Rivista LI (2011) - fasc. 1
< Il contributo delinea la storia cinquantenaria della rivista «Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte», espressione del Centro Studi Antoniani della Basilica del Santo, di cui è espressione scientifica in un connubio inscindibile. Una rivista che ha iniziato la sua pubblicazione nel 1961 (anche se pensata fin dal 1956) e che idealmente si ricollega alla prima serie, con lo stesso titolo, pubblicata dal 1928 al 1932 in concomitanza con l'anno centenario antoniano della morte. Il contributo ripercorre la storia del CSA e della rivista: dall'entusiasmo progettuale, alla difficoltà nel garantire una continuità redazionale, alle tensioni sulla specificità «antoniana» della rivista, fino al coinvolgimento di centri e studiosi di altre realtà che hanno permesso di allargare il quadro interpretativo di quello che possiamo chiamare «fenomeno antoniano». Una peculiarità «antoniana» riletta nel quadro del francescanesimo in cui si colloca la vicenda di sant'Antonio e del centro santuariale padovano, importante epicentro del minoritismo nella sua evoluzione storica.
The contribution presents the history of fifty years of the magazine “Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte”, that is an expression of the Study Center of the Basilica of St. Antony (CSA), which is expressed in a scientific inseparable combination. The magazine began publication in 1961 (even if it was imagined since 1956) and it was ideally connected to the first series, with the same title, published from 1928 to coinciding 1932 coincident with the centenary year of Anthony's death. The article traces the history of the CSA and magazine: from the enthusiasm for this new project, the difficulty in ensuring continuity editing, the tensions on the specific “Anthony” of the magazine, to the involvement of centers and scholars in other situations that have allowed to widen the interpretative framework of what we might call “phenomenon Anthony”. An “anthonian” peculiarity reinterpreted as part of the Franciscan order in which lies the story of St. Anthony and the center of the shrine in Padova, that is an important epicenter of Minors in its historical evolution.
Mediante lo spoglio del centinaio abbondante di volumi nella seconda serie della rivista «Il Santo» (1961-2010), è possibile costatare che i contributi dell'area teologica in essa ospitati nel cinquantennio hanno prodotto un'insperata ricchezza per quanto riguarda la conoscenza della personalità e della dottrina del Dottore Evangelico. Non c'è paragone tra quel che possediamo ora e quello di cui si disponeva antecedentemente: nel succedersi delle annate si nota un crescendo di conoscenza e di approfondimento della vita e del pensiero del santo di Padova.
L'edizione critica delle prime «legendae» da parte di padre Giuseppe Abate, dell'antica sermonistica sul Santo curata da padre Vergilio Gamboso, gli studi sull'originario culto liturgico e la recezione della sua figura nella memoria cittadina e nella devozione popolare con la celebrazione di alcuni importanti colloqui interdisciplinari, l'unica ricognizione scientifica del suo corpo dopo quella di san Bonaventura nel 1263, e infine l'analisi storico-critica delle biografie nel convegno del 1995 per l'VIII centenario della sua nascita hanno restituito certezza e completezza alla figura umana e spirituale del giovane canonico di Coimbra misteriosamente attratto nell'alveo del francescanesimo delle origini.
Già prima dell'edizione critica dei Sermones dominicales et festivi del Santo (1979) la rivista aveva circuito il pensiero antoniano nelle sue linee generali e in interessanti dettagli con gli apporti dottrinali del suo primo direttore padre Samele Doimi e di altri teologi e biblisti, ma è soprattutto con l'importante congresso internazionale su «Le fonti e la teologia dei sermoni antoniani» del 1981 che l'Opus evangeliorum è stato sottoposto a uno scavo analitico complesso nelle sue radici culturali canonicali e vittorine, negli aspetti strutturali e letterari del sermo, nell'eccedenza delle sue fonti biblico-patristiche, nella primalità dell'intenzione pastorale, nella sovrabbondanza dei suoi richiami alla penitenza evangelica degli ecclesiastici e dei laici, nella sapienzialità della sua dottrina cristologico-mariana e ascetico-mistica. Quest'opera di analisi e di approfondimento è continuata anche in seguito con alcuni studi monografici notevoli che hanno contestualizzato e radiografato il pensiero di Antonio in riferimento alla teologia del suo tempo e alla innovativa spiritualità dell'incipiente movimento francescano, innegabilmente presente nella sua opera.
La rassegna dei molti contributi d'indole teologica viene alla fine completata da uno sguardo ad alcuni studi storico-speculativi sull'ininterrotta tradizione scotista che ha dominato nei secoli l'indirizzo dello Studium generale nel convento padovano del Santo; nell'appendice sono elencati i contributi sulla devozione popolare confluiti nella rivista in questi cinquant'anni, testi che documentano l'universalizzazione del «fenomeno antoniano» nel modo attuale.
