Rivista LVII (2017) - fascc. 1-2
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
Il recupero dell’antico rappresenta un fenomeno complesso che ha interessato, tra Otto e Novecento, tutte le arti e che in Italia finì per assumere dei significati particolari, determinati sia dall’esigenza di affermare l’identità nazionale del nuovo stato unitario, sia dalla preoccupazione di difendere una secolare tradizione culturale e religiosa. Agli aspetti e alle problematiche relative si è recentemente rivolto il Progetto di Rilevante Interesse Nazionale «Arti figurative e musica nei periodici di area settentrionale dell’Ottocento e del Novecento», promosso da alcune Università italiane allo scopo di valutare il contributo che le riviste hanno assicurato alla produzione artistica e musicale italiana, studiando il dibattito critico sui metodi di recupero, analisi e comunicazione delle arti. Un capitolo significativo all’interno di questa tematica è rappresentato dai movimenti di riforma della musica sacra, impegnati nella rivisitazione del canto gregoriano e della polifonia rinascimentale.
Il presente contributo pone in evidenza la dimensione dell’azione di recupero della musica antica emersa dall’esame di riviste di cultura generale e di opinione diffuse nell’Italia settentrionale, non necessariamente specializzate in musica e in musicologia, ma che discutono anche di musica. Si tratta di periodici che, rivolgendosi a un pubblico vasto ed eterogeneo, parlano molto di recupero dei repertori antichi e di riforma con attenzione alla socialità della musica, agli eventi a essa collegati, al suo messaggio rivolto al pubblico e non solo agli studiosi. Privilegiando il dibattito e le contrapposizioni a sfondo politico, religioso e sociale, sono collettori di istanze, di gusti e proposte didattiche, sensibili agli umori del pubblico, ma capaci anche di condizionarli. Pertanto, affiora un’insolita dimensione della musica, non più ridotta a questioni di genere e di stile, ma vista come espressione autentica di aspettative sociali, culturali e religiose.
Parole chiave: Musica antica; Riforma; Riviste.
SUMMARY
The process of rediscovery of early practices is a composite phenomenon, which affected the whole artistic domain between the nineteenth and twentieth centuries. In Italy, both the need to support the national identity of the newly established state and the concern with preserving an enduring cultural and religious tradition determined such a phenomenon in a way that was peculiar to this country. These issues have been recently addressed by the national project ‘‘Arti figurative e musica nei periodici di area settentrionale dell’Ottocento e del Novecento’’ (Performing arts and music in nineteenth- and twentieth-century periodicals from Northern Italy) supported by a number of Italian Universities. The aim of the project is to reconstruct the debate on the methods of reconstruction, analysis, and communication in the artistic domain in order to assess the impact that journals had on the artistic and musical activities. Careful consideration is devoted to the attempts at reforming sacred music, which were committed to the reappraisal of Gregorian chant and Renaissance polyphony.
This contribution focuses on the restoration of early music as it emerges from the examination of a collection of mainstream journals diffused in northern Italy which were meant for a non-specialist audience and were not specifically devoted to music. The periodicals focus mainly on the restoration of early repertories and reformation issues, with special emphasis on the social dimension of music, its associated spheres of activity and all-embracing attitude. Insofar as they concentrate on political, religious, and social debates, the journals synthesize a wide array of issues, tastes, and pedagogical proposals which proved to be responsive to the audience’s moods and, at the same time, able to exert a significant influence. The resulting approach to music is unusual, insofar as the latter is no longer circumscribed to issues of genre and style, but regarded as a genuine expression of social, cultural, and religious expectations.
Keywords: Early music; Reformation; Journals.
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
La leadership di Angelo De Santi, S.J., nell’ambito del cecilianesimo italiano e`dovuta alla natura del suo contributo: egli è andato alla ricerca dei motivi che rendono la musica, appunto, liturgica. Nei suoi scritti si riconosce il contesto teorico delle qualità della musica, quelle stesse che poi Pio X ha assunto nel motu proprio Tra le sollecitudini (22 novembre 1903); si scopre che De Santi ha riconosciuto la presenza e l’azione di Cristo nell’eucaristia all’origine di un’estetica soprannaturale, propria dell’arte cristiana; ancora prima della promulgazione del motu proprio di Pio X, egli scrive sulla partecipazione attiva e sulla musica quale parte integrante della liturgia, anticipando categorie che il concilio Vaticano II assumerà come proprie. Anche nell’azione, egli ha curato la formazione liturgica degli studenti della Scuola superiore di musica sacra di Roma.
E` possibile formulare una conclusione propositiva nel linguaggio attuale. Il grado di adeguatezza della musica liturgica non riguarda nessuno stile particolare, unico o uniforme della musica, bensì la conformità di essa con Cristo e con la sua azione, che sono al centro della liturgia. Perciò, l’adeguatezza della musica si muove in parallelo alla ricchezza infinita del Cristo, Dio fattosi uomo. Di conseguenza, la ricerca del fondamento teologico della musica liturgica non è un argomento accessorio, anzi, è ciò che apre le possibilità della musica veramente liturgica verso un confine sempre da scoprire.
