio, viene presentato p. Giuseppe Antonio Marcheselli ofmconv (1676-1742), figura non molto nota del francescanesimo conventuale del Settecento. Dall'originaria Casalmaggiore (Cremona) giunse nel 1701 ad Assisi radicandosi nella città umbra dove operò fino alla sua morte, eccetto una breve assenza trascorsa a Roma come guardiano della comunità dei SS. Apostoli. Figura di predicatore e di scrittore soprattutto di operette catechetiche e pastorali che furono ripubblicate fino ad inoltrato Ottocento, la sua memoria storica si lega particolarmente al ruolo di cofondatore, assieme alla vicentina Angela del Giglio (1658-1736), di una "casa pia" evolutasi nel tempo quale conservatorio, poi come monastero fino all'attuale Istituto delle Suore Francescane Missionarie di Assisi. Viene presentata - con inediti dati di archivio - la persona della cofondatrice e lo svilupparsi dell'istituzione assisana, dedita all'insegnamento e inserita nella tradizione spirituale del Terz'ordine francescano.
The almost unknown figure of f. Giuseppe Antonio Marcheselli, ofmconv. (1676-1742) is presented in this article after long archive research. From Casalmaggiore (Cremona) - where he had been born - he arrived in Assisi in 1701; he lives a there till his death, except for a short period spent in Rome as the guardian of the SS. Apostoli community. He was a preacher and a writer of short catechetic and pastoral works, which were published until well into the 19th century. He is often mentioned in documents together with Angela del Giglio (1658-1736), with whom he founded a "charitable house" which was then turned into a convent school and later into a monastery until the present house of the Franciscan Missionary Sisters of Assisi. Pieces of information till now unpublished give also the author the opportunity of presenting the cofounder and of dealing with the development of that institution in Assisi where it is taught and which follows the spiritual tradition of the Franciscan Tertiary Order.
Non si conosce la precisa data di nascita della biblioteca francescana di Ravenna, ma dovette sorgere nel primo secolo di vita del convento, perché il cronista fra Salimbene da Parma vi trovò già eretto uno Studio con la presenza di studenti e di un lettore. Quanto rimaneva dei manoscritti e delle antiche edizioni, in seguito alla soppressione napoleonica, o è andato perduto, o è passato alla Civica Biblioteca Classense. L'inventario più antico conosciuto risale al 1679, ma della biblioteca e dei suoi codici parlano anche i padri Giovanni Giacinto Sbaraglia e Giovanni Montanari nella loro monografia settecentesca sul convento di Ravenna. Incamerata, parzialmente svenduta o dispersa l'antica biblioteca, e ritornati i francescani a Ravenna nel 1949, ne ebbe inizio una nuova ma con specifìca fisionomia dantesca. Espressione questa dei legami che univano i frati al grande poeta, che li frequentò negli ultimi anni della sua vita di esiliato, ne celebrarono i riti funebri nel 1321, ne accolsero la salma nella loro zona cimiteriale e ne occultarono i resti mortali salvandoli, a Ravenna, quando Firenze parve più che mai decisa a riaverli in patria. Attualmente la nuova biblioteca, oltre a vari manoscritti e a dieci incunaboli della Divina Commedia, è già dotata di oltre 11.000 volumi, quasi tutti di materia dantesca. A questo settore, destinato a rimanere il principale e a caratterizzare la raccolta, data l'assenza in loco di qualcosa di simile, si viene associando un settore francescano, per una prima corretta informazione storica. La biblioteca, che in questi ultimi tempi ha subito un notevole incremento, è aperta al pubblico da qualche anno, è in fase di una definitiva ristrutturazione ed è in stato di avanzata computerizzazione, con inserimento nella locale rete provinciale degli istituti bibliotecari, con l'intento di offrive a tutti l'accesso telematico al suo patrimonio librario.
