Rivista LI (2011) - fascc. 2-3

Luciano Bertazzo
pp. 297-306
Padre Vergilio Gamboso ofmconv (1929-2011) In memoriam
II.11.23.01
Italiano
Atti del Convegno: 'Varia et inmensa mutatio'
Luca Baggio - Luciano Bertazzo
pp. 307-313
Introduzione
II.11.23.02
Italiano
Luciano Bertazzo
pp. 315-330
Il capitolo generale OMin. di Padova del 1310
II.11.23.03

Normal 0 14 SOMMARIO

Il contributo parte dall'analisi della bolla del vescovo di Ceneda, Manfredo di Collalto, che concede, su richiesta dei frati del convento padovano, con il permesso del vescovo diocesano Pagano della Torre, l'usuale indulgenza di quaranta giorni, in occasione della traslazione del corpo di sant'Antonio. Traslazione che avviene in concomitanza con il capitolo generale dei fati Minori fissato a Padova nel precedente capitolo di Tolosa (1307). Viene rilevata l'importanza del capitolo generale nella prassi francescana e la scelta del convento padovano – importante centro di studi e della tradizione della Communitas – in un momento in cui le tensioni all'interno dell'Ordine stanno raggiungendo l'apice. La memoria di santità di Antonio avrebbe potuto essere il punto di legame tra le due anime che si dibattevano nell'Ordine minoritico. In appendice viene edita l'edizione diplomatica della bolla di indulgenza di Manfredo di Collalto e una di poco precedente, rilasciata dall'arcivescovo di Ravenna Rinaldo di Concorezzo.

SUMMARY

The article presents the study of the note of the Bishop of Ceneda, Manfredo of Collalto. He gives the usual indulgence of forty days during the translation of the body of St. Anthony, as requested by the friars of the convent in Padua with the permission of the diocesan Bishop Pagano della Torre. The translation coincided with the general congress of the friars Minor in Padua, the place decided in the last chapter of Toulouse (1307). It notes the importance of general chapter in Franciscantradition and the choice of the convent in Padua – an important center of learning and an tradition of Communitas – at a time when tensions were reaching a peak within the Order. The memory of the holiness of Anthony would have been the point of connection between the two souls struggling in the Order of Minors. A diplomatic edition of the indulgence note of Manfredo is published in the appendix together with a slightly earlier note issued by the Archbishop of Ravenna, Rinaldo of Concorezzo
 

Italiano
Luca Baggio
pp. 331-363
Le committenze dei cantieri architettonici del Santo di Padova dal 1231 al 1310
II.11.23.04

SOMMARIO
 

L'intervento prende in considerazione la committenza della basilica antoniana dalla morte di sant'Antonio (1231) al 1310. L'indagine cerca di far emergere il punto di vista dei francescani, nei suoi intrecci con le esigenze della componente laica della committenza (il Comune di Padova, finanziatore del cantiere dal 1265 in poi)

Sono ripercorse le diverse fasi storiche del contesto padovano e vengono analizzate, in parallelo, alcune fonti scritte prodotte dai frati Minori, in particolare due narrazioni agiografiche di sant'Antonio, la Vita prima o Assidua (1232 ca.) e la Vita Raymundina (post 1293). In questi testi sono individuate alcune immagini che sembrano essere state utilizzate nel progetto architettonico: la città di Padova come Ierusalem nova (Assidua), e come mons sanctus (Raymundina).

Le immagini agiografiche possono aver contribuito a definire la forma architettonica anomala del Santo: un impianto basilicale con copertura a cupole, di cui una conica (con richiamo al Santo Sepolcro di Gerusalemme). Queste esigenze comunicative poterono convivere con la scelta di utilizzare come modello architettonico la basilica di San Marco di Venezia: in tal modo la chiesa del Santo compiuta entro il 1310 era in grado di comunicare significati simbolici diversificati, sia di tipo religioso (la santità «francescana» di Antonio), sia di tipo politico (Antonio nuovo protettore della città).

SUMMARY

 

 

This article considers the architectural patronage of the Santo from St. Anthony's death (1231) to the 1310, and focuses in particular on the Franciscans friars' needs and wishes, interwomen as they were with those of the laity (the Comune of Padua, the finaciers of the works from 1265 onwards).

