Rivista XLI (2001) - fascc. 2-3

Studi e Testi
Sedda Filippo
pp. 215-300
La malavventura di frate Elia. Un percorso attraverso le fonti biografiche
II.01.23.01

Lo studio prende in esame la vicenda di frate Elia, soffermandosi sulle fonti agiografiche. L'analisi sistematica di tutte le pericopi in cui è presente Elia e la comparazione di esse con un approccio sincronico e diacronico permette di rivedere a partire dalle sue origini l'evoluzione dell'immagine di frate Elia. Attraverso la "malavventura" di Elia si è risaliti alla sua vicenda storica scevra di alcuni luoghi comuni. Il risultato della ricerca infatti rivaluta l'immagine del ministro su cui si era sedimentata, nel corso dei secoli, una pesante eredità a causa di una vera e propria "damnatio memoriae". Si dimostra che Elia era parte integrante del gruppo umbro dei primi compagni di Francesco. Lo studio apre nuove prospettive anche nell'ambito della "questione francescana".

The study examines the story of Friar Elia, and in particular it looks at the hagiographic sources. The systematic analysis of all the passages in which Friar Elia is present and the comparison of these with a synchronous and diachronous approach allows us to re-examine the evolution of the image of Friar Elia from its origins. Through the "misadventures" of Elia, his history has come to light in more than merely stereotypical form. The results of the research re-evaluate the person of the Minister, which, over the course of the centuries, had acquired a weighty legacy due to a true "damnatio memoriae". It demonstrates that Elia was an integral part of the Umbrian group of the first companions of St. Francis. The research opens new prospectives even in the area of the "Franciscan question".

Italiano
Chavero Blanco Francisco
pp. 301-343
“Tunc apparebit signum”. El sermo IV de sancto Francisco y la teologia de san Buenaventura
II.01.23.02

El autor continúa en estas paginas un estudio ya iniciado sobre los sermones bonaventurianos "de sancto Francisco". En el estudio sigue el orden cronológico de los mismos. El sermón IV diseña una imagen teológica de san Francisco desde una reflexión teológica sobre la cruz, que ha iluminado toda la vida de Francisco y cuyas señales han quedado marcadas en su cuerpo, como la confirmación de su vida evangélica. Son la bula que Cristo Pontífice firma en la carne de Francisco. El autor examina brevemente algunas de las interpretaciones que se han hecho sobre la significación de la misión evangélica de Francisco, afirmando la ausencia de bases en este sermón y en su contexto teológico para interpetar este misión desde una perspectiva milenarista. La significación escatológica de Francisco está en los límites de la escatología franciscana tradicional: la renovación de la vida evangélica en la Iglesia.

In these pages the author continues the ongoing study of the St. Bonaventure sermons "of St. Francis". In this study they are presented in chronological order. Sermon IV paints a theological picture of St. Francis from a theological meditation on the Cross, which illuminated Francis' entire life and which had left its signs on his body, as a confirmation of his evangelic life. They are the seal with which Christ marks the flesh of Francis. The author briefly examines some of the interpretations of the meaning of the evangelical mission of Francis, affirming that there is a lack of foundation in this sermon and in its theological context to be able to interpret this mission from a millennarist perspective. The eschatological meaning of Francis is within the limits of traditional Franciscan eschatology: the renewal of evangelic life in the Church.

Spagnolo
Carlesso Giuliana
pp. 345-394
Le Istorie romane del ms. 47, scaff. II, della Biblioteca Antoniana di Padova e I Fatti di Cesare nel Veneto
II.01.23.03

Si danno notizie sui "Fatti di Cesare" (redazione breve pubblicata dal Banchi nel 1863 della traduzione ampia de "Li Fet des Romains cornpilés ensemble de Saluste, de Suetoine et de Lucan") venetizzati del ms. Padova, Biblioteca Antoniana, 47 scaff. II, inizi XV secolo, che ha i tratti distintivi del ramo Ba2, con inserimento della "Prima Catilinaria" nel volgarizzamento attribuito a Brunetto Latini tra i capp. XI e XII del "Libro primo di Sallustio" e caratteristiche varianti. Si indicano pure gli aspetti linguistici.
Si dimostra in seguito che il testo venetizzato dei "Fatti di Cesare" riportato nel ms. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. 4793 (It. Z. 18) è rimaneggiato e variamente interpolato e se ne danno cenni dal punto di vista linguistico.
Si esaminano poi brevemente i frammenti del ms. 4314 della Biblioteca Casanatense di Roma e il "Cesariano" a stampa e il "Libro dicto Cesariano" del ms. Landau Finaly 3 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