We do not know with precision the date of the foundation of the Franciscan library in Ravenna; however we know that one century after the construction of the convent the chronicler Salimbene da Parma already found a Studio with students and a lecturer. As a result of the Napoleonic suppression of the religious orders, the manuscripts and the old editions kept in the library were either lost or transferred to the Civica Biblioteca Classense. The oldest inventory that we known dates back to 1679, but also f. Giovanni Giacinto Sbaraglia and f. Giovanni Montanari dealt with the library and its codes in their works, the latter in his 18th century monograph on the convent of Ravenna. The old library was confiscated, partly undersold and partly lost. When the Franciscans went back to Ravenna in 1949, they opened a new library, specialized in Dante and his works. The poet had met the Franciscans during the last years of his life - when he had already been sent into exile. Thev had officiated at the poet's funeral service and hidden his mortal remains in Ravenna, when Florence wanted to get them there. Nowadays the new library contains more then 11.000 volumes - most of them about dantesque matter - in addition to various manuscripts and ten incunabula of the Divina Commedia. This section remains the most important in the library, since nothing else of that kind exists in that area, while a new Franciscan section is being opened and it will contain volumes on lhe histon of the Order. The library has been opened to the public for some years and lately the number of its volumes has remarkably increased. Now it is being restructuted and connected to the provincial library computer network, so that it will soon offer to everybody the access to its book property.
Il recente restauro (1995-97) del ciclo pittorico di Altichiero nell'Oratorio di San Giorgio a Padova ha permesso di studiare a fondo la tecnica esecutiva degli affreschi e il modo di operare del cantiere. L'indagine è stata fatta attraverso il rilevamento delle linee e le sequenze delle giornate, dei segni delle incisioni, delle battute di fili, delle impressioni di cordicelle sull'intonaco fresco, dei compassi e delle linee tracciate a mano libera, delle tracce dello spolvero (eccezionale questa presenza in affreschi del 1384), della struttura pittorica, del "ductus" della pennellata, del ricco cromatismo di ogni figura e del disegno delle architetture. Una parte del rilevamento è stato tradotto in simboli e inserito nelle restituzioni grafiche degli affreschi: giornate, spolvero, battute di fili, ecc., ma la parte del rilevamento non trasferibile su basi grafiche, come il "ductus" delle pennellate, è stato affidato alla parola scritta, in attesa che anche per questi rilevamenti si riesca a giungere alla realizzazione, oggettivamente non facile, di un codice normalizzato di simboli. Di ciascuna delle 550 figure delle 22 scene, e di tutte le architetture, sono stati descritti i colori di preparazione, gli impasti cromatici, le caratteristiche delle pennellate, il modo di finire graficamente le figure e il modo di impostare ed eseguire le complesse architetture. La raffinatissima pittura di Altichiero ha la preziosità di una tavola, per questo la sua tecnica, che non è tutta in buon fresco, si avvale anche di accorgimenti, come l'aggiunta di piccole percentuali di "medium" nei pigmenti, atti a prolungare il tempo di lavoro del pittore e a rendere più smaltata la pellicola pittorica. L'uso di sagome nella esecuzione di alcuni volti in questo ciclo è del tutto sporadico: quasi tutte le figure sono state eseguite partendo da un disegno schematico a pennello in ocra gialla, così come voleva la buona regola dell'affresco medievale. Questo lavoro non si propone di trave conclusioni sulla operatività di Altichiero, ma essendo costituito da materiale inedito, prodotto in un momento non facilmente ripetibile, potrebbe offrire allo studioso che volesse occuparsene, elementi di supporto utili ad una ricerca sulle diverse mani che hanno operato nel cantiere di San Giorgio.
The recent restoration of the paintings by Altichiero in the Oratory of St. George in Padua has permitted to examine the succession of the various days of work, the engraving marks, the impression of cords on the fresh plaster, of compasses and of the free-hand lines, the traces of pouncing (this is quite exceptional in frescos dating back to 1387), the painting structure, the brush work, the rich chromatism of each figure and the design of the architectonics. Some characteristic features of these frescoes have been represented by diagrams (days of works, pouncing, etc.), while other elements such as the brush work, can only be described in writing by now. Each of the 550 figures in the 22 scenes have been described in detail: the colours of preparation, the chromatic impastos, the brush work, the way of defining graphically the figures and of carrying out the complex architectonics. The refined painting by Altichiero is not entirely done in good fresco, but this painter availed himself of devices such as the addition to the pigments of small percentages of substances which allowed the painter to work on the same surface for a longer time and make the painting more glossy. Almost all the figures were executed starting from a schematic brush drawing in yellow ochre, according to the rules of medieval fresco techniques. This study offers new elements for the investigation on the different artists who may have worked in the yard of the Oratory of St. George.