 

 

The different phases of the historical context of Padua are retraced and analyzed in conjunction with two written sources produced by the Friars Minor, the hagiographical narratives of St. Anthony's life, the “Vita prima” or “Assidua” (c. 1232) and the “Raymundina” (post 1293). Images rmerge from these two texts that appear to have been used in the architectural project of the Basilica, namely the city of Padua as Ierusalem nova (“Assidua”), and as mons sanctus (“Raymundina”).

The hagiographical images may have helped define the anomalous aspect of the architecture of the Santo: a basilica with domes, including a cone (with reference to the Holy Sepulchre in Jerusalem). The need to communicate such messages would find a perfect solution in the decision to use the church of Saint Mark's in Venice as architectural model; thus the Santo by 1310 was able project diverse symbolic meanings, both religious (such as the “Franciscan” holiness of Anthony), and political (Anthony as the new patron saint of the city).

Italiano
Giovanna Valenzano
pp. 365-379
Il cantiere architettonico del Santo nel 1310
II.11.23.05

SOMMARIO
 

L'intervento si propone di rimeditare sulle ipotetiche fasi duecentesche e di primo trecento della basilica di Sant'Antonio che sono state proposte negli studi.

La perdita dei libri di fabbrica del cantiere preposto alla costruzione dell'edificio, relativamente al periodo qui considerato, rende molto problematico delineare lo sviluppo delle vicende costruttive della chiesa. I documenti a disposizione sono diversi e di vario genere, nati tutti per altri scopi, che solo indirettamente offrono alcuni dati in possibile relazione con le fasi edilizie. In particolare, vengono ampiamente discussi i contenuti e l'attendibilità della Visio Egidii del giudice padovano Giovanni da Nono, che descrive la basilica antoniana nel suo aspetto agli inizi del trecento.

Dall'analisi della struttura architettonica, in particolare dei sottotetti e dello straordinario sistema dei percorsi che permetteva, e ancora permette, di percorrere tutto l'edificio all'interno e all'esterno, viene sottolineata una certa unità progettuale e la possibilità che il sistema delle cupole possa essere stato realizzato prima e non dopo il 1310. L'espressione «varia et inmensa mutatio», contenuta nell'indulgenza del vescovo Manfredo, viene collegata alla creazione del deambulatorio e delle cappelle radiali, che fanno assumere all'edificio il tipico schema della chiesa di pellegrinaggio.

SUMMARY

 

 

This article aims to meditate on the hypothetical stages of the thirteenth and early fourteenth century of Saint Anthony's basilica in the studies that have been proposed.

 

 

The loss of the books of the factory in charge of the construction site building for the period considered here makes it very difficult to outline the development of the events of the church building. The available documents are different and varied, born for other purposes, which only indirect provide some data in connection with the building phases. In particular, are extensively discussed the contents and reliability of the Visio Egidii of the Paduan judge Giovanni da Nono, which describes the basilica of Saint Anthony in its appearance in the early fourteenth century.

An analysis of the architectural structure, in particular the attics and the extraordinary system of routes that allowed, and still allow, to travel throughout the building from the inside and from the outside, emphatizes a certain unity of design and the possibility that the domes' system may have been made before and not after 1310. The expression “varia et inmensa mutatio”, contained in the indulgence of Bishop Manfredo, is linked to the creation of an ambulatory and the radial chapels, which makes the building assume a typical pattern of a church of pilgrimage

Italiano
Lamberto Briseghella
pp. 381-388
Sistemi costruttivi medievali a Padova
II.11.23.06

Normal 0 14

SOMMARIO

Dopo un'illustrazione di alcuni monumenti padovani nel duecento, si propone un confronto fra strutture medievali padovane, tra le quali particolare attenzione va alla basilica del Santo e al palazzo della Ragione. Materiali, archi, volte e cupole si presentano spesso in forma originale dimostrando la presenza di enzigneri e fraglie di muratori molto documentati.

In seguito si accenna alle conoscenze medievali di statica, cinematica e dinamica e allo sviluppo storico di tali discipline applicate alle strutture, peraltro senza arrivare a Poleni, presidente della Veneranda Arca del Santo, che tali monumenti ebbe a conservare dopo i singolari disastri del Settecento.

