Rivista XLVI (2006) - fasc. 3
L’articolo analizza il "Testo IX", uno dei sermoni trasmessi negli ultimi tre fascicoli del ms. 720 della Biblioteca Antoniana di Padova, importante testimone dei Sermones dominicales e Festiui di Antonio (+ 1231). I sermoni e frammenti contenuti in questa parte del manoscritto sono stati pubblicati con il titolo di "Miscellanea del codice del tesoro". Nel Testo IX si trova una presentazione dei sensi della Scrittura, arricchita con osservazioni etimologiche sull’origine dei termini historia, allegoria, tropologia e anagoge. Accanto alle fonti di ciascuna definizione, individuate dagli editori della Miscellanea, è possibile indicare in una delle voci intitolate Sacra scriptura, presenti nelle Distinctiones "Abel" di Pietro Cantore (+ 1197), una fonte per l’intero passaggio. Questa circostanza suggerisce un confronto di questo sermone, nonché di tutta la Miscellanea, con le opere teologiche e gli strumenti per predicatori composti dai teologi secolari di Parigi della seconda metà del XII secolo, in primo luogo Pietro Cantore e Stefano Langton (+ 1228 come arcivescovo di Canterbury). Il confronto ci permette di identificare nei due gruppi di testi numerosi parallelismi, di riconoscere una certa ispirazione comune (ad esempio nell’enfasi posta sui doveri del predicatore e sull’importanza del sacramento della penitenza) e perfino di cogliere delle somiglianze nell’atteggiamento religioso fondamentale dei loro autori. L’articolo si chiude sottolineando l’importanza della teologia dei maestri secolari del tardo XII secolo e del primo trentennio del XIII, anche per comprendere le caratteristiche della predicazione mendicante delle origini. I maestri secolari, infatti, delinearono un ampio progetto di riforma della Chiesa - che ispirò in parte l’azione dei primi mendicanti - e crearono anche una serie di strumenti di lavoro per predicatori che mediavano i contenuti elaborati nelle scuole teologiche al clero impegnato nell’azione pastorale. Lo studio di questa letteratura ancora poco conosciuta permetterebbe di comprendere meglio come i primi mendicanti costruivano i loro sermoni, nonché di cogliere i tratti della spiritualità che essi trovavano nella teologia contemporanea.
The paper analyses one of the sermons ("Text IX") contained in the last three quires of MS 720 of the Biblioteca Antoniana in Padua, one of the most important witnesses of the Sermones dominicales and Festiui of St. Anthony (d. 1231). The sermons and fragments of this part of the MS have been published as a "Miscellanea del codice del tesoro". In Sermon IX a subdivision of the senses of the Scripture is found, enriched with etymological observations about the words "history", "allegory", "tropology", and "anagogy". Besides the sources of each definition, indicated by the editors, a source for the whole passage can be found, namely one of the "Sacra Scriptura" entries from Peter the Chanter’s (d. 1197) Distinctiones "Abel". This suggests a comparison of this sermon, as well as the whole of this miscellaneous collection, with the theological works and the tools for preachers prepared by the secular masters in Paris, chiefly Peter the Chanter and Stephen Langton (d. 1228 as archbishop of Canterbury). The comparison allows us to identify several parallel texts, and also to recognise a certain similarity in inspiration (concerning e.g. the duties of the preacher or the importance of the sacrament of penitence), and even a common fundamental religious attitude in both groups of texts. The paper concludes by underlining the importance of the theology of the secular masters of the late 12th and early 13th centuries, in order to understand the attitude of early mendicant preaching. These masters, in fact, outlined a wide-ranging project of reform of the Church, which in part inspired the action of early mendicants, and they also provided a set of practical tools to facilitate preachers. Taking this kind of rather neglected literature into account, we can better understand how the sermons of such early mendicant preachers were constructed, and also recognise the kind of spirituality they found in contemporary theology.
Negli affreschi dell’Oratorio di San Giorgio a Padova, completati nel 1384, Altichiero fece numerose allusioni agli affreschi padovani della Cappella di Giotto all’Arena, terminati attorno al 1305. Questo lavoro discute il modo in cui Altichiero abbia usato la gravità e la leggerezza, espressivamente e simbolicamente alla maniera di Giotto e l’interesse per la gravità che si ritrova durante il tredicesimo e quattordicesimo secolo negli scritti di Jordanus Nemorarius (talvolta identificato con Jordanus Saxo, che morì nel 1237), Bonaventura, Riccardo di Middleton, Ruggero Bacone, Giovanni Buridan (ca. 1295 - ca. 1358), Alberto di Sassonia (ca. 1316 - 1390) e Guglielmo di Ockham (ca. 1285-1347). Mentre è possibile che Giotto e Altichiero conoscessero attraverso intermediari le ricerche scientifiche sulla gravità e gli scritti di questi autori su di esse, è più probabile che fossero stati ispirati dal pensiero di un altro autore italiano, Dante Alighieri che usò espressivamente e simbolicamente la gravità e la leggerezza nella Divina Commedia. L’articolo esplora l’immaginario di Dante riguardo questi concetti suggerendo come entrambi i pittori possano essersi ispirati alla Commedia nel dipingere le loro opere.