Sono qui presentati i documenti relativi ai restauri degli affreschi nell'Oratorio di S. Giorgio effettuati nella prima metà dell'Ottocento, con alcune aggiunte rispetto a quelli già pubblicati. Dalla loro rilettura l'autore sottolinea l'esemplarietà del metodo utilizzato nell'intervento di Ernst Förster (1837), che segna una tappa importante del radicarsi a Padova di una nuova mentalità della conservazione delle pitture antiche. Su questa linea di rigoroso rispetto dei dipinti originali si atterrà Giovanni Battista Monici nel successivo restauro del 1844.
This article deals with the new expanded editions of the 19th century documents concerning the restoration of the frescoes in the Oratory of St. George. The author underlines and praises the method applied by Ernst Förster (1837), who helped to root a new idea in Padua about the preservation of old paintings. Giovanni Battista Monici kept to this rigorous respect for the originai paintings when he restored them again in 1844.
Lo studio muove da una rilettura della testimonianza di Michele Savonarola (anni '40 del XV secolo) sulla pittura padovana del Trecento, sottolineandone la novità nella storia della letteratura artistica. Si propone poi di mostrare come la concezione della pittura del Savonarola, fortemente connotata in senso intellettuale, e implicante un elevato prestigio anche sociale, risalga alla sua formazione in una cultura che è ancora quella della signoria carrarese, e trovi rispondenza nell'effettivo prestigio di cui la pittura aveva goduto a quell'epoca. Dopo aver esaminato il significato del "neogiottismo" del secondo Trecento dal punto di vista degli usi e dello status della pittura, si passano in rassegna i tratti che in età carrarese le conferivano la rilevanza ancora valida per Savonarola: l'intensità e l'estensione della pratica pittorica, la diramata articolazione della committenza che affida ai cicli pittorici la propria immagine, la complessità dei contenuti, che spesso presuppone l'apposito impegno di un inventor (nel caso della cappella di S. Giacomo, si propone di riconoscere questo ruolo a Lombardo della Seta). In particolare, ci si sofferma sui messaggi politico-dinastici e sui modi della loro visualizzazione, proponendo di interpretare le ultime storie nella cappella di S. Giacomo e quelle di Luca Belludi nella cappella dei Conti alla luce del "mito di fondazione" della signoria carrarese - la liberazione della città da un dominio straniero -, particolarmente attuale al momento della minaccia veneziana. La cappella Lupi, infatti, conteneva le spoglie di Pietro de' Rossi, "liberatore" della città, mentre Luca Belludi era passato alla storia della città come fiero censore di Ezzelino da Romano. In conclusione, si verifica come le novità figurative di età carrarese si siano prodotte in un contesto incline a quella valorizzazione "mentale" della pittura, di cui si sarebbe fatto interprete Savonarola.
This article starts from a re-interpretation of the history of the 14th century Paduan painting written by Michele Savonarola in the 1440s, emphasizing its novelty in the history of artistic literature. It also points out that Michele Savonarola developed his intellectual and socially prestigious idea of painting during the rule of the da Carrara family. After examining the development of painting under Giotto's influence in the second half of the 14th century, this article deals with those features which Savonarola considered peculiar of painting in the da Carrara age: the widespread pictorial activity, the various clients who commissioned pictorial cycles, the complexity of their contents, which often implied the work of an inventor - this role has been attribuited to Lombardo della Seta for St. James' Chapel. In particular, the author has dwelt upon the political and dynastic messages and on the ways of representing them, and has proposed to read the last stories of St. James in the Lupi Chapel and those about Luca Belludi in the Conti Chapel in the light of the ascent of the da Carrara family to power - the liberation of the town from the foreign rule - and of the impending of the Venetian menace. Moreover, in the Lupi Chapel the mortai remains of Pietro Rossi - the liberator of the town - were kept and Luca Belludi was known as Ezzelino da Romano's proud censor in the history of Padua. In conclusion, Michele Savonarola expressed the intellectual framework in which figurative arts developed during the rule of the da Carrara family.