SUMMARY

After illustration of medieval monuments in Padua, I propose a comparison between medieval Padua structures, including special attention to the Basilica del Santo and the Palazzo della Ragione. Materials, arches, vaults and domes are frequently presented in their original form showing the particular presence of a lot of enzigneri and fraglie.

Mention following the medieval knowledge of statics, kinematics and dynamics and historical development of these disciplines applied to structures, but without reaching Poleni, president of the Veneranda Arca del Santo, who had to preserve these monuments after the singular disasters of the eighteenth century.

Italiano
Barbara Hein
pp. 389-416
L'iconografia della basilica di Sant'Antonio nel Trecento
II.11.23.07

Normal 0 14 SOMMARIO
 

L'articolo prende in esame le raffigurazioni trecentesche della basilica di Sant'Antonio. Si tratta delle seguenti opere: a Verona, l'arca di Cangrande della Scala; a Padova, la tomba di Ubertino da Carrara, gli affreschi di Giusto de' Menabuoi nel battistero della cattedrale e nella cappella del beato Luca Belludi al Santo, e quelli di Jacopo Avanzi e di Altichiero nella cappella di San Giacomo e nell'oratorio di San Giorgio, sempre presso la basilica antoniana. Oltre alle raffigurazioni esplicite e chiaramente riconoscibili, vengono qui considerate anche quelle che probabilmente rielaborano liberamente le forme dell'architettura reale.

Il riesame delle singole opere tiene conto del loro contesto originario e tenta una valutazione complessiva per inquadrare la percezione del Santo all'epoca. Oltre alla raffigurazione degli elementi più caratteristici dell'esterno, come le cupole, le torri, la facciata e il giro absidale, nella seconda metà del XIV secolo si trovano anche dei riflessi degli ambienti interni, tra cui suscita un certo interesse l'abside poligonale. Viene inoltre segnalato un probabile richiamo al tramezzo trecentesco della basilica nel ciclo pittorico di Altichiero nell'oratorio di San Giorgio.

SUMMARY

 

 

The article examines the fourteenth-century representations of the St. Anthony Church. They include works in Verona – the ark of Can Grande della Scala, in Padua – the tomb of Ubertino da Carrara, the frescos by Giusto de' Menebuoi in the baptistery of the cathedral and in the Conti chapel at Saint Anthony Church and those by Jacopo Avanzo and by Altichiero in St James chapel and in St. George oratory, both in the St. Anthony Basilica. In addition to the clearly recognizable depictions, in this article the author considers free representations of real architectural forms.

The review of individual works takes into account their original context and tries to make an overall assessment of the perception of the Basilica at that time. In addition to the description of the most characteristic elements of the exterior, such as domes, towers, fa¢ade and around the apse, in the second half of the fourteenth century there are also reflections of the interiors, including arouses some interest in the polygonal apse. It is also noted a probable reference to partition of the church in 14th century in fresco cycle by Altichiero in St George oratory.

 

 

Italiano
Serena Romano
pp. 417-430
La sala capitolare del Santo di Padova: gli eventi del 1310
II.11.23.08

SOMMARIO
 

Nell'articolo viene ripreso in esame il complesso pittorico della sala capitolare del Santo. L'analisi è soprattutto storica e iconografica: la lettura in particolare della scena del Martirio dei francescani a Marrakesh, e della teoria di santi e profeti ritratti sulle due pareti corte, consente di cogliere lo speciale significato del programma, concentrato sui temi del martirio e della sofferenza, da comprendere in stretta relazione con la persona di Antonio, le sue vicende biografiche e le sue aspirazioni al martirio. L'avvenimento che originò la nascita del programma fu la traslazione delle spoglie di Antonio, effettuata in concomitanza con la «varia et inmensa mutatio» del 1310.

SUMMARY

In this article we analyze the frescoes in the chapterhouse of the Santo. It has been an iconographical and historical approach, aiming to understand the meaning of the whole program and especially of one narrative scene, the Martyrdom of the Franciscan Friars at Marrakesh, which has strong links with Anthony's life and mystic experiences. Moreover, the two rows of saints and prophets on the northern and southern walls show an insistence on mystic themes like pain and decay, linked to the great event of St.Anthony's translation in 1310.

