Rivista LXI (2021) - fascc. 1-2

Studi e Testi
Franco Juri
pp. 7-8
Per un patrimonio culturale comune
II.21.12.01
italiano
Jgor Salmic
pp. 9-24
Il convento di San Francesco a Pirano dai primordi alla metà del secolo XVI
II.21.12.02

SOMMARIO
Il presente contributo descrive la vita e l’attività dei frati Francescani conventuali a Pirano dal loro arrivo all’inizio del XIV secolo fino alla metà del XVI secolo. I primi gruppi dei frati stabilitisi in Istria vennero dalla penisola appenninica. A metà del XIII secolo si costruirono conventi a Trieste, Capodistria, Parenzo e Pola, nel 1301 anche a Pirano. L’articolo presenta alcuni temi, utilizzando le fonti archivistiche e gli studi più importanti. Poco dopo la costruzione della chiesa e del convento di San Francesco apparvero le diatribe tra il clero diocesano e i frati a motivo delle sepolture avvenute presso la chiesa francescana di Pirano. Segue l’analisi di alcuni testamenti dei piranesi che ci lasciano intravedere l’attività dei frati Conventuali. Brevemente viene descritto l’arrivo di san Giovanni da Capestrano e di altri Osservanti nel XV secolo che si stabilirono fuori delle mura, il che causò il malcontento presso i Conventuali. Infine, è presentato brevemente il rapporto tra il protestantesimo e i frati di Pirano. Alcuni di essi aderirono alla riforma di Lutero, altri invece la combattevano in qualità di inquisitori.

Parole chiave: Francescani; Conventuali; Istria; Pirano; Manolesso; protestantesimo.

ABSTRACT
The paper describes the life and activity of the Conventual Franciscan friars in Piran from their arrival in the early 14th century to the mid-16th century. The first groups of friars who settled in Istria came from the Apennine peninsula. In the mid-thirteenth century friaries were founded in Trieste, Capodistria, Porec and Pula, and 1301 also in Piran. The article presents some topics, using archival sources and the most important studies. Shortly after the construction of the church and the convent of San Francesco, the controversies between the diocesan clergy and the friars appeared because of the burials that took place at the Franciscan church in Piran. The analysis of some testaments of the Piran citizens allows us to study the activity of the Conventual friars. The arrival of St. John of Capistrano and other observants in Piran in the 15th century is briefly described. They settled outside the walls of Piran which caused discontent among the Conventual friars. Finally, the relationship between Protestantism and the friars of Piran is briefly presented. Some of them adhered to Luther’s reform, others instead fought it as inquisitors.

Keywords: Franciscans; Conventual friars; Istria; Piran; Manolesso; Protestantism.

italiano
Mojca Marjana Kovac
pp. 25-38
Come appariva la chiesa di San Francesco a Pirano nel 1518? Architettura e arredi sacri nell’interpretazione delle fonti
II.21.12.03

SOMMARIO
Nel contributo è presentata la chiesa di San Francesco dei frati Minori conventuali di Pirano nei primi due decenni del XVI secolo. All’epoca l’edificio sacro aveva acquisito una nuova pala d’altare, realizzata secondo la tipica composizione iconografica della Sacra conversazione, ovvero la Madonna in trono col Bambino e santi, che era stata commissionata all’apprezzato pittore veneziano Vittore Carpaccio e che fu collocata sull’altare in pietra – la tribuna – pertinente anch’essa alle ricche creazioni lapidee rinascimentali che si richiamavano alle opere della bottega dei Lombardo e che i frati avevano fatto erigere oltre un decennio prima. Tanto l’altare che il dipinto erano i nuovi arredi con i quali si intendeva celebrare il duecentesimo anniversario della costruzione del convento e della chiesa. Con questo altare la chiesa gotica si arricchì di un’opera d’arte straordinaria che, purtroppo, non si è conservata nel suo sito primario e neppure nella forma originale dato che nel corso dei secoli l’edificio ha subito diverse e sostanziali modifiche. Tuttavia, nonostante i notevoli interventi barocchi, sono tuttora visibili le tracce dell’architettura medievale, che è possibile avvalorare sulla scorta dei documenti d’archivio e della comparazione con analoghi monumenti sacri risalenti a quello stesso periodo. Nel contributo si espongono le nuove scoperte prese in esame a supporto di un tentativo di definizione delle caratteristiche della chiesa piranese nel primo quarto del Cinquecento. Resta tuttora aperta la questione legata all’esatta collocazione e all’aspetto primitivo dell’altare consacrato alla Madonna, un problema che richiederà un ulteriore, approfondito lavoro di ricerca, poiché teoricamente sussistono ancora molte possibili varianti: in particolare, sarà indispensabile studiare il materiale d’archivio che sino a oggi non è stato possibile esaminare.

Parole chiave: Convento di San Francesco; Pirano; Tramezzo; Vittore Carpaccio; Giovanni Righetti.

