Rivista XLVII (2007) - fascc. 1-2
L’articolo presenta un profilo biografico e un’analisi dell’opera di Luca Lettore da Padova, frate Minore vissuto nel convento di Sant’Antonio di Padova nella seconda metà del Duecento. Il suo nome è associato alla carica che ricoprì nella provincia minoritica della Marca Trevigiana. Egli deve essere distinto da altri due omonimi frati francescani: Luca socius di sant’Antonio di Padova (conosciuto come b. Luca Belludi), morto piuttosto anziano intorno al 1288, e Luca da Bitonto (Lucas Apulus), morto circa nel 1243. In effetti, nel corso dei secoli si è verificata una confusione, perché ad un certo punto sia i sermoni del Lettore sia quelli di Luca da Bitonto furono erroneamente attribuiti al Belludi. I due omonimi Lucas de Padua appartenevano comunque a due differenti generazioni; essi vissero contemporaneamente nel convento di Padova per qualche decennio. Le informazioni biografiche relative al Lettore sono scarse, e spesso è difficile distinguerlo dal socius del Santo nella documentazione dell’epoca. Sappiamo di sicuro che egli fu custode nel 1280, mentre non è certo che abbia ricoperto l’incarico di ministro provinciale negli anni 1281-84. Morì prima del 2 marzo 1287. A Luca Lettore è attribuita una raccolta di sermoni latini, conservata nel ms. 466 della Pontificia Biblioteca Antoniana di Padova. La collezione è divisa in due sezioni. Una prima contiene 136 sermones de tempore et de sanctis, una seconda presenta 11 sermoni ad status et de diversis. Si tratta di una raccolta di sermoni modello, pensata dunque come strumento di studio e di lavoro per i frati che si preparavano all’ufficio della predicazione. Tali sermoni presentano la struttura tipica del sermo modernus. Tra le molte fonti utilizzate dal Lettore si possono annoverare le Postillae di Ugo di St.-Cher e i sermones dominicales et festivi di Antonio di Padova. L’opera di Luca Lettore, dunque, come avviene per altri autori francescani del Duecento, attesta che i sermoni del Santo erano utilizzati come strumento didattico e di lavoro per la predicazione. In appendice, come contributo allo studio dell’opera dell’autore (che fu iniziato da p. Vergilio Gamboso con la pubblicazione di 12 sermoni), sono editi 6 sermoni di Luca Lettore: i sermoni per i santi dell’ordine dei Predicatori, san Domenico e san Pietro Martire da Verona, un sermo ad clerum et synodum ed uno ad magistros et scolares.
The paper introduces a biographical profile and an analysis of the work of Lucas lector of Padua, a minorite friar who lived in St. Anthony’s convent during the second half of the thirteenth century; he was a lector in the same convent belonging to the minorite province of Marca Trevigiana. He must be distinguished from two homonimous Franciscan friars: Luke, st. Anthony’s socius (known as b. Luke Belludi), who died very aged about 1288, and Luke of Bitonto (Lucas Apulus), who died about 1243. In facts, through the centuries a confusion has been taken place, because the sermons by Lucas lector and those by Lucas Apulus were erroneously attributed to Luke Belludi. Both Lucas de Padua, however, belonged to two different generations and were living at the same time in the paduan convent during a long period; the biographical information relating to Lucas lector are insufficient, and in the written records it is often difficult to distinguish him from Luke Belludi. He was custos in 1280, but it is not sure that he was minister provincialis in the years 1281-84. He died before March 2, 1287. A collection of latin sermons, which is conserved in the ms. 466 of the Pontificia Biblioteca Antoniana in Padua (Antoniana Library), is attributed to Luke. The collection is divided in two sections. In the first section we find 136 sermones de tempore et de sanctis, in the latter there are 11 sermones ad status et de diversis. This is really a collection of model sermons, and was gathered in order to provide aids to study and to work for friars who prepared themselves for the office of preacher. Such sermons are composed according to the typical structure of the sermo modernus. Lucas lector used sources like Hugh of St.-Cher’s Postillae and st. Anthony’s sermones dominicales et festivi. Luke’s sermons, therefore, as well as the sermons of other Franciscan authors of the thirteenth century, testify that the Anthony’s writtings were used as didactic and working aids. Six sermons of Luke Lector are published in the appendix: four sermons devoted to saints of Preachers’ order (saint Dominic and saint Peter Martyr), a sermo ad clerum et synodum and one ad magistros et scolares, thus adding new texts to the group of twelve sermons edited by Pather Vergilio Gamboso in 1969 and 1990.