Italiano
Alessandro Simbeni
pp. 431-451
Le pitture del 'parlatorio' nel convento di Sant'Antonio e l'intervento di Giotto
II.11.23.09

Normal 0 14

SOMMARIO

L'autore, dopo aver affrontato la questione riguardante l'uso del termine parlatorio nelle fonti documentarie relative alla basilica del Santo, propone una distinzione tra il parlatorio adiacente alla sala capitolare e l'altro parlatorio utilizzato per le riunioni del Terz'Ordine, situato a fianco dell'ingresso principale del convento. I frammenti pittorici presenti nel parlatorio posto a fianco della sala capitolare raffiguravano due grandiosi Ligna vitae, uno cristologico e l'altro francescano, i quali andavano a completare il programma iconografico del Capitolo. L'autore, analizzando la tradizione iconografica del Lignum vitae nella pittura italiana del Trecento, riconduce la paternità di tali frammenti a Giotto e alla sua bottega, ribadendo una datazione degli stessi verso il 1303.

SUMMARY
 

The author, after having discussed the issue concerning the use of the term parlatorio in the documentary sources relating to the Basilica of the Santo, proposes a distinction between the parlour contiguous to the Chapter house and the other parlour used for meetings of the Third Order, located on the side of the main entrance of the convent. The pictorial fragments present in the parlour contiguous to the Chapter house represent two great Ligna vitae, one Christological and one Franciscan, which complete the iconographic program of the Chapter house. The author, analyzing the iconographic tradition of the Lignum vitae in Italian painting of the fourteenth century, proposes the authorship of these fragments to Giotto and his workshop, with a datation about the year 1303.

Italiano
Tiziana Franco
pp. 453-464
Aspetti di iconografia francescana intorno al 1310
II.11.23.10

SOMMARIO
 

Il saggio prende avvio dalla considerazione delle lunette sopra l'antico ingresso alla sacrestia della basilica del Santo che, pur molto ridipinto, è riferibile a un artista veneziano operante agli inizi del Trecento. Nello stesso torno di tempo l'attività di pittori lagunari nella terraferma veneta risulta d'altronde tutt'altro che isolata, convivendo e interagendo con il primo affermarsi delle novità giottesche, in molti casi proprio in chiese e conventi dei frati Minori. La lunetta padovana presenta, inoltre, una raffigurazione congiunta dei santi Francesco e Antonio, offrendo l'occasione per un quadro d'insieme sull'iconografia dei due santi francescani in ambito veneto nei decenni intorno al 1310, quando si compie la varia et inmensa mutatio della basilica antoniana.

SUMMARY
 

The essay begins with the study of the lunette above the ancient entrance to the sacristy of the Basilica of St. Anthony that is, though re-painted, attributable to a Venetian artist working in the early fourteenth century. In that time, moreover, the activity of painters from Venice in mainland is not uncommon, living together and interacting with the new style of Giotto, in many cases just in churches and convents of Friars Minor. The Padua lunette is also a joint representation of St. Francis and St. Anthony, offering an overview on the iconography of the two Franciscan saints in Veneto in the decades around 1310, when the varia et inmensa mutatio of St. Anthony Basilica takes place.

 

Italiano
Hisashi Yakou
pp. 465-474
Il martirio e la missione francescana in Asia nell'arte italiana del primo Trecento
II.11.23.11

SOMMARIO
 

Il Martirio dei missionari francescani, raffigurato nella sala capitolare del convento padovano, è un tema nuovo nell'iconografia cristiana, qui attestato per la prima volta. È un'invenzione, il cui significato, nella sua complessità, non sembra ancora chiarito in modo esauriente. Il presente studio sottolinea il senso di attaccamento ai corpi dei martiri, riconoscibile nei dipinti e nella narrazione del tardo Medioevo, e indaga la connotazione specifica della scena, prendendo lo spunto dall'osservazione dei due affreschi di Ambrogio Lorenzetti, un altro Martirio e San Ludovico di Tolosa davanti a Bonifacio VIII, originariamente collocati uno accanto all'altro in un uguale ambiente, cioè il Capitolo del convento francescano di Siena. Vedendo il riferimento all'esortazione di Angelo Clareno nella figura di san Ludovico in atto di sottomissione al pontefice, si desume che la scena del Martirio nel Capitolo padovano, dovunque sia avvenuto l'episodio storico, possa alludere all'ideale missionario degli spirituali, e inoltre si sottolinea il valore sostitutivo dell'immagine visiva che sopperisce alla mancata presenza, in questo luogo, delle reliquie. Considerando anche altre presenze figurative, quali la doppia Arbor vitae nell'andito, va debitamente tenuto conto del riflesso delle concezioni care agli Spirituali, anche nel contesto di Padova.
 