ABSTRACT
The article presents the church of St Francis in the first two decades of the 16th century, when the Minorite church received The Virgin and Child on a throne with Saints, a new commissioned altarpiece with a typical composition called ‘‘sacra conversazione’’ painted by the esteemed Venetian painter Vittore Carpaccio. Over a decade before that, a stone tribune altar had been commissioned for the church, which is also a marvellous example of rich Renaissance stonemasonry influenced by the renowned Lombardi stonemason’s workshop. The Renaissance altar and painting were new church furnishings, which commemorated the bicentenary of the construction of Piran’s Minorite monastery and church. With its new altar, the medieval Gothic church gained an extraordinary work of art, which has not been preserved at its original location nor in its original form, since the church has undergone several alterations. Despite extensive baroque modifications, the traces of the original medieval architecture are still preserved and can be confirmed based on archival resources and comparisons with similar ecclesiastical monuments of the time. The article highlights new discoveries, which have been considered so far and form the basis for the reconstruction of Piran’s church in the first quarter of the 16th century. The question of the location and the appearance of the stone Renaissance Marian altar remains unanswered, so further in-depth research will be necessary since numerous options are still theoretically possible. Particularly archival material that has not been researched yet has to be studied.

Keywords: Piran Minorite Monastery; Rood screen; Vittore Carpaccio; Giovanni Righetti.

italiano
Samo Stefanac
pp. 39-53
Limiti territoriali dell’attività della bottega dei Lombardo lungo la costa adriatica orientale
II.21.12.04

SOMMARIO
L’architettura della cappella della chiesa dei frati Minori Conventuali di Pirano, destinata ad accogliere il dipinto del Carpaccio del 1518, viene sempre messa in relazione con la bottega di Pietro Lombardo e in particolare del suo figlio Tullio. Nel tardo Quattrocento e agli inizi del Cinquecento, la bottega dei Lombardo, insieme a quelle associate, fu quella più importante e attiva in Venezia, e la loro attività non si limitò a operare solo nella città lagunare e nella sua terraferma, spingendosi, a nord, sud e a ovest, fino ai limiti estremi del territorio della Serenissima (Friuli, Ravenna, Bergamo). Si ha un quadro un po’ diverso sulla costa orientale dell’Adriatico: mentre in Istria troviamo un numero notevole di loro opere e la loro attività si espande fino alle isole del Quarnero (duomo di Ossero/Osor), in Dalmazia, parte cospicua del territorio della Repubblica di Venezia che si estendeva fino alle Bocche di Cattaro, non ci sono opere della bottega dei Lombardo né testimonianze documentarie della loro attività . Nel presente contributo si richiama l’attenzione sulle ragioni di tale assenza, dovuta probabilmente in primo luogo al ruolo dominante delle due generazioni dei maestri operanti in Dalmazia, soprattutto Giorgio da Sebenico seguito poi da Niccolò di Giovanni Fiorentino. A entrambi furono affidate le commissioni più prestigiose non solo nella zona, bensì anche sulla sponda occidentale dell’Adriatico (Marche, Puglia). Sembra che in queste circostanze Dalmazia fosse autosufficiente e che i Lombardo nemmeno cercavano lavoro in questa regione.

Parole chiave: Pirano; Istria; Quarnero; Dalmazia; Arte rinascimentale; Pietro Lombardo; Tullio Lombardo.

ABSTRACT
The architecture of the chapel of the church of the Friars Minor in Piran, intended to house the painting by Carpaccio (1518), has been always related to the workshop of Pietro Lombardo and especially to his son Tullio. In the late fifteenth and early sixteenth centuries, the Lombardo workshop, along with those associated with them, was the most productive in Venice, and their activity wasn’t limited to the lagoon city and its mainland, but expanded north, south and west to the extreme limits of the territory of the Serenissima (Ravenna, Bergamo, Friuli). There is a somewhat different picture on the eastern Adriatic coast: while in Istria we find a remarkable number of their works and their activity expands to the Kvarner islands (Osor / Ossero cathedral), in Dalmatia, a large part of the territory of the Republic of Venice that extended up to the Bocche di Cattaro (Boka Kotorska), there are no works from the Lombardo workshop or documentary evidence of their activity. In this paper, attention is drawn to the reasons for this absence, probably due in the first place to the dominant role of the two generations of masters operating in Dalmatia, above all Giorgio da Sebenico, then followed by Niccolò di Giovanni Fiorentino. Both were entrusted with the most prestigious commissions not only in the area, but their activity also spread to the western shore of the Adriatic (Marche, Puglia). It seems that in these circumstances Dalmatia was self-sufficient and that the Lombardo family did not even seek work in this region.

