Rivista XXXIX (1999) - fasc. 3
The chapel of San Giacomo in the Basilica of Saint Anthony in Padua is generally assumed to be a funerary and commemorative chantry for Bonifacio Lupi, one of the founders, his family and heirs. A newly-found quittance document of 18 December 1375, issued some time after the death of the Venetian sculptor Andriolo de' Santi, sheds light on the closing chapter of this fourteenth-century sculptor's career and the motive for the chapel. It records that Andriolo's heirs, represented by his son Giovanni, had received all that was due to the master and agreed not to demand more on pain of 100 gold ducats, for the works contracted by Bonifacio Lupi in the chapel. The document also confirms that Andriolo lived near the Basilica and was survived by his wife Eufemia, a son Giovanni and a daughter Lucia. It also settles a long-standing debate over the burial wishes of the patron Bonifacio Lupi. At this stage, Lupi had conceived of setting up only one tomb in the chapel; not for himself, but for his relatives on his mother's side, the Rossi family.
La cappella di San Giacomo nella Basilica di Sant'Antonio a Padova è generalmente ritenuta una cappella funeraria e commemorativa eretta per Bonifacio Lupi, il fondatore, la sua famiglia ed i suoi eredi. Un documento di quietanza datato 18 dicembre 1375, emesso qualche tempo dopo la morte dello scultore veneziano Andriolo de' Santi e recentemente ritrovato, getta luce sul capitolo finale della carriera di questo scultore trecentesco. Il documento registra che gli eredi di Andriolo, rappresentati da suo figlio Giovanni, avevano ricevuto tutto quanto era dovuto al maestro e concordavano di non chiedere di più, sotto pena di 100 ducati d'oro, per i lavori commissionati da Bonifacio Lupi nella cappella. Il documento conferma anche che Andriolo viveva vicino alla basilica di Sant'Antonio e che, alla sua morte, ivi lasciò la moglie Eufemia, il figlio Giovanni e la figlia Lucia. Infine, il documento accomoda una lunga polemica sulle volontà di sepoltura di Bonifacio Lupi: in questa fase dei lavori, il Lupi aveva concepito di sistemare solo una tomba nella cappella, non per sé, ma per i suoi parenti da parte di madre, la famiglia Rossi.
Facendo seguito all'articolo pubblicato nel precedente fascicolo de "Il Santo", l'autore continua qui la ricostruzione delle vicende conservative dell'oratorio di San Giorgio nel corso dell'Ottocento. Viene messo in luce l'apprezzamento che Pietro Selvatico e Giovanni Battista Cavalcaselle dimostrano per il restauro realizzato nel 1837 da Ernst Förster, considerato esemplare. Sono pubblicati i documenti conservati nell'Archivio della Veneranda Arca di Sant'Antonio che consentono di ricostruire nei dettagli le vicende dell'intervento compiuto tra 1871 e 1874 da Guglielmo Botti, prima, e da Antonio Bertolli, poi, dopo l'allontanamento del celebre restauratore pisano.
Following the article published in the preceding issue of "Il Santo", continues his chronology of the author the restoration works carried out in the Oratory of St. George during the 19th century. The article points out that Pietro Selvatico and Giovanni Battista Cavalcaselle appreciated the restoration executed by Ernst Förster in 1837. Here the author also lists the documents kept in the Archives of the Veneranda Arca del Santo. Those documents permit a full and detailed reconstruction of the various stages of the restoration executed from 1871 to 1874 by Guglielmo Botti and, after the departure of that famous Pisan restorer, by Antonio Bertolli.
L'articolo intende completare una ricerca i cui primi risultati erano stati presentati sul numero precedente di questa stessa rivista. Grazie allo spoglio dei documenti e alla valutazione di quanto è emerso in recenti lavori di restauro del complesso di San Francesco di Conegliano, gli autori hanno formulato un'ipotesi di ricostruzione della chiesa, distrutta nel 1812, annessa al complesso francescano. Il tempio ebbe due fasi di edificazione, la prima quattrocentesca e la seconda databile alla seconda metà del settecento. Quest'ultima è caratterizzata da un articolare ampliamento della parte absidale, probabilmente da mettere in relazione con il nuovo assetto che il concilio di Trento aveva decretato per lo svolgimento della liturgia. In seguito a tali indicazioni il coro venne posto non più, come fu consuetudine fino alla metà del Cinquecento, davanti all'altare, bensì dietro, seguendo l'andamento dell'abside.