SUMMARY

The fresco by Giotto's workshop entitled «Martyrdom of Franciscan Missionaries», which is found in the Chapter House of the Paduan convent, was the newest subject in the history of Christian art. Specifically, the implications of this work have not been sufficiently clarified in terms of its complexity. The present study draws attention to a remarkable sense of attachment to the martyrs' bodies that is discernible in the paintings and the narratives during the Late Middle Ages. Additionally, it explores the specific connotations of the martyr scenes by taking a cue from two other frescoes by Ambrogio Lorenzetti, i.e., «Martyrdom» and «St. Louis of Toulouse before Pope Boniface VIII», which were originally placed next to one another in a similar environment (i.e., the Chapter House of the Franciscan Convent in Siena). Since the reference to Angelo Clareno's exhortation can clearly be seen in the figure of St. Louis, who is depicted in an act of submission before the Pontiff, we can deduce that the scene of «Martyrdom» alludes to the missionary ideals of the Spiritual Franciscans. Furthermore, the alternative character of the visual images, which could substitute for the actual relics associated with such events, is examined. In the context of Padua, a reflection of the Spiritual Franciscans' ideas should be duly taken into account when one considers other circumstances, such as the presence of a double representation of «Arbor Vitae» in the passage next to the Chapter House.

Italiano
Donal Cooper - Janet Robson
pp. 475-489
Assisi e Padova, penitenza e taumaturgia: due esperienze diverse di pellegrinaggio nel primo Trecento
II.11.23.12

SOMMARIO
 

Il contributo si propone di esaminare la trasformazione, contemporanea e tuttavia diversa, dell'altro grande santuario dell'Ordine francescano all'inizio del Trecento, la tomba di san Francesco ad Assisi. Nel caso padovano l'ubicazione della basilica del Santo offriva le condizioni idonee a un'espansione architettonica della stessa. Allo stesso modo, il luogo della sepoltura di sant'Antonio favoriva la traslazione del corpo del santo, nonché la rimozione da questo di parti anatomiche con funzione di reliquie mobili. Niente di tutto ciò era possibile ad Assisi. L'angusta topografia del Collis Paradisi precludeva la costruzione di un ambulatorio che facilitasse l'accesso all'altare maggiore della basilica inferiore. La sepoltura originaria di san Francesco nel 1230 sotto l'altar maggiore è stata oggetto di grandi controversie e, mentre gli studiosi francescani continuano a dibattere sullo specifico assetto della tomba duecentesca, sembra comunque assodato che il corpo del santo fosse inaccessibile e, quasi sicuramente, invisibile, sepolto ben al di sotto del piano dell'altare maggiore. Per ciò che riguarda le reliquie mobili, gli inventari della sacrestia della basilica assisiate registrano capelli di san Francesco, frammenti del saio del santo e fiale contenenti il sangue delle stimmate, ma nessuna importante reliquia che possa essere paragonata alla lingua o al mento di sant'Antonio. Il contributo intende esaminare come i frati di Assisi, invece di insistere sul valore taumaturgico della tomba di san Francesco, intesero valorizzare i benefici penitenziali del pellegrinaggio connessi alla concessione di indulgenze. Fondamentale in questo senso fu il richiamo esercitato dall'indulgenza annuale del Perdono (1-2 agosto), associata alla Porziuncola. Sebbene la Porziuncola e la basilica di San Francesco si trovassero in seguito a competere per l'attenzione dei pellegrini essendo state assegnate a rami separati dell'Ordine, nel XIV secolo l'indulgenza del Perdono era amministrata dal custode del Sacro Convento mentre le offerte dei pellegrini erano raccolte nella sacrestia della basilica. La testimonianza del 1300 della beata Angela da Foligno conferma il ruolo centrale giocato dalla basilica nella celebrazione del Perdono. L'enfasi posta sulla penitenza e sulla confessione, fondamentali per ricevere un'indulgenza, offre nuove prospettive interpretative sugli affreschi delle prime due decadi del Trecento della basilica inferiore e, in particolar modo, nella cappella della Maddalena e sui cicli dei transetti.