Keywords: Piran; Istria; Quarnero; Dalmatia; Renaissance Art; Renaissance Architecture; Renaissance Sculpture; Pietro Lombardo; Tullio Lombardo.

italiano
Kristjan Knez
pp. 55-70
La questione della patria di Carpaccio. L’origine del pittore tra ipotesi, polemiche e discussioni storiografiche
II.21.12.05

SOMMARIO
L’attività artistica di Vittore e Benedetto Carpaccio in Istria, in particolare a Capodistria e a Pirano, la cosiddetta ‘‘casa del pittore’’, ubicata nella città di San Nazario, nonché l’esistenza di quella famiglia nella medesima località , sino agli albori dell’Ottocento, avevano contribuito ad alimentare la convinzione dell’origine capodistriana dell’artista. L’assenza di una documentazione in loco comprovante quell’ipotesi aveva poi determinato un’accettazione quasi unanime della tesi del Carpaccio istriano. Dalla metà del XIX secolo l’individuazione del luogo natio perse il sapore prettamente campanilistico e vi subentrò quello della promozione nazionale.

Parole chiave: Vittore e Benedetto Carpaccio; Istria; Pietro Stancovich; Ivan Kukuljevic Sakcinski; Pompeo Molmenti; Gustav Ludwig; Francesco Semi.

ABSTRACT
The artistic activity of Vittore and Benedetto Carpaccio in Istria, particularly in Capodistria/Koper and Pirano/Piran, the co-called ‘‘painter’s house’’ situated in the city of San Nazario, as well as the existence of that family in the same place from the beginning of 19th century have all reinforced the belief that the artist has his origin in Capodistria/Koper. A lack of documentation in loco that would prove such hypothesis has caused an almost unanimous acceptance of the thesis about the Istrian Carpaccio. In the mid-18th century, arguments about his birthplace lost their purely local flavor and were rather used for purposes of national promotion.

Keywords: Vittore and Benedetto Carpaccio; Istria; Pietro Stancovich; Ivan Kukuljevic  Sakcinski; Pompeo Molmenti; Gustav Ludwig; Francesco Semi.

italiano
Daniela Tomsic
pp. 71-96
La valorizzazione olistica della pala piranese di Vittore Carpaccio (1518)
II.21.12.06

SOMMARIO
La pala della chiesa del convento dei Minori conventuali di San Francesco di Pirano (Slovenia), dipinta da Vittore Carpaccio nel 1518, è per questioni belliche e politiche custodita nel complesso dei Minori conventuali di Sant’Antonio di Padova dal 1943 sino ai giorni nostri. Il caso del dipinto apre nel campo della salvaguardia dei beni culturali la questione dell’importanza dell’opera artistica per luoghi e comunità differenti, con l’intento di definire la collocazione ottimale dell’opera pure in differenti periodi temporali. La valorizzazione della pala d’altare del Carpaccio per i siti di Pirano e Padova nei periodi storici, nel presente e con una proposta ottimale deduttiva per il futuro, è effettuata con l’aiuto della metodologia olistica di conservazione dei beni culturali, sviluppata dall’Ente di Pirano della Soprintendenza per la tutela dei beni culturali della Slovenia. La metodologia discende dalle qualità di un bene culturale come soggetto e come oggetto per i fattori sostenibili dell’evoluzione che condizionano la sua tutela, inerenti all’individuo, alla società , al luogo e all’economia nei quadri temporali del passato, presente e futuro. Il valore del bene culturale dipende dall’equilibrio tra i fattori menzionati. L’equilibrio consente la tutela del bene culturale come creazione umana nel luogo e nel tempo. La ricerca è concentrata sui valori del dipinto di Carpaccio in relazione alle complesse vicissitudini storiche, verificatesi nell’area dell’attuale Istria slovena dalla seconda guerra mondiale sino ai tempi odierni. Dalla ricerca risulta come ottimale una collocazione futura del dipinto a Pirano. La priorità deriva dalla cittadina quale luogo di origine e collocazione centenaria del dipinto, dalla presente minoranza nazionale italiana autoctona e dal cambio naturale delle generazioni nel tempo.

Parole chiave: Pirano; Vittore Carpaccio; Riconsegna opere d’arte; Metodologia olistica di valorizzazione dei beni culturali.

ABSTRACT
The Madonna and Saints altarpiece of the Convent of the conventual Minors of Saint Francis of Piran (Slovenia), painted by Vittore Carpaccio in 1518, is guarded by the Convent of the conventual minors of Saint Antoine of Padua from 1943 until now, due to war and political reasons. In the field of cultural heritage protection, the retention of the painting in Italy opens the question about the importance of artistic work for different places and communities, with the aim of defining its optimal placement over time. The valorisation of the Carpaccio painting for the towns of Pirano and Padua in history, in the present and a deductive supposition for the future is realized with the help of the holistic methodology of cultural heritage conservation, developed by the Piran Unit of the Institute for the protection of cultural heritage of Slovenia. The methodology descends from the values of an artwork as a subject and as an object for the condition factors such as the individual, the society, the place and the economy in past, present and future time periods. The cultural heritage value depends on the balance between the mentioned factors. The balance allows the safeguarding of cultural heritage as a human creation in the environment and over time. The research is focused on the altarpiece values related to the complexity of the historical vicissitudes in the actual Slovenian Istria since Second World War until now. The results of the research show the optimal future placement of the painting to be in Piran, due to the city being the original place and centenary location for the painting, as well as the presence of the autochthon Italian national minority and the natural change of generations over time.