Ogni celebrazione liturgica parla all’uomo in modi diversi. Si apre così una doppia prospettiva dell’approfondimento teologico: da una parte, la prospettiva dogmatica; dall’altra, la teologia liturgica, vale a dire la teologia di una liturgia in actu. Questo secondo approccio, molto recente, si deve applicare anche alla musica, parte integrante della liturgia. Si rende necessaria una nuova area epistemologica di ricerca: la teologia liturgico-musicale. A questo livello di considerazioni emergono sia i criteri per i compositori di musica – che, nella felice espressione ratzingeriana devono essere esegeti del mistero –, sia il migliore dei contributi per la partecipazione attiva a ogni cerimonia particolare.
Parole chiave: De Santi Angelo; Liturgia; Musica; Teologia liturgico-musicale; «Tra le sollecitudini»; motu proprio; Estetica soprannaturale; conformita` al Logos; Caratteristiche della musica; Santità e bontà delle forme.
SUMMARY
The leadership of Angelo De Santi, S.J., in the context of the Italian Cecilianism is due to the nature of his contribution: he went in search of the reasons that make the music, in fact, liturgical. In his writings we recognize the theoretical context of the qualities of music, those which Pius X took over in the Motu proprio «Tra le sollecitudini» (22 November 1903); it turns out that De Santi has recognized the presence and action of Christ in the Eucharist as the source of a supernatural aesthetics, distinctive feature of Christian art; that even before the promulgation of the Pius X’s Motu proprio, he writes on the active participation and about music as an integral part of liturgy, anticipating categories that the Second Vatican Council will assume as their own. Even in the actions, he was responsible for the liturgical formation of the students of the Superior School of Sacred Music in Rome.
It is possible to draw a propositive conclusion. The suitability of liturgical music does not concern a particular, or unique or uniform style of music, but the conformity of it with Christ and with His saving action, which are at the center of the liturgy. Therefore, the suitability of the music moves in parallel to the infinite riches of Christ, God made man. As a result, the search for the theological foundation of liturgical music is not an accessory argument, indeed, but it is what really opens up the possibilities of liturgical music to an increasingly border to discover.
Every liturgical celebration speaks to man in different ways. This opens a double perspective of theological deepening. On the one hand, the dogmatic perspective; secondly, the liturgical theology, namely, the theology of a liturgy in actu. This second approach, very recent, must also apply to music, an integral part of the liturgy. It calls for a new epistemological area of research: the musical liturgical theology. At this level of consideration, they come out the criteria for the music composers – who, in the happy expression of Ratzinger, must be exegetes of the mystery– and the best contributions for the active participation in each particular ceremony.
Keywords : De Santi Angelo; Liturgy; Music; Musical Liturgical Theology; «Tra le solleditucini»; Motu proprio; Supernatural Aesthetics; Conformity to the Logos; Holyness and goodness of form.
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
Una delle problematiche stringenti nell’indagine sul Cecilianesimo (tra i cui principes è Tebaldini) rimane quella di chiarirne le intenzioni argomentative e interpretative, tra storia ed esegesi critica. In quelle dinamiche, talora intricate e controverse, germinarono gli antesignani dell’approccio storiografico e filologico-ecdotico odierni; a partire dai profetici contributi di Amelli e lungo la ponderosa opera di De Santi, interessando anche la musicologia per così opportuno verificare un tale sistema di ricerca in relazione al canto precarolingio, che si rivelò tra gli inquadramenti piu` sfuocati e indeterminabili nella retrospettiva musicologica d’allora; qui, sovente, il rigoroso taglio storico-critico e documentale si stemperano in una narratio affabulante e romantizzata. Non mancano gli equivoci, pur lasciando intravedere anticipazioni dei futuri assestamenti storiografico-ecdotici in relazione alla polimorfa condizione monodica postcostantiniana e alle innovazioni di Gregorio Magno.
Parole chiave: Archeologia musicale; Prassi ecdotiche; Cecilianesimo; Gregorio Magno.
SUMMARY
One of the pressing problems in investigating Cecilianism (Tebaldini was a protagonist of the Cecilianist movement) is to explain its purpose of reasons and performances, between history and critical interpretation. The pioneering ideas of the current philological and ectodic tools grew in those sometime complex and controversial dynamics, from Amelli’s precursory contribution to De Santi’s outstanding work, involving also secular musicology. To verify this method, it is appropriate to analyze it in order to describe pre-carolingian chant, which was one of the blurriest overviews in the ‘‘retrospective’’ musicology at that time. In this respect, rigorous historical-critical and documentary approach frequently lessens and takes on a fairy-tale and romanticized narrative. There are misinterpretations involved, but overall, it is possible to find historical-ectodic previews of the current situation in connection with polymorphic Constantinian monody and Gregory the Great’s Reform.
Keywords: Musical archeology; Ecdotic praxis; Cecilianism; Gregory the Great.
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SOMMARIO
La politica di riscoperta della musica antica, avviata tra la fine dell’Otto e l’inizio del Novecento dalla nascente musicologia italiana, identificava l’antico con la musica del Cinquecento e con il ‘‘canto gregoriano’’, allora inteso quale espressione più alta, e a tratti mitica, di una perduta monodia cristiana. Essa escludeva, invece, il resto della produzione musicale del periodo medievale.