L'articolo prende in considerazione una serie di documenti, per lo più spettanti alla seconda metà del Quattrocento e riguardanti la costruzione di cappelle e altari nella chiesa annessa al convento di S. Francesco di Conegliano dei Minori Conventuali. Il complesso, a partire dalla primitiva costruzione dell'inizio del XV secolo, si ingrandì e divenne un centro, relativamente alla presenza e alla dimensione delle diverse comunità religiose nella "quasi città", piuttosto importante, che ospitò religiosi illustri per dottrina e raccolse, all'interno della chiesa, una ricca serie di opere d'arte. Della costruzione oggi è rimasto solo un chiostro e mediante l'analisi dei documenti e di due disegni del XVII e XVIII secolo, si è cercato di ricostruire l'assetto interno della chiesa. Il tempio aveva una zona absidale articolata, forse con due cappelle a fianco della maggiore e lungo le navate, circa a metà della chiesa, erano stati ricavati altri due vani, oggetto di un culto particolare attraverso i secoli, dedicati a san Cristoforo e a sant'Antonio di Padova.
This article examines a series of documents - most of them dating back to the second half of the 15th century - concerning the construction of chapels and altars in the church adjoining to the convent of St. Francis in Conegliano, belonging to the Friars Minor Conventual. Starting from the early construction of the beginning of the 15th century, the complex was later on enlarged and became an important centre for the different religious communities living there. Famous religious men were given hospitality in this "quasi-city" and a rich series of works of art was collected in its church. Today, only a courtyard has remained of the old complex and, thanks to the documents and two drawings dating back to the 17th and 18th century respectively, also the interior arrangement of the church has been approximately reconstructed: in the apse, there may have been one chapel on each side of the main one and others along the aisles; two more chapels had been opened along the aisles and dedicated to St. Christopher and to St. Anthony of Padua.
I quattro Graduali cinquecenteschi oggetto di questo studio, commissionati dal francescano Rinaldo Graziani e conservati nella Biblioteca Comunale di Bagnacavallo, si presentano come un gruppo unitario di testi liturgici riccamente figurati e decorati. L'interesse che nel corso del tempo gli studiosi hanno riservato a questi codici si è risolto in sporadiche citazioni in cui ci si è limitati per lo più ad individuare genericamente il carattere bolognese delle miniature. Solo in anni recenti Ulrike Bauer-Eberhardt ha dedicato particolare attenzione ai corali, ribadendone l'appartenenza alla cultura figurativa felsinea ed individuando in Giovanni Battista Cavalletto e nel figlio Scipione gli autori rispettivamente delle miniature figurate e degli ornati. La proposta attributiva della studiosa, però, sembra quanto meno discutibile, tanto che si è ritenuto opportuno riprendere in considerazione il problema approfondendo l'indagine. Nella maniera di quello che è stato indicato come il maestro dei Graduali di Bagnacavallo - a nostro avviso responsabile, salvo una trascurabile eccezione, dell'intera realizzazione dei codici - si è potuto così individuare non solo una generica affinità con lo stile ben più sostenuto di Giovanni Battista Cavalletto, ma, soprattutto, una nuova componente, maggiormente legata alla precoce attività miniatoria del pittore Bartolomeo Ramenghi da Bagnacavallo, recentemente ipotizzata da Angelo Mazza. Rilevando una maggior vicinanza di gusto e di stile con opere datate entro la prima decade del Cinquecento, inoltre si è proposto di anticipare di qualche anno la data di esecuzione delle miniature rispetto a quella della donazione, che le carte dei codici attestano al 1518. Infine, si è ritenuto opportuno riservare un'attenzione particolare anche al ricco e fantasioso repertorio ornamentale, confrontato con quello di altri manoscritti bolognesi contemporanei, tra i quali i bellissimi Rotuli dello studio.