Keywords: Piran; Vittore Carpaccio; Return of artworks; Holistic methodology of cultural heritage valorization.

italiano
Giorgio Fossaluzza
pp. 97-116
La pala di Vittore Carpaccio per San Francesco a Pirano, 1518. Un’introduzione storiografica nella prospettiva delle ricerche più recenti
II.21.12.07

SOMMARIO
La citazione di Luigi Lanzi nella Storia pittorica della Italia (1809) della pala di Pirano costituisce la base della sua fortuna critica successiva, a partire dalle opere di Pietro Stancovich (1829) e Vincenzo De Castro (1848). Subito dopo, il profilo del Carpaccio in lingua croata di Ivan Kukuljević Sakcinski (1858) diviene oggetto di aspre polemiche di carattere ideologico-nazionale. Mentre la periegetica locale insiste sui presunti natali istriani del pittore, la prima svolta critica è data da Giovanni Battista Cavalcaselle, che disegna e annota la pala nel suo taccuino di viaggio istriano. Se va considerata la tutela del dipinto da parte della Central-Commission asburgica, rimane tuttora fondamentale l’Album (1887) di padre Granić insieme al testamento di Gregorio barbitonsore (1502), entrambi oggetto di una nuova lettura.

Parole chiave: Fortuna critica; Polemica nazionale; Luogo natale; Tutela; Committenza.

ABSTRACT
The quotation by Luigi Lanzi in his Storia pittorica della Italia (1809) of Pirano altarpiece is the base for its following criticism, starting from Pietro Stancovich’s (1829) and Vincenzo De Castro’s (1848) works. Soon after, the profile of Carpaccio in croatian language by Ivan Kukuljević Sakcinski (1858) become object of harsh criticism in ideological-national charachter. While local guides insist on supposed istrian birthplace of the painter, the first turning-point in criticism is made by Giovanni Battista Cavalcaselle (1864), who sketchs and takes notes from the altarpiece in the note-book of his istrian travel. If we must have regard to the preservation of the painting by Wien Central-Commission, it’s still fundamental the Album (1887) by father Granić together with barber Gregorio’s will (1502), both object of a new reading.

Keywords: Criticism; National dispute; Birthplace; Protection; Commission.

italiano
Debora Tosato
pp. 117-126
Il percorso critico e filologico degli studi su Carpaccio nel contesto della pittura veneziana del Rinascimento
II.21.12.08

SOMMARIO
Il testo approfondisce il percorso degli studi su Vittore Carpaccio e la fortuna critica della sua produzione pittorica, in particolare della tarda attività , confrontando gli esiti dei contributi più significativi del Novecento, a partire dagli studi storici di Carlo Ludovico Ragghianti, Michelangelo Muraro e Pietro Zampetti, con quelli recenti di Augusto Gentili, Giorgio Fossaluzza e Giandomenico Romanelli. L’indagine ha evidenziato l’originalità della produzione di Carpaccio nell’ambito della scuola veneta del Rinascimento, rilevando la peculiarità del suo metodo di ricerca e di lavoro, basato sull’esercizio del disegno nello studio dei modelli, che risulta di primaria importanza per mettere a fuoco le peculiarità del suo linguaggio e il meccanismo di funzionamento della bottega.

Parole chiave: Carpaccio; Pirano; Storia critica; Pietro Zampetti; Augusto Gentili, Giandomenico Romanelli.

ABSTRACT
The text explores the course of the studies about Vittore Carpaccio and the critical fortune of his pictorial production, in particular about the late activity, comparing the results of the most significant contributions of the twentieth century, starting from the historical studies of Carlo Ludovico Ragghianti, Michelangelo Muraro and Pietro Zampetti, with the recent ones of Augusto Gentili, Giorgio Fossaluzza and Giandomenico Romanelli. The investigation showed the originality of Carpaccio’s activity within the Venetian Renaissance school, to focus on the peculiarity of his method of research and work, based on the exercise of drawing in the study of models, which is of primary importance for the feature of his language and the operating mode of the workshop.