Anche l’opera di restituzione dell’antico intrapresa da Giovanni Tebaldini si caratterizza per questa prospettiva storica neo-misticista e per un certo culto del passato. Nella didascalia di una sua opera, il Medioevo è «immaginato ed espresso» a partire da una visione spirituale e cattolica della storia umana, nella quale le figure di Dante e di Palestrina, ritenuti i massimi esponenti del Medioevo italiano, sono considerate convergenti e coincidenti, perchè animate dalla stessa identità di spirito cristiano. Questo postulato permette al musicista bresciano di creare tra i due Maestri dell’arte ‘‘italica’’ un’ideale unione, che è consapevolmente diacronica secondo la storia evenemenziale, ma che appare sincronica negli intenti e nelle premesse cristiane delle due rispettive arti poetica e musicale. Cardine di questo Medioevo è la Trilogia sacra dantesco-palestriniana, composta da Tebaldini su commissione ed eseguita in prima assoluta a Ravenna nel 1921, in occasione del sesto centenario della morte di Dante. Il tema tanto caro dell’«affinità tra i due Grandi» rimarrà centrale nel suo operato in campo teorico, musicale e didattico, nonchè nelle sue lezioni in pubblico e nella corrispondenza, in particolare con chi assistè in prima persona all’esperienza della Trilogia: Francesco Balilla Pratella e Santi Muratori.
Parole chiave: Giovanni Tebaldini; Francesco Balilla Pratella; Dante; Giovanni Pierluigi da Palestrina; Musica medievale.
SUMMARY
The discovery of the ancient music started between the end of the nineteenth century and the beginning of the twentieth century. In that period the Italian musicologists identified the ancient music with the sixteenth century music and with the
‘‘Gregorian chant’’, which was considered as the highest expression of the lost Christian monody. They excluded, indeed, the rest of the music production of the Middle Ages.
Giovanni Tebaldini was influenced by the neo-mystical historiographic perspec-
tive and by a certain ‘‘worship’’ of the past. According to Tebaldini, the Middle Ages is ‘‘imagined and expressed’’ taking inspiration from a spiritual and Catholic view of human history, in which the figures of Dante and Palestrina are considered the greatest exponents of the Italian Middle Ages: they are convergent and coincidental, because they are moved by the same Christian spirit. This thought allows the Brescian musician to create an ideal union between the two Italian masters; according to the eventual history, this link is consciously diachronic, but it appears synchronic for their Christian intentions and premises of poetry and music. Tebaldini used this concept of Middle Ages in the Trilogia sacra dantesco-palestriniana, which he composed on commission of the sixth centenary of Dante’s death committee and which was executed in Ravenna in 1921 for these celebrations. The theme of ‘‘affinity between the two Greats’’ remains central in Tebaldini’s work (theoretical, musical and pedagogical production), in his public lectures, and in the correspondence, particularly with the composer Francesco Balilla Pratella and the librarian Santi Muratori, who attended the Trilogia.
Keywords: Giovanni Tebaldini; Francesco Balilla Pratella; Dante; Giovanni Pierluigi da Palestrina; Medieval Music.
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
L’importanza di Giovanni Pierluigi da Palestrina e la riscoperta della polifonia rinascimentale avvenuta fra XIX e XX secolo rappresentano un aspetto rilevante che contraddistingue l’azione dei movimenti di riforma della musica sacra. Fra i maggiori esponenti del cosiddetto movimento ceciliano, Giovanni Tebaldini fu uno dei primi a studiare e trascrivere le composizioni, sacre e profane, del grande compositore romano. Questo contributo mira a evidenziare alcuni aspetti che caratterizzano l’interpretazione dell’opera di Palestrina che Tebaldini elaborò in una serie di conferenze e discorsi pubblici pronunciati in più sedi durante la sua instancabile opera di divulgazione dei contenuti riformatori. Inoltre, in questi scritti è possibile individuare non solo come Tebaldini leggeva e interpretava l’opera di Palestrina, ma anche i criteri che guidavano le sue trascrizioni e, poi, l’interpretazione e l’esecuzione pratica della polifonia rinascimentale. A questo proposito, il saggio del 1894 apparso nella «Rivista musicale italiana» è particolarmente illuminante poichè lo studio dell’opera del Palestrina è condotto con maggiore precisione nell’analisi degli elementi propriamente musicali, con una particolare attenzione agli aspetti melodici delle sue composizioni. Sarà soprattutto la lettura di questo saggio a fornire delle indicazioni utili per comprendere come la ricezione dell’arte palestriniana costituisse un aspetto importante della riforma della musica sacra fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Parole chiave: Giovanni Pierluigi da Palestrina; Giovanni Tebaldini.