Il contributo costituisce un completo riesame di tutte le fonti letterarie e documentarie antiche riguardanti frate Elia, messe in particolare evidenza e a confronto nel tentativo di risolvere alcuni aspetti cruciali della sua vita movimentata. Dal luogo di nascita: Assisi e non Cortona; al suo ruolo di ministro generale dell’Ordine già vivente san Francesco (1221-1227); al suo nuovo incarico come ministro generale e allasia destituzione (1232-1239); alla traumatica adesione all’imperatore Federico II (1239), questa, inserita in un panorama storico assai ampio. Fino al suo pentimento e all’assoluzione finale (1253), tanto desiderata sia dal papa che dall’Ordine francescano.
A deep new examination of all the ancient sources – literary and documentary – about frate Elia, compared in attempting to solve some crucial aspects of his stirring life. The birthplace: Assisi and not Cortona; his appointment like “ministro generale” of the Franciscan Order while S. Francis was still living (1221-1227); his second appointment and his removal (1232-1239); his traumatic support to the emperor Federico II (1239), considered from a huge historical point of view. Untill his repentance and the final absolution (1253), so much wished by both the Pope and the Franciscan Order.
Il saggio si propone di offrire nuovi spunti e riflessioni sul delicato aspetto delle fasi preparatorie del processo creativo-pittorico del maestro veronese Altichiero da Zevio, attivo a Padova presso il complesso del Santo a partire dal 1372. Partendo dai contributi dei recenti restauri si è proceduto con uno studio delle fonti artistiche in rapporto alla pellicola pittorica, ampliando la ricerca sulle pratiche di bottega e sui processi che portarono alla realizzazione definitiva dei due cicli decorativi della cappella di San Giacomo e dell’Oratorio di San Giorgio. Al termine dello studio emerge una evidente sperimentazione tecnica del maestro veronese, che traduce in linguaggio grafico le nuove scelte estetiche e di gusto dell’ambiente carrarese e i primi fermenti protoumanistici che nella corte patavina vanno manifestandosi.
The essay wants to offer new cues on the delicate aspect that concerns the preliminary phases of the pictorial creative process of Altichiero da Zevio, born in Verona and active in Padova at the Santo from 1372. The recent restorations and the study of the literary sources have allowed us to deepen our knowledge on the studio’s practises and on the processes that led to the final realization of the two decorative cycles presents in San Giacomo’s Chapel and in San Giorgio’s Oratory. At the end of the study comes out an evident technical experimentation done by Altichiero, who has translated the new aesthetic choices of the Carrarese surroundings and the first proto-humanistic unrests into a graphical language.
Nel 1642 l’architetto vicentino Antonio Pizzocaro, invero all’epoca registrato ancora in qualità di muraro, innalzava il nuovo oratorio della Concezione (opera perduta) a ridosso della chiesa francescana di San Lorenzo a Vicenza, in sostituzione di precedente chiesetta eretta nel 1325 per la confraternita omonima, assai prossima ai frati del convento. Alcuni documenti conservati nell’Archivio di Stato di Vicenza hanno consentito di precisare la cronologia dell’intervento (sino ad oggi sfocata dalla maggior parte della critica), che il dato documentale assegna con certezza al Pizzocaro. Il discorso si fa particolarmente significativo e interessante se messo in relazione con un’altra piccola chiesa a mio avviso di pochi anni più tarda, che, come cercherò di provare, ritengo, contrariamente al giudizio sin qui espresso dalla critica, sia pure ascrivibile al Pizzocaro. Si tratta della chiesetta annessa alla villa Piovene-Porto-Da Schio di Castelgomberto, eretta (così come la villa, benché questa fosse iniziata circa un decennio dopo e completata nel 1666) dai fratelli Agostino, Antonio e Giovanni Piovene (quest’ultimo canonico della Cattedrale), i quali – secondo suggeriscono i documenti – frequentavano la chiesa di San Lorenzo ove esisteva la sepoltura del padre Lelio e l’altare di famiglia da questi rinnovato qualche anno prima dell’avvio del sacello privato di Castelgomberto. Questo, del resto, presenta cospicue affinità morfologiche con l’oratorio della Concezione, attaccato a San Lorenzo, che cercherò di mettere in debita evidenza, anche attraverso alcune stampe del primo Ottocento che rivelano l’aspetto dell’oratorio prima che questo venisse trasformato in abitazione privata e poi distrutto ai primi del Novecento. Risulta accreditata, nella maniera che tenterò di chiarire, l’ipotesi di un contatto tra il Pizzocaro impegnato nel cantiere della Concezione e i fratelli Piovene, che del primo divennero i committenti per la rifabbrica del proprio sacello privato. Gli eventi che legano, pertanto, i due edifici e che li rendono comprensibili si intrecciano inevitabilmente a una serie di vicende storiche che vedono coinvolta, una volta ancora, la chiesa vicentina di San Lorenzo, della quale mi è parso significativo rimarcare, in questo contributo, il pregnante ruolo di tramite.