Through the examination of more than a hundred volumes in the second series of the magazine «Il Santo» (1961-2010), you can see that in these 50 years the theological contributions have produced an unexpected wealth of knowledge regarding the personality and the doctrine of the Evangelical Doctor. There is no comparison between what we have now and what was available prior: in the subsequent years we fore see a growing and deepening knowledge of the life and thought of the saint of Padua.
Various topics presented have restored certainty and completeness to the human and spiritual figure of the priest from Coimbra, who was mysteriously attracted in the channel of the Franciscan origins, such as the critical edition of earliest “legendae” by father Giuseppe Abate, the ancient sermonistica regarding the Holy curated by father Virgilio Gamboso, studies on the original liturgical worship and on the memory of his figure in his town and in popular devotion with some important inter-disciplinary discussions, the only one scientific survey on his bones after that of St. Bonaventure made in 1263, and, at last, the historical-critical analysis of the biographies of the conference in 1995 for the eighth centenary of his birth
Even before the critical edition of the Sermones dominicales et festivi (1979), the magazine had submitted the thought of Anthony in its general lines and interesting details of doctrine with the contributions of the first director father Samele Doimi and other theologians and biblical scholars. But the Opus evangeliorum was subjected to a complex and analytic study in its cultural roots especially with the important international congress titled «The sources and the theology of St. Anthony sermons» (1981). The analysis was concerned with the literary and structural aspects of the sermons, the several biblical and patristic sources, the primacy of his pastoral intention, the abundance of his calls to evangelical repentance for priests and lay people, the wisdom of his doctrine, and Christological and Marian ascetic-mystic.
These analysis and studies continued even after the quoted congress with some significant monographs that have contextualized and examined the thought of Anthony in reference to the theology of his time and innovative spirituality of the incipient Franciscan movement, that is undeniably present in his work.
The review of many contributions concerning theological issues is completed by a look at some historical studies on unbroken Scoto tradition that has dominated the Studium Generale for centuries in the Padua convent of Saint Anthony. In the Appendix the contributions are listed on the popular devotion presented in the magazine in the past fifty years and they show the universality of the phenomenon anthonian at the present.
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Il contributo ripropone il percorso, durante cinquant'anni, di uno degli argomenti iscritti fin dall'inizio nel programma del CSA e della rivista «Il Santo»: «Illustrare e commentare il contenuto e l'originalità dei Sermones di sant'Antonio», testimoni essenziali, riteniamo, del suo ministero e del suo messaggio. Un primo articolo annuncia le tematiche, divise per tipologie, e analizza, in particolare, la novità che constituirono l'edizione critica del 1979 e il successivo colloquio internazionale dell'ottobre 1981, in riferimento ad alcuni dibattiti di fondo, quali le fonti dei Sermoni antoniani, la struttura, i destinatari, la data di composizione, l'intento morale-penitenziale. In appendice riferiamo l'inventario degli autori e degli articoli pubblicati nella rivista, in ordine cronologico, con brevi riassunti e una se pur sommaria valuta„zione, allo scopo di offrire un quadro completo della varietà e della ricchezza degli argomenti trattati, di cui la rivista è al contempo strumento e tribuna, a livello internazionale.
La contribution propose le parcours, sur la durée de 50 ans, d'un des sujets „inscrits, dès leur fondation, dans les programmes du CSA et de la revue «Il Santo»: «Illustrer et commenter le contenu et l'originalité des «Sermones» de saint Antoine», témoins essentiels, nous croyons, de son ministère et de son message. Un premier article annonce les thèmes, par typologies, et analise, en particulier, la nouvauté que constituent l'édition critique du 1979 et le successif colloque international d'octobre 1981, par rapport à des débats de fond : les sources des Sermons antoniens, la structure, les destinataires, la date de composition, le contenu pénitentiel. En appendice, figure l'inventaire des auteurs et des articles publiés dans la revue, par ordre chronologue, avec une bref résumé et une évaluation, afin d'offrir un tableau complet de la richesse et de la diversité des sujets dont la revue est à la fois un support et une tribune, au niveau international.