SUMMARY
The importance of the figure of Giovanni Pierluigi da Palestrina and the rediscovery of the renaissance polyphony between XIX and XX centuries represent a relevant aspect that marked the action of the movements of the Sacred Music Reform. Among the most fervent Cecilianists, Giovanni Tebaldini was one of the first who studied and transcribed the sacred and profane compositions of the great roman compositor.The purpose of this study is to point out some aspects that characterised the interpretation of the Palestrina’s work that Tebaldini elaborated in a series of conferences and public speeches on several occasions during his tireless work of disclosure about reforming contents. These texts, published inside some posthumous booklets, highlight the reasons why he was involved continuously and systematically on the roman musician. According to these works it is even possible to clarify not only how Tebaldini read and interpreted the Palestrina’s work, but also the criteria that guided his transcriptions, interpretation and execution of the renaissance polyphony. With regard to this aspect, the essay of 1894, appeared inside the periodical «Rivista musicale italiana», is particularly enlightening because here the study of Palestrina’s work is conducted with more precision in an analysis of the properly musical elements, with particular regard inside their melodic aspects. Most of all the reading of this essay will furnish useful information to understand how important was the reception of the Palestrina’s art in the Sacred Music Reform between the end of the XIX and the beginning of the XX century.
Keywords: Giovanni Pierluigi da Palestrina; Giovanni Tebaldini .
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
L’accompagnamento organistico al canto gregoriano conosce, tra l’Ottocento e i primi decenni del Novecento, una storia complessa: lo stile simile a quello del corale tedesco viene gradatamente sostituito, in seguito all’influsso delle teorie di Solesmes sul ritmo gregoriano, da un accompagnamento basato su accordi che sostengono il canto. Il Manuale di Tebaldini, la cui formazione era tedesca, pensava l’accompagnamento ancora in uno stile simile a quello della Scuola di Ratisbona e in particolare di Haberl. Il passaggio allo stile solesmense venne invece compiuto da Giulio Bas, allievo del Tebaldini, verso il quale il maestro fu spesso critico.
Parole chiave: Canto gregoriano; Canto liturgico; Musicologia del secolo XIX; Organo; Accompagnamento organistico; Solesmes; Ratisbona (scuola musicale).
SUMMARY
The history of organ accompaniment to Gregorian Chant in the 19th century and in the first decades of the 20th century is rather complex: a style similar to the German ‘‘Choral’’ was slowly and gradually replaced by accords aimed to support the performance of the chant. This was primarly due to the influence of the theories on Gregorian rhythm developed at Solesmes. Tebaldini, who had studied at Regensburg, proposed in his Manuale accompaniments basically faithful to the Regensburg tradition and particularly to Haberl. Giulio Bas, one of Tebaldini’s pupils, sometimes criticised by Tebaldini, followed the new French principles and style strictly and rigorously.
Keywords: Gregorian chant; Liturgical chant; Musicology in the 19th century; Organ; Organ accompaniment; Solesmes; Regensburg (musical school).
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
Giovanni Tebaldini, grazie alla competente, rigorosa e appassionata attività multiforme, è stato un protagonista del rinnovamento della cultura musicale in Italia tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento.
Questa relazione esamina la sua estetica, fondata principalmente sulla riscoperta e la riproposizione dell’identità musicale italiana, da lui considerata imprescindibile patrimonio dal quale ripartire per un’evoluzione storicamente coerente della creatività musicale. L’indagine inizia dalla formazione – maturata a Brescia (dove era nato), Milano, Regensburg e in altre località della Germania – e si concentra sul suo lavoro di paleografo, trascrittore di partiture di musiche antiche, organizzatore e direttore di ‘‘Concerti storici’’, svolto principalmente a Venezia, Padova e Loreto. Infatti, dagli archivi musicali di quelle citta` egli aveva riesumato composizioni di antichi autori che trascrisse in notazione moderna e, in gran parte, fece pubblicare.
Tebaldini era stato incoraggiato a percorrere la scomoda strada anche dall’amicizia con Giuseppe Verdi e dal suo ‘‘Tornate all’antico e sara` un progresso’’. Fu tra i primi a riportare alla luce i grandi talenti del passato e a riproporre l’esecuzione di musiche del Cinque e Seicento, soprattutto di Scuola Veneta. Dai suoi studi storico-critici si evince che l’italianita` rivendicata non era un’operazione archeologica o un ossequio al nazionalismo; al contrario, la naturale necessità di ridare alla nostra musica la dignita` di un tempo e la funzione di elevazione spirituale, indicando in essa un’autorevole fonte di ispirazione per l’autentico progresso dell’arte del suono, legato all’esperienza umana in senso universale.
Parole chiave: Giovanni Tebaldini; De’ Cavalieri; Gabrieli; Riforma; Trascrizione.
SUMMARY
Thanks to his competent, rigorous and passionate manysided activity, Giovanni Tebaldini was a protagonist of the renewal of the Italian musical culture between the end of the 1800s and the first decennium of the 1900s.
The text wants to examin Giovanni Tebaldini’s aesthetics, mainly based on the renewed interest in and the re-presentation of the Italian musical identity, which he considered to be the essential heritage from which a historically coherent evolution of musical creativity could evolve. The study begins with his education – from Brescia, where he grew up, to Milan, Regensburg and other German cities – and then it focuses on his work as a paleographer, as a transcriber of antique scores, as an organizer and conductor of the ‘‘Concerti Storici’’ that mainly took place in Venice, Padua and Loreto. In fact, from the musical archives of these cities, Tebaldini had revived musical works of composers of the past, transcribing them into modern notation, publicizing a great number of them.