In 1642, Antonio Pizzocaro, the architect from Vicenza, who was at the time still registered as a muraro (= mason), built the new oratory of the Immaculate Conception (then lost) next to the Franciscan church of St. Lawrence in Vicenza, in substitution of a previous small church that had been raised in 1325 for the homonymous confraternity, that was in close relationship with the friars of the convent. The evidence for the chronological sequence of the building, which until now has been let vague by most of the critics, is given by some documents from the State Archive of Vicenza that prove the certain attribution to Pizzocaro. The question becomes more significant and interesting if related to another small church, that in my opinion was put up slightly later, and that, although in opposition to the critics so far, I am convinced is to be ascribed to Pizzocaro, as I am attempting to demonstrate in the present article. The chapel in question belongs to the villa Piovene-Porto-Da Schio in Castelgomberto and was raised, together with the villa (the second being started ten years later and finished in 1666), by the Piovene brothers Agostino, Antonio and Giovanni (the last one a canon in the Cathedral). According to the documents, the Piovenes attended the church of St. Lawrence, where their father Lelio had been buried and where he had renovated the family altar just a few years before the beginning of the works for their private small church in Castelgomberto. Besides, the chapel shows outstanding morphological resemblance with the oratory of the Conception annexed to St. Lawrence: resemblance that I will try to bring out also by means of some prints from the early ’800. On them the original look of the oratory is shown, before it was transformed into a private house and subsequently destroyed at the beginning of the XXth century. The hypothesis of a connection between Pizzocaro, who was working at the building of the oratory, and the Piovenes, who became his purchasers for the rebuilding of their private chapel, is borne out to new evidence in the present piece of writing. In conclusion, the events that link the two buildings and put them into a new perspective, are inevitably woven to a series of historical facts involving, once again, the church of St. Lawrence in Vicenza, which had the significant function of intermediary, as the article aims at pointing out.
La version des Sermons de saint Antoine en langue française se présente comme une nouveauté dans le domaine de la littérature religieuse, pas uniquement franciscaine, et la participation des Editions du Cerf de Paris à cette entreprise en souligne l’intérêt et en promeut la divulgation.
La contribution s’arrête au travail de traduction, important mais hautement qualifiant, grâce à la fréquentation assidue des rythmes latins, à la polysémie des significations, à la profusion des citations scripturaires, aux curiosités scientifiques ; insiste sur le parcours de la formation intellectuelle d’Antoine, offert en exemple aux lecteurs et aux annonciateurs de l’Ecriture de tous les temps ; et en souligne l’utilité pour tous dans de brefs accents synthétiques, dont l’intérêt se résume dans ce conseil d’Antoine: “La parole est vivante, si les œuvres parlent ”.
La versione dei Sermoni di S. Antonio in lingua francese si presenta come una novità nel campo della letteratura religiosa, non solo francescana, e la partecipazione delle Editions du Cerf di Parigi a questa impresa ne sottolinea l’interesse e ne promuove la divulgazione.