The Venetian Language version of "Fatti di Cesare" (a short publication edited by Banchi in 1863 from the lengthy translation of "Li Fet des Rornains compilés ensemble de Saluste, de Suetoine et de Lucan") is mentioned in the ms. Padova, Biblioteca Antoniana, 47 scaff. II, beginning of the XV century, which has the distinctive characteristics of branch Ba2, and which can be inserted in the vernacular version of the first "Catilinaria" attributed to Brunetto Latini between chap. XI e XII of the First "Libro di Sallustio" and its various characteristics. The linguistic aspects are also dealt with.
The Venetian Language text of "Fatti di Cesare" reported in the ms. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. 4793 (It. Z. 18), is thus shown to have been reworked and interpolated in various ways, and this is pointed out in its use of language.
The fragments of ms. 4314 in the Casanatense Library in Roma along with the printed version of "Cesariano" and the "Libro dicto Cesariano" of the ms. Landau Finaly 3 in the Biblioteca Nazionale Centrale in Florence are briefly examined.

Italiano
Castellani Francesca
pp. 395-453
Per un profilo di Achille Casanova, decoratore, “pittore e poeta” al passaggio del secolo (1861-1948)
II.01.23.04

La figura di Achille Casanova - cui spettano gli affreschi nell'abside della basilica di Sant'Antonio a Padova, già oggetto di uno studio dell'autrice - viene ricostruita a partire dallla prima formazione, significativamente compiuta in ambito artigianale, fino ai successi ottenuti al fianco di Alfonso Rubbiani e dei compagni dell'"Aemilia Ars" alle esposizioni internazionali di Torino (1902) e Venezia (1903), analizzandone in particolare l'impegno nel campo della decorazione sacra e profana. Personalità di spicco nel panorama culturale bolognese tra Otto e Novecento, capofila di quella che può definirsi, tra i movimenti d'ispirazione modernista in Italia, una precoce e tiepida "avanguardia", Casanova deve forse il successivo oblio proprio alla sua radicale "scelta di campo" in favore dell'arte decorativa, che lo vede per lo più legato alle imprese collettive e poco commerciabili. Tuttavia, un recente riaccendersi degli studi intorno ai temi del Liberty e del movimento bolognese giustifica l'urgenza di recuperarne il profilo d'artista.

The figure of Achille Casanova - responsible for the frescoes in the apse of St. Anthony's Basilica in Padua which have been previously studied by the author - is reconstructed, starting from his earliest formation in a craftsman's workshop to his success at the side of Alfonso Rubbiani and companions of the "Aemilia Ars" at the Turin international exposition (1902) and at Venice (1903), this is done specifically through the analysis of his work in the field of sacred and profane decoration. He was a visible personality in the cultural panorama of Bologna at the turn of the nineteenth century and the head of what might be called an early and moderate "avantguard" movement among modernists in Italy. Casanova owes the fact that he was forgotten to a radical "choice of fields", that of decorative arts, which bound him to collective undertakings that were not very easily sold. Yet, a recent revival in interest for the themes of the Art Nuveau-Liberty style and the Bolognese movement justifies the urgency of rediscovering this artist.

Italiano
Note
De C.R. De Souza José Antonio
pp. 455-468
Il programma antoniano di comportamento morale per l'episcopato e il clero secolare
II.01.23.05

Verificare, all'interno dell'opera antoniana, gli insegnamenti del Santo riguardo la condotta morale dei dignitari ecclesiastici e del clero secolare loro coadiutore, e analizzarli in rapporto all'organizzazione sociale del Basso Medioevo risulta essere il fine di questo contributo. La coerenza dottrinaria di sant'Antonio, manifestata in alcuni "Sermones Dominicales e Festivi" relativi all'argomento trattato qui analizzati, si basa sicuramente sia sulla formazione culturale ricevuta sia sull'importanza che egli dà alla missione pastorale e sociale dell'"Ordo clericorum", mettendo in evidenza che il suo dovere morale è strettamente legato alla realizzazione prossima o remota di quella stessa e consiste nel santificare gli uomini mediante la celebrazione e la distribuzione dei sacramenti, e per mezzo della predicazione convertirli cioè farli diventare homines renati.