The friendship with Giuseppe Verdi and also Verdi’s saying ‘‘tornate all’antico e sara` progresso’’ [turn to the past and there will be progress] had urged Tebaldini to follow a troublesome route. He was among the first ones to revive the great talents of the past and to repropose the performing of compositions from the 1500s and the 1600s, above all that of the Scuola Veneta. From his historical-critical researches we deduce that the claimed Italianness was neither an archaeological procedure nor a homage to nationalism, but on the contrary, the naturally felt necessity to restore our music’s dignity of the past as well as its function of spiritual elevation, indicating in it an authoritative source of inspiration for an authentic progress in the art of music, connected to the human experience in a universal sense.
Keywords: Giovanni Tebaldini; De’ Cavalieri; Gabrieli; Reform; Transcription.
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SUMMARY
Felip Pedrell (1841-1922) was a composer and a key figure in the origins of musicology in Catalonia as well as in the Spanish area. It is known that he maintained contact by letter with musicologists, musicians, composers and editors from other countries. They discussed problems from daily life as well as aesthetic matters related to the recovery of ancient music, to ensure its conservation and to inspire the flourishing of a musical nationalism in Spain, amongst other issues. One of the personalities Felip Pedrell used to write to, during almost twenty-five years, was Giovanni Tebaldini (1864-1952), an Italian composer and musicologist.
The Biblioteca de Catalunya (Library of Catalonia), in Barcelona, preserves more than eighty documents written by the Italian and addressed to the Catalan. Once exceeded the barrier of the access to these documents —because of the dispersion of documents and the diversity of its possessors, many private and many unaware of the value of the letters—, we find ourselves with the difficulty of interpreting what was written, due to the implicit meanings that may exist and that only the interlocutors know. Moreover, the personal impressions gathered in the letters can be inconsistent with the data from other sources, even autobiographies.
In the case of Pedrell-Tebaldini letters, those barriers become clear, and we should try to overcome them through the comparison with other sources or to assume them as part of the work with ancient manuscript documents. However, it is possible to get their general perspective on ancient music through their letters: the main theme they discussed was the premiere and the aesthetics of the «Pro` leg» of Els Pirineus by Pedrell, a composition that Tebaldini considered as an «evocazione superbamente ideale del grande mondo antico».
Keywords : Ancient music; Pedrell; Tebaldini; Musical nationalism; Epistolary sources; Catalonia.
SOMMARIO
Felip Pedrell (1841-1922) è stato un compositore e una figura chiave nelle origini della musicologia, in Catalogna come nell’area spagnola. E` risaputo che ha mantenuto contatti via corrispondenza con musicologi, musicisti, compositori ed editori di altri paesi. Assieme hanno discusso di problemi della vita quotidiana, così come di questioni estetiche legate al recupero della musica antica, al fine di garantirne la conservazione e, tra gli altri aspetti, sostenere la crescita dell’identità musicale nazionale in Spagna. Una delle personalità a cui Felip Pedrell era solito scrivere, nel corso di quasi venticinque anni, è stato Giovanni Tebaldini (1864-1952), compositore e musicologo italiano. La Biblioteca de Catalunya (Biblioteca della Catalogna), a Barcellona, conserva più di ottanta documenti scritti da Tebaldini e indirizzati a Pedrell. Una volta superata la difficolta` di accesso a questi documenti – dovuta alla dispersione dei documenti e alla quantità dei loro possessori, molti dei quali privati e spesso ignari del valore delle lettere –, occorre affrontare le questioni di interpretazione dei testi, dovute ai significati criptici che possono esservi contenuti e che solo gli interlocutori potevano conoscere. Inoltre, le impressioni e le informazioni personali incluse nelle lettere possono risultare in contrasto con i dati provenienti da altre fonti, anche autobiografiche. Nel caso delle lettere Pedrell-Tebaldini, queste contraddizioni sono evidenti, ed è necessario risolverle nel confronto con altri documenti e attraverso la comparazione critica con delle fonti. Tuttavia è possibile ricostruire la visione della musica antica espressa dai due musicologi attraverso le loro lettere, dove il tema principale della discussione è la prima rappresentazione e l’estetica del «Pro` leg» di Els Prineus di Pedrell, uno spartito che Tebaldini ha considerato come una «evocazione superbamente ideale del grande mondo antico».
Parole chiave: Musica antica; Pedrell; Tebaldini; Nazionalismo musicale; Fonti epistolari; Catalogna.
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
Nel 1892 Giovanni Tebaldini, vicemaestro di cappella e direttore della schola cantorum di San Marco a Venezia, fondava il periodico «La scuola veneta di musica sacra» allo scopo di contrastare la decadenza della musica sacra attraverso la valorizzazione del repertorio dell’antica Scuola Veneta. I criteri adottati da Tebaldini rispondono a una finalita` eminentemente pratica: eseguire e far ascoltare le opere dei piu` insigni maestri del periodo classico della polifonia vocale, proponendo agli abbonati del materiale semplice, con un accompagnamento essenziale, adattato ai limitati mezzi di esecuzione di cui si poteva disporre alla fine dell’Ottocento.