Il contributo si sofferma sul lavoro di traduzione, impegnativo ma altamente gratificante, per l’assidua frequentazione di ritmi latini, la polisemia dei sensi, la profusione delle citazioni scritturali, le curiosità scientifiche ; sul percorso formativo e intellettuale di Antonio offerto come esempio ai lettori e agli annunciatori della Scrittura di tutti i tempi ; e ne indica l’utilità individuale e pastorale in brevi accenti sintetici riassumendone l’interesse nel consiglio di Antonio : “La parola è vivente se parlano le opere”.
La figure de Saint Antoine (Lisbonne 1195 - Padoue 1231) a eu un très grand impact sur la piété populaire et est surtout célèbre pour cet aspect reconnu comme un phénomène particulier de l’anthropologie religieuse. Toutefois, il existe un autre Saint Antoine: un chanoine de Saint Augustin dont le nom est Fernando. Il est formé dans le monastère royal de Santa Cruz de Coimbra. En 1220, il l’abandonne pour embrasser la forme de vie franciscaine, expression du paupérisme évangélique de son temps. Après une période de recherche agitée, il trouve sa voie et devient, sur la demande expresse de Saint François d’Assise, un maître ayant pour charge de former les frères pour la prédication. Il est lui-même un grand prédicateur, comme cela est souvent affirmé dans les Sources Franciscaines, en France et en Italie. Sa prédication est dense d’images, avec une connaissance culturelle très riche, au fort accent pénitentiel, et s’inscrivait dans le programme d’un renouveau pastoral promu par le Concile Latran IV. Epuisé par la fatigue, il achève son existence terrestre dans la ville de Padoue le 13 juin 1231.
La figura di sant’Antonio (Lisbona 1195 - Padova 1231) ha avuto un grande impatto nella pietà popolare, al punto tale da costituire un fenomeno del tutto particolare nell’ambito dell’antropologia religiosa. Esiste tuttavia un «altro» sant’Antonio: canonico agostiniano di nome Fernadno, formatosi nella canonica reale di Santa Croce di Coimbra, capitale del Portogallo. Nel 1220 abbandona questo luogo per abbracciare la forma di vita francescana, espressione delle esigenze di pauperismo evangelico molto vivo in quel tempo. Dopo un periodo di inquieta ricerca, trova la sua strada, assumendo, per esplicito mandato di san Francesco, il compito di formare i frati della prima generazione francescana alla predicazione. Lui stesso grande predicatore, in Francia e in Italia, come vine ripetutamente ricordato nelle fonti francescane. I suoi sermoni testimoniano di una predicazione abbondante di immagini, con un ricco retroterra culturale, dal forte accento penitenziale: uno stile che rifletteva il programma di rinnovamento pastorale promosso dal concilio Lateranense IV. Consumato dalla fatica, chiudeva la sua esistenza terrena in un sobborgo della città di Padova il 13 giugno 1231.
Antoine de Padoue s’insère, avec ses Sermons, dans le phénomène courant à son époque, de l’actualisation de la Sainte Ecriture, à travers la prédication au peuple, pour la réforme de la société et de l’Eglise, dans la ligne tracée par le VIe Concile de Latran, et dans le cadre des nouveaux ordres mendiants. Son succès populaire est témoigné par les biographes et auréolé de légende, avec le sermon aux poissons et l’apparition de saint François au chapitre d’Arles. Mais les Sermons que nous avons entre nos mains constituent une somme de matériaux pour prédicateurs que plus que l’écho de la prédication populaire du Saint et sa composition, inspirée des modèles de haute teneur scientifique, lui a fait préférer des œuvres de nature et de contenus plus accessibles. Restent toutefois la valeur de ses paroles, la force des métaphores et la manière originale d’Antoine d’interpréter la vie et le monde à la lumière de la parole de Dieu, qui, la nouvelle traduction rend désormais accessible à notre langue et à notre culture.
Antonio di Padova si inserisce con i suoi Sermones nel fenomeno, corrente alla sua epoca, della attualizzazione della Sacra Scrittura, attraverso la predicazione al popolo, per la riforma della società e della chiesa, sulla linea tracciata dal IVo concilio lateranese, e in seno ai nuovi ordini mendicanti. Il successo popolare è testimoniato dai biografi e aureolato di legenda, con la predica ai pesci e l’apparizione di san Francesco al capitolo di Arles. Ma i Sermoni che abbiamo tra le mani costituiscono una somma di materiali per predicatori più che l’eco della predicazione popolare del Santo e la sua composizione, inspirata a modelli di alto livello scientifico, le ha fatto preferire opere di natura e contenuti più accessibili. Rimangono però il valore delle parole, la forza delle metafore e la maniera originale di Antonio di interpretare la vita e il mondo alla luce della parola di Dio, che la nuova traduzione rende ormai disponibili alla nostra lingua e alla nostra cultura.