Keywords: Carpaccio; Piran; Critical history; Pietro Zampetti; Augusto Gentili, Giandomenico Romanelli

italiano
Giovanna Baldissin Molli
pp. 127-141
Foresto, elegante e incompreso: Ambrogio nella pala carpaccesca di Pirano
II.21.12.09

SOMMARIO
Nella pala già nel convento di San Francesco di Pirano, oggi depositata nel Museo Antoniano di Padova, l’iconografia offre particolari spunti di riflessione, che vanno inseriti nella fase, complessa e in genere da rivalutare, dell’ultima attività del pittore, come gli studi più recenti hanno evidenziato. La raffigurazione di sant’Ambrogio in particolare, il ricco sistema vestimentario e gli accessori molto raffinati che lo contraddistinguono, inducono riflessioni sulla situazione religiosa dell’Istria e di Pirano, alle soglie dello scisma luterano verso cui la città , in date precoci, si mostrò ricettiva. La precisione e la fedeltà nella resa del paesaggio di Pirano inducono a credere che Carpaccio vi sia effettivamente stato e che quindi possa aver incontrato o almeno percepito tensioni nel dibattito religioso del tempo. In tal senso anche il particolare e grande vaso con le iris può essere connesso con le litanie lauretane, in cui la Vergine è invocata come Vas spirituale, Vas honorabile, Vas insigne devotionis.

Parole chiave: Carpaccio; Sant’Ambrogio; Pirano.

ABSTRACT
In the altarpiece already in the convent of Saint Francis in Pirano, now enshrined in the Antonian Museum of Padua, the iconography offers particular insights, which should be included in the complex and generally to be re-evaluated phase of the painter’s last activity, as the more recent studies have shown. Particularly, the depictions of Saint Ambrose, the rich clothing apparatus and the very refined accessories that distinguish him, induce to reflect upon the religious situation of Istria and Pirano, on the threshold of the Lutheran schism towards which, on early dates, the city, showed to be really receptive. The precision and accuracy in the rendering of the landscape of Pirano lead us to believe that Carpaccio had actually passed by there and, therefore, may have understood or at least perceived tensions in the religious debate of the time. In this sense also the unique and large vase with irises can be connected with the Loreto litanies, in which the Virgin is invoked as Vas spiritual, Vas honorabile, Vas insigne devotionis.

Keywords: Carpaccio; Sant’Ambrogio; Pirano.

italiano
Gianluca Poldi
pp. 143-154
Singolarità tecniche e ragioni economiche? Considerazioni su Carpaccio alla luce delle analisi sulla pala di Pirano
II.21.12.10

SOMMARIO
Una serie di analisi scientifiche non invasive – riflettografia in infrarosso, IR in falso colore, fotografia in luce diffusa e radente, spettroscopie di riflettanza nel visibile e XRF – ha permesso di conoscere stato di conservazione e tecnica esecutiva, inclusi i pigmenti impiegati, della pala d’altare di Pirano di Vittore Carpaccio. Le indagini hanno consentito di capire come il pittore avesse sviluppato una tecnica assai personale, mirando a ottenere gli effetti di luminosità tipici della pittura veneziana dalla seconda metà del Quattrocento con una modalità caratteristica: abbreviata, rapida, evitando la tipica lenta pratica delle velature e delle lavorazioni delle ombre sopra basi chiare, modellata su esempi fiamminghi. Si è notato, ad esempio, che Carpaccio preferisce lavorare per gli incarnati su basi scure, a schiarire. La particolare rapidità del metodo, che non rispetta l’asciugatura corretta degli strati sottostanti prima di apporre le finiture, sarebbe responsabile di alcuni caratteristici problemi conservativi, specie i raggrinzimenti di molte campiture in opere coeve di Carpaccio. A ciò sono probabilmente legate le perdite di materia e di finiture, e forse anche alcune alterazioni cromatiche. Lo studio include raffronti con altre opere del pittore e cerca di indagare i motivi delle sue scelte tecniche inconsuete in opere dell’ultimo periodo.

Parole chiave: Analisi scientifiche non invasive; Tecnica esecutiva; Disegno sottostante.

ABSTRACT
A series of non-invasive scientific analyses – infrared reflectography, false colour IR, diffuse and raking light photography, visible reflectance spectroscopies and XRF – has allowed us to know the state of conservation and technique, including the pigments used, of the Pirano altarpiece by Vittore Carpaccio. The investigations made it possible to understand how the painter had developed a very personal technique, aiming to obtain the effects typical of Venetian painting from the second half of the Fifteenth century, in a characteristic abbreviated, rapid way, avoiding the usual slow practice of glazing and creating the shadows over light bases, as Flemish painters did. For example, Carpaccio preferred to work the flesh tones on dark bases, then lighten. The particular rapidity of the method, which does not respect the correct drying times of the underlying layers before applying the finishes, would be responsible for some characteristic conservation problems, especially the wrinkling of same areas in works of the last period. This probably indirectly caused some losses, and perhaps also some chromatic alterations. This study includes comparisons with other works by the painter and tries to investigate the reasons for his unusual technical choices in works from the last period.