SUMMARY

This paper assesses the contemporary but divergent development at the start of the Trecento of the other major shrine of the Franciscan order besides the Santo, the tomb of Saint Francis at Assisi. In Padua, the burial of Saint Anthony and the site of the Santo basilica allowed for architectural expansion, the translation of the holy cadaver, and the removal of key body parts to provide portable relics. At Assisi, none of these initiatives was possible. The restricted topography of the Collis Paradisi precluded the addition of ambulatory spaces to ease access to the high altar of the Lower Church. Saint Francis's original burial below the high altar in 1230 had been the cause of much controversy and, while Franciscan scholars continue to debate the nature of the Duecento burial arrangement, it seems that Francis's body was inaccessible and almost certainly invisible, buried deep below the high altar platform. In terms of portable relics, the sacristy inventories of the basilica record phials with the blood from the Stigmata, Francis's hair, his habit, but no major corporeal relics to compare with those of Saint Anthony's tongue or jaw bone. This paper discusses how the friars at Assisi, rather than stressing the thaumaturgical power of Francis's shrine, sought to emphasise the pentitential benefits of pilgrimage, linked to the grants of indulgences. Central to this was the growing appeal of the annual Perdono indulgence at the Porziuncola (August 1/2). While the Porziuncola and Assisi were later to compete for the attention of pilgrims, being given to separate branches of the Order, in the fourteenth century the Perdono indulgence was administered by the Custodian of the Sacro Convento and the alms donated by pilgrims were collected in the Sacristy of the Basilica. Angela of Foligno's account of 1300 confirms the central role of the Basilica in the celebration of the Perdono. The stress on penitence and confession, essential for the successful receipt of indulgences, allows new readings of the frescoes executed in the Lower Church in the first two decades of the Trecento, especially the Magdalen Chapel and transept cycles.

Italiano
Louise Bourdua
pp. 491-510
'Master' plans of devotion or daily pragmatism? The dedication and use of chapels and conventual spaces by the friars and the laity of the Santo 1263-1310
II.11.23.13

Normal 0 14 SOMMARIO
 

In una rilettura della documentazione esistente, il contributo analizza gli aspetti spaziali e funzionali della chiesa e del convento di Sant'Antonio tra gli anni 1263 e 1310. Indaga sulle competenze giurisdizionali e il diritto di accesso in alcune aree e zone basilicali, quali le cappelle, gli altari e gli spazi conventuali, ponendo particolare attenzione alla possibilità di accesso delle donne a queste aree.

SUMMARY

Based on a reappraisal of the documentation, this essay explores aspects of space and function in both the church and convent of Saint Anthony from c. 1263 until 1310. It seeks to understand who had jurisdiction and access over certain areas such as chapels, altars and conventual spaces, paying particular attention to the access of women.

Inglese
Appendici
Giuliano Abram - Gennario Di Lascio - Luigi Serio
pp. 514-536
Recenti lavori di manutenzione straordinaria agli edifici del Santo
II.11.23.14

SOMMARIO
 

È in corso un ciclo di importanti lavori di manutenzione straordinaria della basilica del Santo e degli altri edifici del complesso antoniano. L'articolo propone un contributo descrittivo, redatto dalla direzione dei lavori. Il testo è integrato da alcune tavole grafiche e da numerose fotografie che permettono di «vedere» i cantieri a chi ne «ascolta» la storia attraverso la presente veloce relazione.

Non porta ancora nuovi contributi alla discussione sulla storia della basilica, ma si illude intanto almeno di infilare dei sassolini nelle scarpe di chi sarà in grado di trarre delle conclusioni.
 

SUMMARY
 

Some extraordinary maintenance works are in progress at the Basilica of Saint Anthony and in other buildings in Basilica complex. The article proposes a descriptive contribution, drawn up by Department of Works. The text is supplemented by some graphic boards and several pictures that allow those who «hear» the history through this quick report to «see» the sites.

This article does not adduce any new contributions to the discussion on the history of the Basilica, but it shows the working progress in the sites.

 

Italiano
Giorgio Socrate
pp. 537-556
Restauro e intervento di ricollocazione degli affreschi trecenteschi staccati nell'andito della portineria del convento del Santo
II.11.23.15
Italiano