The four 16th-century Graduals examined in this article make up a unitary casus of richly illustrated and decorated liturgical texts, which were commissioned by the Franciscan Rinaldo Graziani and are now kept in the Public Library of Bagnacavallo. Till now, scholars have occasionally mentioned these manuscripts and have vaguely recognized their miniatures as the work of an artist from Bologna. Only recently, Ulrike Baur-Eberhardt has devoted her attention to these graduals and she has come to the conclusion that they are an example of figurative culture typical of Bologna. She has also ascribed their miniatures and their ornamentation to Giovanni Battista Cavalletto and his san Scipione respectively. But this attribution has seemed at least debatable; for this reason, the author of the article has taken the problem into consideration again and made a deeper investigation. The manner of the artist known as the master of the Graduals of Bagnacavallo - to whom the whole codes might be ascribed - shows not only some affinity with Giovanni Battista Cavalletto's style even though this is much more elevated - but, above all, a new element more deeply linked to the precious activity of the painter Bartolomeo Ramenghi from Bagnacavallo, as Angelo Mazza has recently assumed. These miniatures also show some correspondence of taste and style with works made within the first decade of the 16th century; for this reason we propose to anticipate the date of their realization in comparison with the date of their donation - i.e. 1518, as the codes attest. Besides, particular attention has been paid to their rich ornamentation and it has been compared with that of other contemporaiy manuscripts made in Bologna: among them, the beautiful Rotuli dello studio.
Con il diffondersi del calvinismo, la grande iconografia religiosa quasi scomparve nei Paesi Bassi. Ugualmente i soggetti sacri si perpetuarono nel Seicento, grazie a queste piccole tavole dipinte per uso devozionale privato.
Rembrandt ne fu un grande interprete e alla mano di un suo allievo è riconducibile l'autore del soggetto francescano. La suggestiva atmosfera chiaroscurata, il brano di natura morta, la fisionomia e l'espressione dei personaggi sono infatti ampliamente documentati nell'opera pittorica e grafica del maestro olandese, della fase giovanile di Leida (1630c.) e poco oltre il 1640. Al contrario l'esecuzione, minuta e levigata, e la luce, oggi offuscata dall'ossidazione delle vernici, rivelano un grado di raffinatezza consono allo stile di Gerrit Dou, il primo allievo di Rembrandt a Leida e caposcuola nella città dei cosiddetti "fijnschilders-pittori raffinati".
Relativamente all'iconografia, quella francescana è assai rara nella produzione artistica dei Paesi Bassi. In particolare il soggetto della tavola esposta - la Consolazione angelica, successivo al momento delle Stigmate - fu nel Seicento prerogativa dei pittori caravaggeschi.
After the spreading of Calvinism, great religious painting almost disappeared in Holland, whilst religious subjects cominued into the 17th c. thanks to small paintings used for private worship.
Rembrandt painted many of these and this painting was done by one of his students. The chiaroscuro atmosphere, the objects and the characters are to be found in the Dutch Painter's work in the period between 1630-1640. On the other hand, the smooth style of painting and the light are nearer to the refined style of Gerrit Dou, the first student of Rembrandt in Leids and the head teacher of the so called "fijnschilders-fine painters".
Franciscan subjects are rare in Dutch painting. The subject of this painting was much loved in the 17th c. by followers of Caravaggio.
Sono presentati tre nuovi pezzi artistici, acquisiti al patrimonio artistico e culturale della basilica del Santo: una piccola pisside in avorio di difficile datazione (che può oscillare dal XIV al XVII sec.); una campana bronzea firmata e datata "Magister Jacobus 1384"; uno stemma marmoreo con l'arma francescana del XVIII secolo.
The author presents three new pieces acquired and inventoried by the Basilica of St. Anthony. They are: an ivory pyx (13th-17th); a bronze bell (signed and dated "Magister Jacobus 1384"); a Franciscan emblem in marble (17th).