In his frescoes in the Oratory of St. George in Padua, completed in 1384, Altichiero made several allusions to the Paduan frescoes by Giotto in the Arena Chapel, completed in about 1305. This paper argues that Altichiero uses gravity and levity both expressively and symbolically in ways similar to Giotto. It then traces the interest in gravity in the thirteenth and fourteenth century in the writings of Jordanus Nemorarius (sometimes identified with Jordanus Saxo, who died in 1237), Bonaventura, Richard of Middleton, Roger Bacon, Jean Buridan (c. 1295-c. 1358), Albert of Saxony (c. 1316-1390) and William of Ockham (c. 1285-1347). While it is possible that Giotto and Altichiero were familiar with the scientific investigations of gravity conducted and written about by these men through intermediaries, it is more likely their interest was inspired by another thinker, also an Italian, namely Dante Alighieri. Dante likewise uses levity and gravity both symbolically and expressively in the Divine Comedy. This paper explores Dante’s imagery with regard to these concepts and suggests that both painters may have been inspired by his poem in creating their paintings.
Il saggio, partendo dalla riflessione teorica che nell’Ottocento animava la cultura del restauro europeo, analizza il pensiero di Camillo Boito, il quale, a partire dall’ultimo quarto del XIX secolo, definisce una nuova teoria, espressione di un complesso e attento equilibrio delle tendenze viste precedentemente fronteggiarsi e che costituisce il manifesto del restauro filologico. E’ poi ripercorsa l’attività dell’architetto romano nella basilica antoniana per il settimo centenario di Sant’Antonio - dove interviene con opere di architettura nuova e di restauro. Dall’intervento sull’altare maggiore, - considerato, da sempre, dalla storiografia come un’opera di restauro, l’autore, attraverso un’analisi attenta delle relazioni e degli scritti del Boito, lo definisce, viceversa, un vero intervento di nuova architettura - si passa alle attività proprie della conservazione, dove a un Boito ancora condizionato dal pensiero stilistico, si affianca il Boito restauratore attento e rispettoso del monumento, inteso quale documento portatore di una testimonianza storica, di arte e di civiltà.
Starting from the theoretical reflection of the European culture of restoration, this essay analyses Camillo Boito’s thinking who defined a new theory in the last quarter of the XIX century, as an expression of a complex and exact balance of tendencies which had been existing until the time and that are the roots of the roman architect’s action in the "Basilica antoniana" on the 7th centenary of St. Anthony’s birth, with new and restored architectural works. The architect starts by working on the "altare maggiore", which had always been considered from history as a work at restoration, however the author defines it thanks to a complex analysis of the relationships and Boito’s writings a true work of new architecture. Then, he goes on to the true activities of conservation, where Boito’s two faces are visible: the old Boito, conditioned by a stylistic thinking and the new one, a meticulous restorer working respectfully on the monument.
The monument, which is intended as a document, the keeper of a historical witness, of art and civilisation.
In un catalogo di manoscritti è indispensabile che i contenuti siano espressi in una forma normalizzata e che consenta in maniera efficace il recupero delle informazioni. E’ partendo da queste considerazioni che si è analizzato il catalogo della Biblioteca di San Francesco Grande di Padova, realizzato con cura da Martina Pantarotto. Si tratta di un catalogo speciale nel quale alla descrizione dei codici un tempo conservati nella biblioteca osservante si accosta l’edizione degli inventari antichi della biblioteca stessa, circostanza che consente di valutare anche l’evoluzione della fisionomia di questa importante raccolta libraria.
In a catalogue of manuscripts it is essential that the contents are expressed in a normalised form which may allow to retrieve the information in an effective way. It is starting from this consideration that the catalogue of the Biblioteca di San Francesco Grande (Library of Saint Francis the Great) in Padova was analysed, a catalogue carefully drawn up by Martina Pantarotto. It is a special catalogue where the description of the codes once kept in the observant library is matched to the antique inventory edition of the same library, an instance which allows the evaluation of the evolution of the features of this important books collection.