Il presente contributo si prefigge di ricostruire, attraverso l’analisi di alcune trascrizioni di musica antica, sia vocale che strumentale, di Tebaldini (ad esempio il mottetto a cinque voci O sacrum convivium di Andrea Gabrieli e gli Interludi per organo per la Messa della domenica e per la Messa della Madonna dai Fiori musicali di Girolamo Frescobaldi), il metodo di lavoro del musicologo e compositore bresciano, onde rilevarne soluzioni tecniche, orientamenti stilistici, strategie editoriali e linee evolutive.
Parole chiave: Giovanni Tebaldini; Andrea Gabrieli; Girolamo Frescobaldi; La scuola veneta di musica sacra; O sacrum convivium; Interludi per organo; Messa della domenica; Messa della Madonna; Fiori musicali.
SUMMARY
In 1892 Giovanni Tebaldini, vicemaestro di cappella and director of St. Mark’s schola cantorum in Venice, founded the review «La scuola veneta di musica sacra» to contrast with the decline of the sacred music by the employment of the ancient Venetian school repertory. The principles adopted by Tebaldini have eminently a practical end: to execute and to make people hear the works of the most famous masters of the classical period of the vocal polyphony, proposing to the subscribers a simple material, with an essential accompaniment, adapted to the small means of execution available at the end of the 19th century.
The aim of this essay is to rebuild, by the analysis of some Tebaldini’s transcriptions of ancient music, whether vocal or instrumental (e.g. Andrea Gabrieli’s fivevoices motet O sacrum convivium and the Interludi per organo for the Messa della domenica and the Messa della Madonna from Girolamo Frescobaldi’s Fiori musicali), the method of work of the Brescian musicologist and composer, to point out his technical solutions, stylistic tendencies, strategies of edition and evolutional lines.
Keywords: Giovanni Tebaldini; Andrea Gabrieli; Girolamo Frescobaldi; La scuola veneta di musica sacra; O sacrum convivium; Interludi per organo; Messa della domenica; Messa della Madonna; Fiori musicali.
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
Il contributo di monsignor D’Alessi alla storia della scuola polifonica veneta è importante e profondo; sulla scia degli analoghi lavori di Giuseppe Vale e di Raffaele Casimiri, il sacerdote di Treviso fu il primo a richiamare l’attenzione sul patrimonio di musiche polifoniche conservato presso l’Archivio Capitolare del duomo della sua città. Sotto la sua conduzione la Cappella musicale del seminario di Treviso, un complesso davvero notevole per sue dimensioni e per la capacità di affrontare con successo pagine molto impegnative, fu anche una delle più note ed apprezzate compagini polifoniche di tutto il vasto movimento ceciliano. D’Alessi fu un assiduo trascrittore: i frutti del suo lavoro, dai primi tentativi di edizione fino ai bellissimi volumi dedicati a Matteo Asola, sono raccolti in trentatrè casse conservate presso la Biblioteca Capitolare di Treviso. Questo patrimonio non è ancora stato né censito né tantomeno studiato, ma promette molti utili punti di osservazione sulle concezioni filologiche ed estetiche di tutto il cecilianesimo: preservazione dei valori musicali, disposizione ritmica, trasposizioni, aggiunta di segni interpretativi, nel corso dei decenni tutti questi criteri di edizione furono costantemente ridiscussi attraverso soluzioni anche contrastanti mantenendosi sempre allineati con le concezioni piu` recenti della musicologia internazionale. Un fitto epistolario con i colleghi più illustri e le incisioni discografiche, realizzate sempre sulla base di partiture trascritte in prima persona, possono fornire utili riscontri a molte e differenti prospettive di analisi.
Parole chiave : Treviso, Biblioteca Capitolare; D’Alessi; Polifonia; Scuola Veneta; Matteo Asola; Gabrieli; Trascrizioni; Musica ficta.
SUMMARY
The contribution of Monsignor D’Alessi to the history of the polyphonic school of Veneto is important and profound; In the wake of similar works by Joseph Vale and Raphael Casimiri, the priest of Treviso was the first to draw attention to the heritage of polyphonic music kept in the capitular archives of the Cathedral of his city. Under his leadership the musical chapel of the seminary of Treviso, a very remarkable complex for its size and ability to successfully deal with very demanding pages, was also one of the most well-known and appreciated polyphonic compositions of the entire cecilian movement. Monsignor D’Alessi was an assiduous transcriptor: the fruits of his work, from the first attempts of the edition to the beautiful volumes dedicated to Matteo Asola, are collected in 33 cases preserved at the Capitular Library of Treviso. This heritage has neither yet been censed nor studied but promises many useful points of observation on the philological and aesthetic conceptions of the whole cecilianism: preservation of musical values, rhythmic arrangement, transpositions, addition of interpretative signs, over the decades all these criteria of the editions were constantly being rediscovered through conflicting solutions, always aligned with the latest conceptions of international musicology. A dazzling epistle with the most illustrious colleagues and recordings, always made on the basis of transcripts written in person, can provide useful feedback to many different perspectives of analysis.
Keywords: Giovanni D’Alessi; Treviso, Biblioteca Capitolare; D’Alessi; Polyphony; Venetian School; Matteo Asola; Gabrieli; Musica ficta.