Après avoir rappelé la différence entre l’Evangile de François d’Assise et la Bible d’Antoine, laquelle se situe entre l’exégèse monastique rurale et l’exégèse universitaire urbaine dont l’herméneutique sera explicitement développée con brio dans le proème du Breviloquium de Saint Bonaventure, après avoir analysé un exemplum de la manière antonienne dans son interprétation conjointe et surprenante de la lèpre et de la faim, la présente étude examine la complexité du sens tel qu’il ressort des variations du sermonnaire sur la quadriphonie biblique, mais aussi de l’usage des sciences naturelles qui sont enrôlées dans les rebondissements du sens, avant de suggérer l’importance de l’emploi constant du bestiaire pour travailler les couches les plus inaccessibles de l’esprit et de la vie des auditeurs aux fins de les toucher, de provoquer leur vigilance et la transformation de leurs existences - incluant le soin, voire la guérison des torpeurs spirituelles et morales, comme des traumatismes psychiques, des images cruelles, des sensibilités anesthésiées ou heurtées, voire des blessures plus abyssales.
Dopo di aver sottolineato la differenza tra il Vangelo di Francesco d’Assisi e la Bibbia di Antonio, che si colloca tra l’esegesi monastica rurale e l’esegesi universitaria urbana la cui ermeneutica sarà sviluppata esplicitamente con brio nel poema del Breviloquium di San Bonaventura; dopo di aver analizzato un esempio della maniera antoniana nella sua interpretazione congiunta e sorprendente della lebbra e della fame, il presente studio esamina la complessità di sensi come risulta dalle variazioni del sermonario sulla quadrifonia biblica (i quattro sensi), ma anche dall’uso delle scienze naturali che sono associate nei rimbalzi di senso, prima di suggerire l’importanza dell’uso costante del bestiario allo scopo di raggiungere gli strati più inaccessibili dello spirito e della vita degli uditori, per sensibilizzarli, e provocare la loro vigilanza e la trasformazione delle loro esistenze. Includendo la preoccupazione, meglio ancora la guarigione dai torpori spirituali e morali, nonché dei traumatismi psichici, delle immagini crudeli, delle sensibilità anestesiate o offese, o addirittura delle ferite più abissali.
Il miracolo della predica ai pesci di sant’Antonio è un tema ricorrente nell’iconografia dei miracoli del santo. Taciuto nelle prime biografie, l’episodio è riportato per la prima volta nella Legenda Rigaldina (1300 ca.), come un evento ricco di riferimenti simbolici sviluppando, nel parallelismo della predica agli uccelli di Francesco e la predica ai pesci di Antonio, il modello della conformitas tra il santo portoghese e il fondatore dell’Ordine. Il tema sarà ripreso nei racconti agiografici successivi del XIV secolo con particolare attenzione negli Actus beati Francisci, riportato in appendice.
È Antonio stesso, nei suoi sermoni, ad offrire una lettura simbolica degli uccelli e dei pesci: i primi rimandano all’uomo contemplativo, i secondi all’uomo attivo che percorre le vie del mare, cioè del mondo, per poter assistere il prossimo sofferente nelle sue necessità (Dom. Septuag., 21); e ancora: il pesce è Cristo stesso (Dom. Quinquag. II, 9) e il pescare raffigura la predicazione (In Pascha, 14,7).
Il contributo percorre le ricorrenze iconografiche della predica ai pesci. Per il Trecento nella vetrata della cappella di Sant’Antonio nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco d’Assisi; per il Quattrocento in un incunabolo veneziano e in un interessante ripresa del tema del pesce in un affresco nell’andito della chiesa del monastero di Santa Chiara di Bressanone e in una pala di provenienza tirolese conservata nel Museo di Belle Arti di Budapest, giungendo fino al Cinquecento con l’affresco attribuito a Girolamo Tessari “del Santo” nella basilica antoniana di Padova. Particolare attenzione, per vari significati che assume, viene data alla tavola di Paolo Caliari, detto il Veronese, La predica di sant’Antonio ai pesci ora nella Galleria Borghese di Roma.