The scope of this work is to verify St. Anthony's teachings on moral the conduct of Church dignitaries and of their coadjutors, the diocesan clergy, as found in his writings and analyse this with respect to the social organisation of the early Middle Ages. The doctrinal coherency of St. Anthony apparent in certain relevant "Sermones Dominicales et Festivi" analysed here and is surely based on both the cultural formation he received and the importance given to the social and pastoral mission of "Ordo clericorum", emphasising that the moral duty of the clergy is strictly related to the sanctifying all men through the celebration and distribution of the sacraments, and through preaching of conversion, which means making men into homines renati.

Italiano
Giuliani Francesco
pp. 469-488
Carducci nel chiostro del Santo
II.01.23.06

Il saggio ricostruisce la storia di una poesia, "Rime ritmi, Nel chiostro del Santo", in cui trova spazio la forte impressione ricavata da Giosuè Carducci, in occasione di una visita alla basilica di Sant'Antonio, nel 1887. È un'ode dalla vena pacata e dimessa, priva di asprezze verso il mondo religioso, piena del senso della labilità dell'esistenza, che ha una prima redazione in sei strofe e una seconda in quattro, più cupa e risonante di severi interrogativi. È un Carducci ispirato, che avverte il peso degli anni e sente la morte come un'esperienza non astratta e sempre più vicina.

This passage reconstructs the history of the poem "Rime e ritmi, Nel chiostro del Santo" (Rhyme and Rhythm, in the Courtyard of the Saint), which presents the strong impression made on Giosuè Carducci when he visited the Basilica in Padua in 1887. It is an ode written in a soothing and humble vein, without bitterness towards the world of the clergy, full of a sense of the transiency of life, which in its first version has six stanzas and in the second version has four, more sullen and resonant with harsh questions. This is an inspired Carducci who feels the weight of his years and sees death as an experience which is ever closer and no longer as something abstract.

Italiano
Cavalli Carlo
pp. 489-499
Di due reliquiari di sant'Antonio di Padova conservati nella chiesa di San Cassiano in Venezia
II.01.23.07

La storia di due interessanti reliquiari veneziani getta luce sulle vicende del culto di sant'Antonio di Padova nella chiesa di San Cassiano a Venezia. Il primo dei due venne commissionato dal pievano di San Cassiano, don Nicolò Roséa nel 1724, per custodire una reliquia del Santo proveniente da Roma: l'acquisizione di tale reliquia suggellava il radicamento a San Cassiano del culto, la cui presenza è testimoniata, fin dal terzo quarto del Seicento, dalla costruzione dell'altare di sant'Antonio e dalla successiva istituzione di pie opere di devozione e assistenza da parte dei pievani Pontoso, Orlandini e dello stesso Roséa. Il secondo reliquiario, datato 1730, proviene in realtà dalla chiesa di San Basso, chiusa in età napoleonica: vicende non del tutto chiare ne hanno portato all'acquisizione da parte della chiesa di San Cassiano, in un momento in cui il culto di sant'Antonio, dopo un periodo di decadenza, vi riprendeva vigore con il ripristino dell'antica "Divozione" e con l'aggregazione di quest'ultima alla "Veneranda Arci-Confraternita del Glorioso Sant'Antonio, nella insigne Basilica di Padova".

The story of two interesting Venetian reliquaries sheds light on the history of the cult of St. Anthony of Padua in the Church of St. Cassiano in Venice. The first of the two was commissioned in 1724 by the pastor of St. Cassiano's, Fr. Nicolò Roséa, to hold a relic of St. Anthony which came from Rome: the acquisition of this reliquary was the crowning glory of the beginning of this devotion in the Church of St. Cassiano. Devotion to St. Anthony there can be traced to the third quarter of the 1600s, the time of construction of an altar to the Saint which was followed by the founding of pious societies of devotion and charitable works by the pastors Pontoso, Orlandini and Roséa. The second reliquary, dating to 1730, actually comes from the Church of St. Basso, suppressed by Napoleon: events which are not entirely clear eventually led to its acquisition by the Church of St. Cassiano at a time when devotion to St. Anthony was reviving, after a period of disinterest. This revival brought about the return of the former devotion and the union of this group with the "Venerable Arch-Confraternity" of St. Anthony, at the Basilica in Padua.

Italiano