Keywords: Non-invasive scientific analysis; Painting technique; Underdrawing

italiano
Barbka Gosar Hirci - Emina Frljak Gasparovic
pp. 155-163
Interventi di conservazione e restauro delle tele di Carpaccio nell’organo del duomo di Capodistria
II.21.12.11

SOMMARIO
Nel progetto di conservazione e restauro denominato ‘Carpaccio’ erano comprese tre opere d’arte di straordinaria importanza nazionale provenienti dal Duomo dell’Assunta di Capodistria: i due dipinti su una portella d’organo, opere di Vittore Carpaccio, ovvero la Strage degli Innocenti e la Presentazione di Gesù al Tempio, nonché la pala raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Nicolò e Giovanni Battista, realizzata da suo figlio Benedetto. Le opere risalgono al Rinascimento, il che costituisce un’eccezionale rarità nello spazio pittorico sloveno. Questo progetto, molto impegnativo, ha coinvolto le competenze di esperti nazionali ed esteri, che operano in diversi campi della tutela del patrimonio culturale. Le conoscenze in merito alla tecnica pittorica, agli avvenimenti storici, ai vecchi interventi di restauro, all’ambiente e agli approcci etici di conservazione e restauro sono state le basi fondanti che hanno reso possibile il proficuo recupero delle preziose opere. Per tutta la durata del progetto, agli esperti e all’opinione pubblica, sia a livello nazionale sia locale, sono state fornite informazioni in merito all’importanza e al valore di questo patrimonio pittorico sloveno estremamente vulnerabile.

Parole chiave: Carpaccio; Dipinti per l’organo; Duomo dell’Assunta di Capodistria; Conservazione e restauro.

ABSTRACT
The Carpaccio Conservation and Restoration Project includes three nationally important works of art from the Cathedral of Mary’s Assumption in Koper: two organ-shutter paintings by Vittore Carpaccio ‘‘The Slaughter of the Innocents’’ and ‘‘The Presentation in the Temple’’ and the altar painting by his son Benedetto Carpaccio ‘‘Madonna and Child Enthroned with Saints’’. The works of art were created during the Renaissance, which is extremely rare in the Slovenia. This demanding project brought together the knowledge of local and foreign experts working in various fields of cultural heritage protection. The acquired knowledge and understanding of painting technology, historical events, old restoration treatments, the environment and ethical conservation-restoration approaches have served as a basis for the successful restoration of these valuable paintings. Throughout the entire duration of the project, the expert and public were briefed with information on the importance and value of the extremely vulnerable Slovenian art heritage.

Keywords: Carpaccio; Organ paintings; Cathedral of Mary’s Assumption in Koper; Conservation and restoration.

italiano
Alberto Fanton
pp. 165-204
Carpaccio al riparo. La pala e il suo trasferimento in Italia, in alcuni documenti di archivio
II.21.12.12

SOMMARIO
In questo contributo si espone la documentazione presente nell’Archivio della Provincia Italiana Sant’Antonio di Padova OFMConv., relativa alla custodia e alla cura dell’opera del Carpaccio del convento di Pirano e al suo trasferimento in Italia, cercando di evidenziare le motivazioni che indussero il trasferimento, le modalità , i ‘‘traslochi’’ provvisori e poi decisivi della Pala nell’attuale sede di Padova, nonché i tentativi di riportarla al suo luogo di origine. In appendice, documentazione inedita del padre Girolamo Granić , promotore del restauro di fine Ottocento.

Parole chiave: Trasferimento Pala; Vittore Carpaccio; Archivio della Provincia Italiana Sant’Antonio di Padova OFMConv.; Girolamo Granić .

ABSTRACT
This contribution presents the documentation in the Archives of ‘Provincia Italiana Sant’Antonio di Padova OFMConv.’, regarding to the custody and care of Carpaccio’s altarpiece from the convent of Pirano. This being said, we mention its transfer to Italy, attempting to highlight the motivations that induced the transfer, the modalities, the temporary and then decisive ‘‘removals’’ of the altarpiece to its current location in Padua, as well as the attempts to bring it back to its place of origin. In appendix, unpublished documentation of Fr. Girolamo Granić , promoter of the restoration of the late nineteenth century.

Keywords: Transfer Altarpiece; Vittore Carpaccio; Archives of ‘‘Provincia Italiana Sant’Antonio di Padova OFMConv.’’; Girolamo Granić 

italiano
Luca Caburlotto
pp. 205-216
Lo spazio dentro e fuori il dipinto. Prospettive, percezioni e contesti della ‘‘pala di Pirano’’ di Vittore Carpaccio
II.21.12.13

SOMMARIO
La fortuna critica della Madonna in trono col Bambino e santi di Vittore Carpaccio della chiesa conventuale di San Francesco a Pirano ha messo spesso in evidenza il legame tra lo spazio illusorio della pala e la sua amplificazione tramite l’architettura dell’altare e della cappella, ma anche tra la raffigurazione dell’eccezionale ‘‘ritratto’’ di Pirano nello sfondo e la storia topografica della cittadina. Il ricovero a prevenzione dei danni di guerra nel 1940 da parte della Soprintendenza di Trieste e la nazionalizzazione del convento francescano hanno interrotto quel legame, che la comunità scientifica, ad avvenuta restituzione della chiesa ai padri minori e nel contesto dell’Unione europea, concordemente rilegge in termini nuovi.