Pubblicato anche nel volume monografico: Giovanni Tebaldini (1864-1952) e la restituzione della musica antica. Atti della Giornata di Studio Sala delle Edicole - Corte dell'Arco Vallaresso, Padova 16 novembre 2015 (CSA61)
SOMMARIO
Giovanni D’Alessi (1884-1969), sacerdote, maestro di cappella della cattedrale di Treviso per più di cinquant’anni, musicologo, animatore ceciliano, è stato uno dei primi ricercatori, scopritore e interprete con il suo coro dei tesori musicali della Scuola Veneta del ’500.
Testimonianze di vario tipo e molti documenti della sua opera sono oggi custoditi, appunto, nel Fondo D’Alessi della Capitolare trevigiana. Parte del Fondo è costituito da centinaia di partiture frutto di trascrizioni di musiche polifoniche contenute nei volumi manoscritti e a stampa del secolo XVI presenti nel ricco archivio musicale della Capitolare e numerose da lui eseguite con la cappella musicale del duomo di Treviso durante il suo lungo magistero dal 1913 al 1966. Altro materiale e` formato da documenti, appunti ed elaborati, che hanno accompagnato con rigore e puntiglio la sua ricerca e il suo studio fino al raggiungimento di risultati noti a studiosi di tutto il mondo.
Nel Fondo esistono, infatti, anche due grosse scatole contenenti l’epistolario, che conta più di duemila documenti, tra lettere ricevute e malacopie di sue missive inviate dal 1929 circa al 1969: sono interessanti perchè testimoniano l’evolversi dei suoi interessi culturali e musicologici, l’affermarsi dei molteplici aspetti della sua figura poliedrica di ricercatore, trascrittore e interprete della Scuola Veneziana. Così, oltre a occuparsi dei capolavori dei grandi Gabrieli, Willaert e Croce, ha valorizzato anche le composizioni di Ruffino d’Assisi, ma pure dei maestri di cappella del duomo di Treviso come Francesco Santacroce, Niccolò Olivetto, Teodoro Clinio, Giovanni Nasco, Giovanni Matteo Asola... Per questa sua attività venne a contatto con alcuni dei più grandi musicologi della prima metà del ’900, scambiando con loro materiali, pareri, indicazioni, suggerimenti e scoperte, discutendo su criteri di trascrizione e interpretazione della musica antica, ma anche di prassi esecutiva e repertori. Lo scambio epistolare è diventato corposo soprattutto con studiosi come Raffaele Casimiri, Ippolito G. Rostagno, Giacomo Benvenuti, Charles van den Borren, Knud Jeppesen, Edward Lowinsky, Egon Kenton, Denis Arnold, Siro Cisilino, Laurence Feininger, Renato Lunelli, Enrico Paganuzzi. Ci sono anche interessanti carteggi intercorsi con Nino Rota, la redazione del MGG, quella dell’Enciclopedia Ricordi, la casa discografica Vox di New York e altri ancora.
Parole chiave: Giovanni D’Alessi; Treviso; Biblioteca Capitolare; Cattedrale; Giovanni Gabrieli; Adrian Willaert; Giovanni Croce; Francesco Santacroce; Niccolo` Olivetto; Teodoro Clinio; Giovanni Nasco; Giovanni Matteo Asola; Raffaele Casimiri; Ippolito G. Rostagno; Giacomo Benvenuti; Charles Van den Borren; Knud Jeppesen; Edward Lowinsky; Egon Kenton; Denis Arnold; Siro Cisilino; Laurence Feininger; Renato Lunelli; Enrico Paganuzzi; Nino Rota.
SUMMARY
Giovanni D’Alessi (1884-1969), priest, chaplain of the Cathedral of Treviso for more than fifty years, musicologist, Cecilian animator, was one of the first researchers, discoverer and interpreter with his choir of musical treasures of the Venetian School of the sixteenth century.
Testimonies of various kinds and many documents of his work are now kept, exactly, in the Alessi Fund of the Capitulary of Treviso. Part of the Fund consists of hundreds of scores resulting from transcripts of polyphonic music contained in the manuscript and print volumes of the sixteenth century, present in the rich musical archives of the Capitulary, and numerous of his performances with the musical chapel of the Treviso Cathedral during his long magisterial from 1913 to 1966. Another material is made up of documents, notes and elaborations that have accompanied with rigor and punctuation his research and study until achieving results known to scholars from all over the world.
In fact, there exist in the Fund, two large boxes containing the epistolary, which counts more than two thousand documents, among letters received and bad copies of his letters sent from about 1929 to 1969: they are interesting because they bear witness to the evolution of his cultural and musical interests, the affirmation of the many aspects of his multifaceted figure as a researcher, transcriber and interpreter of the Venetian School. Thus, in addition to occupying himself with the masterpieces of the great Gabrieli, Willaert and Croce, he also valued the compositions of Ruffino of Assisi, but also of the chaplains of the Treviso Cathedral, such as Francesco Santacroce, Niccolo` Olivetto, Teodoro Clinio, Giovanni Nasco, Giovanni Matteo Asola ... Through his activity he came into contact with some of the greatest musicologists of the first half of the 20th century, exchanging materials, opinions, suggestions, and discoveries with them, discussing criteria for transcription and interpretation of ancient music, as well as executive practices and repertoires. The epistle exchange has become overwhelming with scholars such as Raffaele Casimiri, Ippolito G. Rostagno, Giacomo Benvenuti, Charles Van den Borren, Knud Jeppesen, Edward Lowinsky, Egon Kenton, Denis Arnold, Siro Cisilino, Laurence Feininger, Renato Lunelli and Enrico Paganuzzi. There are also interesting postcards with Nino Rota, the editing of the MGG, the Encyclopedia Records, the Vox record company in New York and many more.