L’articolo rappresenta un piccolo corollario al volume M. Pantarotto, La Biblioteca manoscritta del convento di S. Francesco Grande di Padova, Padova, 2003. Rivolge l’attenzione ad aspetti che nel suddetto studio erano rimasti in secondo piano. Offre pertanto una valutazione degli inventari (tutti moderni) della biblioteca, in considerazione di quanto in essi è presente, ma anche assente (per esempio tutti i volumi liturgici). In diacronia, il confronto dei tre inventari permette di delineare la metamorfosi della biblioteca attraverso i secoli. Altro tema trattato è quello delle modalità di acquisizione dei manoscritti: eredità di precedenti istituzioni religiose, lasciti testamentari, acquisti sul mercato librario e produzione interna. Quest’ultimo punto viene messo in relazione all’attività didattica della scuola del convento. Infine a brevi linee vengono tracciati i caratteri del fondo manoscritto, in relazione alle tipologie testuali e librarie presenti nella biblioteca.
This article is a follow up of M. Pantarotto (La Biblioteca manoscritta del convento di S. Francesco Grande di Padova), The manuscript Library of S. Francesco’s Convent of Padua, published at 2003. It develops some topics which were left in the book at a preliminary stage. First of all the library modern inventories are analyzed, with a particular care to present and missing books, like liturgy volumes. In an historical perspective, the comparison of the three inventories describes the library metamorphosis century after century, and the way it was enriched of manuscripts: heredity from previous existing religious institutions, testamentary gifts, purchases in the book market and internal production. In fact there has been probably didactic production from the convent school. Lastly there is a brief description of the features of the library collection, with reference to the textual and materials typologies.
Presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena funziona dal 2003 il primo esempio di catalogo aperto di manoscritti. La sua struttura è costituita da quattro sezioni (progetto, testi, manoscritti, forum), grazie alle quali gli utenti possono accedere a tutta una serie di contributi editi e inediti sui codici della biblioteca, consultare le immagini digitalizzate, le descrizioni e la bibliografia dei manoscritti, comunicare, dopo essersi registrati, con chiunque sia interessato allo studio e alla valorizzazione del fondo Malatestiano. La qualità e il numero dei codici, nonché la disponibilità di inventari antichi e cataloghi recenti, consentono di progettare l’adozione di un analogo strumento per la Biblioteca Antoniana.
Since 2003 the Malatestiana Library in Cesena has been using the first example of an open catalogue of manuscripts. Its structure consists of four sections (project, texts, manuscripts, forum), which allow users to read many published or unpublished texts about the Library’s codices and look at the digitized images, descriptions and bibliography of manuscripts. Registered users can also exchange opinions about the study and promotion of the Cesena codices. A similar tool may be adopted by the Antoniana Library due to the quality and number of manuscripts, along with the availability of old inventories and recent catalogues.
Nel gennaio del 1902 il saggio di decorazione compiuto da Achille Casanova nella basilica del Santo ottenne l’approvazione da parte della commissione tecnica. La notizia del felice esito giunse subito a Bologna, dove amici e colleghi vollero festeggiare l’evento con un banchetto in onore di Alfredo Rubbiani, dell’architetto Edoardo Collamarini e dello stesso Casanova. Nel corso della serata, svoltasi il 4 febbraio, fu letto un telegramma di D’Annunzio mentre il giovane Carlo Zangarini, futuro librettista pucciniano, declamò una sua poesia appositamente scritta per rendere omaggio all’amico pittore.
In January 1902 the decorative text by Achille Casanova in the basilica of the Saint obtained the approval of the technical commission. The news of such happy outcome reached Bologna immediately, where friends and colleagues celebrated the event with a banquet in honour of Alfredo Rubbiani, of the architect Edoardo Collamarini and of the same Casanova. During the night, the 4th of February, a telegram sent by D’Annunzio was read while the young Carlo Zangarini, who was to become a Puccinian librettist, recited one of his poems purposely written to homage his painter friend.
La storia del francescanesimo è ricca, ma, allo stesso tempo, drammatica e piena di contrasti. Francesco d’Assisi ci lascia un’eredità non riconducibile ad un unico modo di vita né si può circoscrivere in strutture uniformi; egli è stato il garante della pluralità di pensiero e varietà d’atteggiamenti evangelici nel rispetto della convivenza personale e interculturale. Il carisma francescano ha una "identità molteplice" con diverse letture, interpretazioni ed espressioni, perché sorge dal dialogo e confronto con ogni uomo e donna nella sua concreta situazione storica, politica, culturale e religiosa, senza escludere la tensione e la lotta all’interno della propria istituzione minoritica. Nei primi tre secoli di storia francescana la logica del potere civile è così penetrata nella mentalità degli uomini di Chiesa e anche dei frati (nei loro diversi orientamenti: conventuali, spirituali, osservanti, cappuccini...), che sono stati travolti dall’uniformità, monocultura e intolleranza con la conseguente frammentazione e divisione dell’Ordine. Così, la semplicità, povertà, umiltà e fraternità originaria è rimasta in un piano inferiore. Oggi, dinanzi al sistema globalizzato e neo-liberale, che costringe alla povertà, esclusione e migrazione, specialmente al sud del mondo, la storia francescana ci interpella a ritornare alle origini: alla vera minorità, al dialogo sincero "ad intra" (tra le diverse proposte del carisma) e "ad extra" (tra le culture e le religioni), alla profezia evangelica, ed a mettere sempre al centro la logica del dono e della gratuità e non quella del potere e dell’individualismo.