Parole chiave: Pala d’altare; Spazio architettonico/spazio dipinto; Contesto; Cornice topografica; Seconda guerra mondiale; Tutela artistica vs. Diritti di proprietà .

ABSTRACT
The criticism on Vittore Carpaccio’s Madonna in trono col Bambino e santi in San Francesco conventual church in Pirano often showed the links between illusionistic space of the painting and its amplification by architecture of the altar and cappella, but also between the exceptional portrait of Pirano in the background and the topographical story of the city. The protection from war dangers by Soprintendenza of Trieste in 1940 and the nationalisation of franciscan convent stopped those links, that scientific community, after restituition of the Church to minorites and in the context of European Union, agrees in reading by new ways.

Keywords: Altarpiece; Architectural/painted space; Context; Topographical frame; Second World War, Art protection vs. Righs of ownership.

italiano
Note e Ricerche
Cristina Guarnieri
pp. 217-232
Sulle tracce di Stefano da Ferrara nella basilica del Santo di Padova
II.21.12.14

SOMMARIO
Il contributo parte dall’analisi dell’affresco trecentesco con Quattro santi (Cosma e Damiano, Bartolomeo e un santo cavaliere), di recente restaurato nella cappella della Madonna Mora al Santo, insieme a una soprastante Madonna in trono col Bambino più tarda, di primo Quattrocento. I Santi vengono ricondotti alla mano dell’autore della venerata immagine della Madonna del pilastro che Giorgio Vasari, nell’edizione giuntina della Vita di Andrea Mantegna, assegna al celebre pittore Stefano da Ferrara, responsabile, secondo le fonti antiche più autorevoli, dei perduti Miracoli di sant’Antonio dipinti nella cappella dell’Arca. Sulla base di questo collegamento viene ricostruita l’attività di Stefano in basilica, che comprende, oltre alla Madonna col Bambino e una committente dipinta sul pilastro del pulpito, già assegnatagli da Mauro Lucco e datata 1376, anche la Madonna dell’umiltà e santi dipinta nella lunetta della tomba del soldato e podestà di Padova Federico Lavellongo, morto nel 1373, collocata nell’andito che dalla basilica conduce al chiostro del Capitolo. A fronte di una vicenda critica assai complessa, che vede l’artista ferrarese come uno dei principali protagonisti del Trecento figurativo padano, attivo secondo gli studi più recenti tra Ferrara (casa Minerbi-Dal Sale), Cremona (chiesa di Sant’Agostino), Treviso (chiesa di Santa Caterina) e Padova (chiesa degli Eremitani, chiesa di Santo Stefano e cappella del castello carrarese), si è tentato di ridefinire i tempi e i luoghi dell’attività del pittore, affidandosi per il momento alla sua documentata attività padovana e all’unica opera legata al suo nome.

Parole chiave: Padova; Stefano da Ferrara; Pittura XIV secolo.

ABSTRACT
This contribution begins by analysing the fourteenth-century fresco Four Saints (Cosmas, Damian, Bartholomew and a Knight Saint), which has recently been restored in the Madonna Mora Chapel of Saint Anthony’s Basilica, together with the later, early-fifteenth century Madonna in Throne with Child. Giorgio Vasari, in the ‘‘Life of Andrea Mantegna’’ in the second edition of his Lives of the Most Excellent Painters, Sculptors, and Architects, attributes the Four Saints to the renowned painter Stefano da Ferrara, also author of the venerated image of the Madonna del Pilastro. The oldest and most authoritative sources also attribute the now-lost Miracles of Saint Anthony painted in the Chapel of the Ark to Stefano da Ferrara. Based on this connection, the contribution reconstructs Stefano’s work in St. Anthony’s Basilica which includes, in addition to the Madonna and Child with Client painted on the pillar of the pulpit, attributed to Stefano by Mauro Lucco and dated 1376, the Madonna of Humility and Saints painted in the lunette over the tomb of Federico Lavellongo, soldier and podestà of Padua who died in 1373. The lunette is located in the corridor that leads from the Basilica to the Chapter Cloister. Facing a quite complex critical history, which considers the artist from Ferrara as one of the protagonists of fourteenth-century figurative painting in Padua, and who according to studies worked in Ferrara (Minerbi-Dal Sale house), Cremona (Church of Saint Augustine), Treviso (Church of Saint Catherine) and Padua (Church of the Eremitani, Church of Saint Stephan and Chapel of the Carrarese Castle), the present article attempts to redefine the times and locations of the painter’s activity, relying for now on his documented activity in Padua, as well as on the only work connected to his name.