Dopo una sintetica esposizione sulla nascita e sulle caratteristiche del genere musicale dell'oratorio, il contributo si concentra sui libretti di oratorio che, in numero rilevante, riguardano la figura di sant'Antonio, in un arco di tempo che va dal 1680 al 1715. Oratori che erano stati prodotti dagli ordini francescani con l'intento di esaltare, secondo un genere esortatorio, la figura del santo. La forma dell'oratorio costituisce uno degli aspetti particolari del culto e della devozione antoniana, particolarmente sentita nel capoluogo lombardo, come è testimoniato dalla "Gazzetta di Milano" che dava notizia della loro rappresentazione.
The article opens with a brief description of the origin and of the peculiarities of the musical composition known as "oratorio" and then it deals with the numerous oratorio librettos written from 1680 to 1715, concerning St. Anthony's figure. These oratorios were written within the Franciscan Order with the intention of exalting this saint. The oratorio is one of the expressions of the Anthonian veneration and devotion, in particular in the chief town of Lombardia, where the newspaper "Gazzetta di Milano" spread the news of their performance.
Gli studi avviati nel 1980 per il 2° centenario della morte di Francescantonio Vallotti hanno segnato una ripresa di interesse sia per il musicista e le sue opere, sia per l'ambiente musicale della Cappella Antoniana di Padova, dove egli fu maestro per oltre 50 anni. La fervida attività di ricerca di p. Leonardo Frasson fu seguita e continuata nel tempo da numerosi studiosi che hanno gradatamente approfondito diversi settori di indagine: M. Lindley, L. Kantner, P. Revoltella, P. Barbieri. Sistematici studi d'archivio sui documenti della Veneranda Arca del Santo, soprattutto ad opera di J. Dalla Vecchia, L. Boscolo, M. Pietribiasi e M.C. Azzaro hanno inoltre reso disponibili tutti i dati relativi ai musicisti e all'organizzazione musicale della Cappella Antoniana nel Settecento e Ottocento. Ad essi si aggiungono i contributi relativi ad ambienti circostanti la Basilica, nei quali furono spesso presenti gli stessi musicisti. Completano questo aggiornamento bibliografico lo spoglio dei principali cataloghi tematici apparsi in questi ultimi vent'anni, delle edizioni e della discografia relative a Vallotti.
In 1980, on the occasion of the two hundredth anniversary of the death of Francescantonio Vallotti, f. Leonardo Frasson and later numerous other scholars starter to be interested both in this musician and his works and in the history of the Cappella Antoniana of Padua, where Francesco Vallotti had been the chapel-master for more than 50 years. J. Dalla Vecchia, L. Boscolo, M. Pietribiasi, M.C. Azzaro and other scholars have carried out research in the archives of the Veneranda Arca del Santo and they have collected any kind of information about the musical organization of the Cappella Antoniana and its musicians in the 18th-19th c. Other pieces of information have been gathered in places around the basilica. This bibliographic updating is completed by the list of the most important thematic catalogues published in the last twenty years, and of the editions and recordings on Vallotti.
Indagando sul tema iconografico e simbolico del cuore, l'autrice si sofferma sulla figura del vescovo padovano san Gregorio Barbarigo (1625-1697), ricordato nel terzo centenario della morte: l'analisi individua un ritorno frequente del termine, nella stessa predicazione del Barbarigo e in un uso successivo caricato di varie accezione simboliche, a partire dal caso concreto del cuore imbalsamato del santo vescovo donato al seminario diocesano di Padova. Occasione per individuare vari percorsi di reliquiari cuoriformi, di panegirici pronunciati in particolari occasioni che utilizzano, in un interessante intreccio, vari significati simbolici legati al tema del cuore.
The authoress investigates into the iconographic and symbolic importance of the heart and she lingers upon the figure of the Paduan bishop St. Gregorio Barbarigo (1625-1697), in the three-hundredth anniversary of his death. The authoress points out that the word heart occurs frequently even in Barbarigo's preaches and that it may also have various symbolic connotations, each one connected with a specific event: for example, she mentions the circumstance in which the embalmed heart of the bishop saint was donated to the diocesan seminary of Padua. This article gives the opportunity of investigating into the origin of heart-shaped reliquaries and of panegyrics in which, according to the occasion, the heart is given a different symbolic meaning.