The miracle of St. Anthony’s sermon to the fishes is a recurrent subject within the iconography of his miracles. Ignored in his first biographies, it was quoted for the first time by the Legenda Rigaldina (about 1300), like an event full of symbolic references. Drawing a parallel between Francis’ sermon to the birds and Anthony’s sermon to the fishes, it develops the pattern of conformitas between Francis and the portuguese saint. Hagiographic tales after 14th. century will refer to that theme, in particular the Actus beati Francisci presented in the Appendix.
Anthony himself gives a symbolic interpretation of birds and fishes: the first refer to the contemplative man, the seconds to the active man who runs trough the routes of the sea, i.e. of the world, to help the needy people (Dom. Septuag., 21); and further: the fish is Crist himself (Dom. Quinquag. II, 9) and to fish means to preach (In Pascha, 14,7)
Iconographic recurrences of the sermon to the fishes are quoted. In the 14th. century the stained glass window of the St. Anthony’s Chapel in the downer church of Assisi’s Basilica of St. Francis. In the 15th. century a venetian incunabulum; an interesting sample of the subject of fishes in a fresco of the monastery’s church of St. Chiara (Bressanone) and a tyrolese altarpiece of Budapest’s Museum of Fine Arts. In the 16th. century a fresco ascribed to Girolamo Tessari “del Santo” in St. Anthony’s Basilica of Padua. A particular attenction is paied to a painting of Paolo Caliari “il Veronese”: St. Anthony’s sermon to the fishes, now in Rome’s Galleria Borghese.
L’Autore compie una ampia disamina della edizione del secondo volume (La prima agiografia francescana), de “La Letteratura francescana, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondatori Editore, Milano, 2005, curati da Claudio Leonardi. Si sofferma su alcuni aspetti della traduzione proponendo soluzioni diverse; sull’ampio commento ai testi curati da Daniele Solvi; ampio spazio dedica alle Introduzioni di Claudio Leonardi, discutendo quanto da lui proposto. Pur non trovandosi sempre in sintonia, soprattutto nell’interpretazione della chiave di lettura mistica interpretativa della vicenda biografica del Santo di Assisi e sulla possibilità di utilizzare l’agiografia come fonte storiografica, l’Autore della Nota riconosce l’utilità costituita da tale edizione, sia per un pubblico fuori dagli usuali circuiti francescani, sia come ulteriore voce nella sinfonia del dibattito sulla figura di san Francesco.
Deep examination of the edition of the firts two volumes (La prima agiografia francescana), edited by Claudio Leonardi. It deals with some aspects of the translation proposing different solutions and with the deep comment to the texts edited by Daniele Solvi. A big attention is paied to Claudio Leonardi’s Introductions, discussing his main propositions. Althought the author not always agrees, in particular with the mystic interpretation of the biography of St. Francis and with the right to use hagiography like a storiographic source, he acknowledges the usefulness of this edition for readers out of usual franciscan circles and because it’s a further voice in the discussion about the icon of St. Francis.
Un codice miscellaneo degli inizi del secolo XIV conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli (XIII.C.98) contenente diciotto laude di Iacopone da Todi, molto noto agli studiosi del frate poeta e ritenuto fino ad ora di area maceratese, secondo l’Autore proverrebbe invece dalla Biblioteca del Sacro Convento di Assisi. Considerando che anche un altro codice, ora alla Biblioteca Angelica di Roma (n. 2216) dello stesso periodo, ha una identica provenienza, l’Autore ipotizza il Sacro Convento di Assisi quale centro primitivo di raccolta e diffusione delle laude iacoponiche.
Miscellaneous code of the beginning of XIV century, owned by the National Library of Naples (XIII.C.98). It includes 18 laude of Jacopone da Todi and it’s well known to the scholars of this poet-monk. Considered till now from the Macerata context,?on the contrary it could come from Assisi’s Library of the Sacro Convento. Consedering that another code of the same period, now in the Library Angelica of Roma (n. 2216), comes from the same city, it is supposed that the Assisi’s Sacro Convento had represented the first centre of collection and diffusion of laude iacoponiche.