The history of Franciscanism is rich, yet dramatic and full of contrasts. Francis of Assisi leaves behind a heredity which cannot be traced back to a single style of life nor can it be limited to uniform structures; he was the guarantor of the plurality of thought and variety of evangelical attitudes towards personal and intercultural cohabitation. The Franciscan charisma has "multiple identities" with various interpretations, as it arises from the dialog and comparison of every man and woman in their real historical, political cultural and religious situation, without excluding the tension and fight within their own Minorite institution. During the first three centuries of Franciscan history, the logic of the civil power penetrated in depth in the mentality of the men of the Church and in that of the friars (in their most diverse orientations: conventual, spiritual, observant, capucine...), whom were swept away by uniformity, mono-culture and intolerance with the subsequent fragmentation and division of the Order. In this way, the original simplicity, poverty, humbleness and fraternity remained at a lower level. Today, facing a globalised and neo-liberal system, which forces poverty, exclusion and migration, especially in the South of the world, the Franciscan history summons us to return to the origins: to the true Minorite, to the sincere "ad intra" dialogue (between the various suggestions of the charisma) and "ad extra" (between cultures and religions), to the evangelical prophecy, and to focus on the logic of the gift and gratuity and not on that of power and individualism.
L’autore interviene sul testo di Felice Accrocca, Viveva ad Assisi un uomo di nome Francesco (Padova 2005). Pur dichiarandosi sostanzialmente d’accordo sull’impianto della proposta del testo, presenta alcune osservazioni critiche relative al significato tecnico di alcuni termini e alla datazione del Sacrum commercium.
The author intervenes in the text by Felice Accrocca, Viveva ad Assisi un uomo di nome Francesco (There lived in Assisi a man named Francis, Padova 2005). Although substantially in agreement with the structure of the text, it presents some critical observations on the technical meaning of certain terms and the dating of the Sacrum commercium
Viene presentata la prospettiva storiografica e teoretica di padre Orlando Todisco, che soprattutto nel suo ultimo volume ha intrapreso una decostruzione della storia della filosofia europea al fine di riproporre quei sentieri filosofici (tracciati dai tre principali maestri francescani medievali) che, abbandonati durante l’età moderna, possono ora aiutare la filosofia cristiana a raccogliere le istanze legittime della modernità e della post-modernità, evitandone al contempo gli esiti nichilistici e secolaristici. In particolare, Todisco individua l’essenziale del pensiero francescano nel primato del bene, a partire dall’ammirazione di Francesco per l’«onnipotente e bon Signore» e secondo tre linee diverse in Bonaventura, Scoto e Occam; in base a tale primato, propone di sviluppare oggi una filosofia per la quale l’essere sia dono, e il pensare sia davvero ringraziare. La sua tesi centrale è che «il vero è vero se rivestimento, provvisorio e funzionale del bene, e il bene è bene se gratuito»; di fronte all’eccedenza di bene che è la gratuità, occorre una risposta che è l’eccesso mentale e la coniugazione o inclusione universale, quale antidoto alla violenza a cui sembra oggi destinato l’Occidente.
The work presents the historiographic and theoretical perspective of father Orlando Todisco, whom in his last volume set out to deconstruct the history of the European philosophy with the aim of re-proposing those philosophical paths (traced by the three main medieval Franciscan masters) which, abandoned during modern day, may now help the Christian philosophy in collecting the legitimate instances of modernity and post-modernity, avoiding at the same time the nihilistic and secularistic outcomes. In particular, Todisco identifies Francis’ essential thoughts on the pre-eminence of good, starting from Francis’ admiration for the "omnipotent, good Lord" and according to the three different lines set by Bonaventura, Scoto and Occam; based on such primacy, Todisco suggests to develop today a philosophy in which being is the real gift and thought the thanksgiving. His central thesis is that "the truth is true if acting as temporary and functional coating of the good, and the good is good if it is gratuitous"; when facing an excess of good which is gratuitousness, we need an answer which is mental excess and the universal conjugation or inclusion, as an antidote to violence to which the Western world seems to be destined.