This article is meant to complete a research project on St Francis' complex in Conegliano. The first result of this research were presented in the previous issue of this review. The authors have gone through documents, they have considered what carne out from recent restorations of that complex and they have assumed that the church - which was demolished in 1812 - had been built in two different stages: in the 15th century and in the second half of the 18th century, when the apse had been enlarged, probably in accordance with the new disposition decreed for the liturgy by the Council of Trento. Following that disposition, the choir had been set behind the altar no - longer in front of it, as had been usual until the middle of the 16th century - parallel to the curved line of the apse.
L'articolo presenta una ricerca sulla famiglia di origine di sant'Antonio, battezzato col nome di Fernando, basata su testi letterari relativi alla tradizione dei primi tre secoli (XIII-XV), dei tre successivi (XVI-metà XIX) e dell'epoca positivista che vagliò attentamente la genealogia del Santo. Egli risulta alla fine essere appartenuto alla famiglia dei Bulhões, famiglia lisbonese facente parte dell'aristocrazia cittadina, ma non di quella feudale, bensì di quella della burocrazia di corte.
This article presents research into St Anthony's family background. It is based on works dating back to the 13th - 15th centuries; on works dating from the following three centuries (16th c. - first half of the 19th c.); and on texts of the positivist period, when St Anthony's genealogy was carefully considered. It turns out that he was a member of the Bulhões family; they belonged to the aristocracy connected with the court bureaucracy of Lisbon - and not to che feudal aristocracy.
Lo studio è motivato da due testamenti della prima metà del secolo XIII, dove vengono citati i frati Minori di San Nicolò presso Riva del Garda (Trento). I due testi pongono una pietra miliare per la storia del movimento francescano nel Trentino e in generale per lo studio degli insediamenti dei Minori nel decennio successivo alla morte di Francesco. Fondazioni che molte volte sono espressione di un preciso volere politico e di una genuina pietà popolare.
This research was based on two wills dating back to the first half of the 13th century, in which the Friars Minor from San Nicolò near Riva del Garda (Trento) are mentioned. It follows that both texts are milestones in the history of the Franciscan movement in the Trentino and, more generally speaking, for the study of the Friars Minor's settlements in the decade following St Francis' death. Often, such settlements derived from specific political will from genuine popular devotion.
Questa nota e la seguente raccolgono le relazioni presentate durante l'incontro del 25 maggio 1999 - di cui si tratta più ampiamente nel Notiziario - tenuto in occasione dela presentazione del libro che raccoglie gli scritti del compianto Raimondo Callegari, "Scritti sull'arte padovana del Rinascimento" (Udine 1998), e della ricollocazione in Museo Antoniano della tarsia lignea restaurata in sua memoria.
This note and the following one are concerned with the conference held on 25th May 1999 (details will be found in the Notiziario) when the book "Scritti sull'arte padovana del Rinascimento" (Udine 1998), was presented to the public. This works is a collection of writings by the late lamented scholar Raimondo Callegari. On that occasion, on his memory a restored wooden tarsia was returned to public display in the Anthonian Museum.
Questa nota con la precedente presentano notizie storiche sulla tarsia "Prospettiva Urbana", facente parte di una serie, omogenea per soggetto e caratteri stilistici, di quattro pannelli, attribuiti a Pierantonio degli Abbati - ma in origine dati ai Canozi lendinaresi - e di cui non si conosce la destinazione originaria. E' presentata inoltre una particolareggiata relazione sullo stato di conservazione e sugli interventi tecnici eseguiti su uno dei pannelli ricollocato recentemente al Museo Antoniano.
This note and the preceding one are concerned with a wooden tarsia which belongs to a series of four panels representing "Urban Prospectives". Now they are ascribed to Pietantonio degli Abbati, but in the past they had been attribuited to the Canozi from Lendinara. We do not know their original destination yet. The author also presents a detailed report on the conditions and on the restoration of one of these panels, recently returned to public display in the Anthonian Museum.