Keywords: Giovanni D’Alessi; Treviso; Biblioteca Capitolare (Chapter Library); Cathedral; Giovanni Gabrieli; Adrian Willaert; Giovanni Croce; Francesco Santacroce; Niccolo` Olivetto; Teodoro Clinio; Giovanni Nasco; Giovanni Matteo Asola; Raffaele Casimiri; Ippolito G. Rostagno; Giacomo Benvenuti; Charles Van den Borren; Knud Jeppesen; Edward Lowinsky; Egon Kenton; Denis Arnold; Siro Cisilino; Laurence Feininger; Renato Lunelli; Enrico Paganuzzi; Nino Rota.
SOMMARIO
L’eterodosso Pietro Speciale da Cittadella (1478-1554) trascrisse nel Liber sextus della sua opera maggiore, il Tractatus de gratia Dei, le due lettere che scrisse a un teologo francescano chiamato «Bernardinum Sacrae Theologiae Professor». L’interessante controversia sulla natura del libero arbitrio e sull’onnipotenza di Dio – che arriva al paradosso della sua inconsistenza – mette alla prova il teologo francescano, del quale Pietro Speciale riporta verbatim l’argomentazione canonica. Questo contributo ha lo scopo di ricostruire l’identità storica di questo Bernardinum, identificato con Bernardino Ardeo, e di approfondire l’ambiente culturale padovano nel quale maturò la propria consapevolezza teologica: non era passato molto tempo infatti dalla relazione del vescovo Carafa a papa Clemente VII sulla pericolosa setta eretica che aveva avuto, nel convento antoniano, le sue radici. In Appendice segue la trascrizione delle due lettere (dal Ms Lat. III, 59 - Biblioteca Nazionale Marciana).
Parole chiave: Pietro Speciale; Bernardino Ardeo; Libero arbitrio; Padova; Riforma.
SUMMARY
The heterodox Pietro Speciale da Cittadella (1478-1554) transcribed in the Liber sextus of his major work, the Tractatus de gratia Dei, two letters he wrote to a Franciscan theologian called Bernardinum, known as Sacrae Theologiae Professor. The interesting controversy about the nature of free will and God’s omnipotence – that comes to the paradox of his inconsistency – tested the Franciscan theologian, whose canonical argument were reported verbatim by Pietro Speciale. The aim of this essay is to reconstruct the historical identity of this Bernardinum, identified with Bernardino Ardeo, and to deepen the cultural background in which he developed his theological awareness: in fact, the severe canonical relation of bishop Carafa to Pope Clement VII, De Lutheranorum haeresi, on the dangerous heretical sect that had its roots in the Paduan community, was still concerned. In the Appendix follows the transcription of the two letters (from Ms Lat. III, 59 Biblioteca Nazionale Marciana).
Keywords: Pietro Speciale; Bernardino Ardeo; Free will; Padua; Reformation.
SOMMARIO
Trascrizione e contestualizzazione della relazione ufficiale sulla conversione e il battesimo di un giovane ebreo di Cremona (Abraam Alpronth), inviato dai genitori a istruirsi nella Legge mosaica nella yeshiva di Padova nel 1581. L’anno dopo il sedicenne Abraam entra nella basilica di Sant’Antonio: attratto e commosso chiede di essere formato nella fede cristiana. Vinte le forti resistenze del padre e della comunità ebraica davanti ai rettori della città nel palazzo pretorio, il 26 agosto 1582 viene solennemente battezzato in basilica dal vescovo Federico Corner, e pochi giorni dopo chiede di essere accettato come novizio tra i francescani conventuali del Santo, divenendo poi sacerdote e maestro in teologia.
Parole chiave: Alpronth Abraam; Padova; Comunita` ebraica; Basilica di S. Antonio; Francescani conventuali; Corner Federico vescovo.
SUMMARY
Transcription and contextualization of the official report on the conversion and baptism of a young jew of Cremona (Abraham Alpronth), sent by his parents to to be instructed in the Mosaic Law in the yeshiva of Padua in 1581. A year after, the sixteen year old Abraham enters the Basilica of Saint Anthony: attracted and moved, asks to be formed in the christian faith. Overcoming the strong resistance of the father and the Jewish community before the rulers of the city in the praetorian palace, on 26th August 1582 was solemnly baptized in the basilica by bishop Frederick Corner, and a few days later asks to be accepted as a novice among the Conventual Franciscans at the basilica, eventually becoming a priest and teacher in theology.
Keywords : Alpronth Abraam; Padua; Yewish Comunity; Basilica of St. Anthony; Franciscans conventual; bishop Corner Federico.