Keywords: Padua; Stefano da Ferrara; Painting XIVth Century.

italiano
Giovanna Baldissin Molli
pp. 233-259
La basilica del Santo e il pulpito che non c’è
II.21.12.15

SOMMARIO
Il pulpito attuale della basilica del Santo è un rifacimento tardoottocentesco dovuto a Camillo Boito. A partire dal Quattrocento i documenti assicurano che il pulpito si trovava applicato in un punto diverso della basilica, e cioè al pilastro sud della cupola del presbiterio, e non è chiaro quando fu rimosso e trasferito nell’attuale ubicazione. Certamente l’affresco retrostante (1376), raffigurante la particolare iconografia Vergine con il Bambino e i santi Giovanni evangelista e Giovanni battista è preesistente alla collocazione del pulpito attuale. Alcuni indizi inducono a credere all’esistenza di un secondo pulpito, di fronte al primo (pilastro nord della cupola del presbiterio), in modo da costituire la coppia ‘cornu evangelii’ e ‘a cornu epistulae’, in rapporto al tramezzo della chiesa, la cui data di definitiva demolizione non è chiara, ma che sappiamo esistente almeno fino alla fine del Cinquecento. Un piccolo pulpito tardotrecentesco, esito di un parziale rifacimento, di cui si ignora la collocazione originaria, è oggi conservato nel refettorio dei frati, e suo committente fu il padovano Bono Bazioli de Letti.

Parole chiave: Basilica di Sant’Antonio; Pulpito; Santi dei solstizi.

ABSTRACT
The current pulpit of the Basilica del Santo is a late nineteenth-century makeover due to Camillo Boito. From the fifteenth century, documents state that the pulpit was located in a different point of the basilica, namely attached to the southern pillar of the dome of the presbytery, and it is not clear when it was removed and moved to its current position. Certainly, the rear fresco (1376), depicting the particular iconography of the Virgin and Child with Saints John the Evangelist and John the Baptist, pre-existed the location of the current pulpit. Some clues lead to believe in the existence of a second pulpit, facing the first (northern pillar of the dome of the presbytery), so as to constitute the couple ‘a cornu evangelii and a cornu epistulae’, in relation to the partition of the church, whose date of definitive demolition is not clear, but we know it existed at least until the end of the sixteenth century. A small late thirteenth-century pulpit, the result of a partial reconstruction, whose original location is unknown, is now preserved in the refectory of the friars, and it was commissioned by the Paduan Bono Bazioli de Letti.

Keywords: Basilica of Sant’Antonio; Pulpit; Saints of the solstices.

italiano
Manfred Zips
pp. 261-278
La chiesa di Santa Croce di Vienna. Da chiesa francescana a chiesa nazionale degli italiani ‘‘Maria della Neve’’. Storia di un’evoluzione
II.21.12.16

SOMMARIO
Il contributo propone un excursus storico sulla chiesa francescana di Vienna, la ‘‘Minoritenkirche’’, primo insediamento dei frati Minori giunti a Vienna ai primordi dell’Ordine. In sintesi vengono delineate le vicende dei primi secoli, sostando particolarmente nel secolo XVIII quando, allontanati i francescani conventuali (Minoriti) per un’altra sede, la chiesa divenne formalmente la chiesa della Congregazione italiana, espressione aggregativa della nutrita comunità italiana presente a Vienna con il titolo di ‘‘Madonna della Neve’’. Se ne ripercorre la storia secolare nei periodi più significativi, vengono ricordate delle figure significative della Congregazione; si ricorda il ritorno dei Francescani conventuali inviati dalla Provincia italiana di Sant’Antonio di Padova, per il servizio pastorale dal 1957 all’anno 2000.

Parole chiave: Vienna; Minoritenkirche; Congregazione italiana di Vienna.

ZUSAMMENFASSUNG
Der vorliegende Beitrag bietet eine historische Abhandlung zur Wiener Minoritenkirche, dem Ort der ersten franziskanischen Niederlassung in Wien seit der Grűndung des Ordens. In kurzen Zu¿ gen werden die Ereignisse der ersten Jahrhunderte nachgezeichnet, wobei besonders dem 18. Jahrhundert mehr Raum gewidmet wird, als die franziskanischen Konventualen einen anderen Standort zugewiesen bekamen, und die Kirche der italienischen Kongregation "Maria Schnee" űberlassen wurde, mit der Begrűndung ihrer angewachsenen Zahl an italienisch-sprachigen Gemeindemitgliedern in Wien. Bei einer Zurűckverfolgung der űber Jahrhunderte reichenden Geschichte der italienischen Kongregation in Wien tritt auch die Rűckkehr der aus Padua gesandten franziskanischen Konventualen des heiligen Antonius ins Blickfeld, die von 1957 bis 2000 die seelsorgliche Betreuung der Gläubigen innehatten.

Keywords: Wien; Minoritenkirche; Italienische Kongregation.

italiano