L'articolo si propone di esaminare gli interventi relativi alla storia dell'arte succedutisi nella rivista nel mezzo secolo della sua esistenza. L'argomento ha richiesto un tentativo di organizzazione del copioso materiale incrociando il criterio cronologico con quello tematico, scegliendo cioè una serie di campioni significativi delle varie tipologie artistiche, ed esaminando le trattazioni storiche e critiche delle quali essi sono stati oggetto nel corso degli anni. Questi campioni sono, com'è ovvio tenendo conto della natura della rivista, tutti relativi al santuario antoniano, anche se l'alta qualità di numerosi di essi ha condotto gli studiosi a perspicui confronti con il panorama artistico italiano ed europeo. Così, le fasi costruttive dell'edificio hanno prodotto ipotesi sulle variazioni di un progetto originario, problematicamente riconducibile all'architettura romanico-gotica, con le caratteristiche proprie dell'area veneta e le qualità dell'edilizia francescana; mentre i numerosi saggi relativi alle singole parti, alla decorazione e all'arredo, dal Medioevo ad oggi, hanno precisato aspetti rilevanti dello stile, della liturgia e della committenza. In particolare, è stato possibile seguire gli studi, in molti casi qualificanti anche per la loro attività complessiva, su pittori come Giotto, Altichiero, Giusto de' Menabuoi, Mantegna; o scultori come Andriolo de Santi, Donatello, i Lombardo e così via. Si è potuto approfondire anche l'interesse per la produzione miniata e per le arti applicate. Nel lungo arco di tempo coinvolto, si sono avvicendati studiosi di diversa formazione e di diverse competenze, a loro volta meritevoli di interesse: alcuni di essi sono componenti della comunità antoniana, e quindi prevalentemente rivolti agli aspetti storici, liturgici e iconografici della produzione artistica; altri sono storici dell'arte, e quindi più intenti alla valutazione storico-stilistica. Questi ultimi per la maggior parte risultano docenti dell'Università di Padova, a cominciare dal fondatore della scuola, Giuseppe Fiocco, ma con il successivo contributo di numerosi ricercatori stranieri, appunto per la rilevanza internazionale degli oggetti di studio. È stato perciò possibile seguire nel vivo dei diversi interventi la storia di un monumento e la costruzione di un importante capitolo della critica e della storiografia artistica.
The purpose of this article is to examine the contributions on art history which the journal has published in the course of its half-a-century-long existence. The author has attempted to organize the huge amount of material related to this topic by combining the intersecting criteria of chronology and theme. For this reason, he has selected a number of significant instances of the various artistic typologies and investigated their historical and critical treatment over the years. Obviously, given the nature of the journal, all these instances are focused on the Sanctuary of St. Anthony, even if many scholars have brilliantly drawn perspicuous comparisons with the Italian and European artistic scene. Thus, the different stages of the construction of St. Anthony have produced several hypotheses concerning the modifications of an original project, which might -- problematically -- be traced back to Romanesque-Gothic architecture, with features proper to the Veneto and the Franciscan building practices. On the other hand, numerous essays have dealt with particular aspects -- such as the decoration and the furnishings of St. Anthony's -- from the Middle Ages to the present, and clarified relevant aspects of style, liturgy, and commission. In particular, painters such as Giotto, Altichiero, Giusto de' Menabuoi, and Mantegna, or sculptors such as Andriolo de Santi, Donatello, the Lombardos, have been studied according to a perspective that also casts light on their overall activity. This article has also probed the critical interest in illuminated production and the applied arts. But worthy of interest, too, are the scholars who, with their different formation and competence, have contributed to the journal. Some of them, who belong to the St. Anthony community, mainly address the historical, liturgical, and iconographic aspects of artistic production. Others are art historians who are more concerned with an historical-stylistic assessment. The latter are, for the most part, professors at the University of Padua, starting with Giuseppe Fiocco, the founder of the school. However, owing to the international relevance of the topic under study, many foreign researchers have successively joined in the debate.
In this way, the author of this article has been able to get to the heart of both the history of a monument and the construction of an important chapter of artistic and historiographic criticism
Anche se il tema della storia musicale non è presente nel sottotitolo della Rivista, non per questo è nelle tematiche proposte dalla Rivista stessa. La storia musicale vi appare con una nutrita presenza di vari contributi: se nel primo ventennio della storia della Rivista ci si era dedicati a figure occasionali della tradizione musicale, nel trentennio successivo sono stati pubblicati importanti contributi su figure rilevanti (Tartini, Vallotti) e sull'organizzazione della Cappella musicale della Basilica di Sant'Antonio. Contributi che si affiancano ad altre iniziative promosse dal Centro Studi Antoniani, come la Catalogazione del Fondo Musicale della Cappella Antoniana e la pubblicazione di una collana parallela «Corpus Musicum Franciscanum», che ripropone testi della grande tradizione musicale francescana conventuale.
The theme of musical history is not present in the subtitle of the magazine, but it is not missing in the tradition of the magazine itself. It is indeed a notable presence in several contributions: if in the first decades of the history of the magazine, some contributions were dedicated to figures occasional in musical tradition, in the next thirty years several important contributions were published on significant „figures (as Tartini and Vallotti) and on organization of the Musical Chapel of the Basilica of St. Anthony. These contributions are coupled with other initiatives promoted by the “Centro Studi Antoniani”, as the cataloging of the Musical Fund of Anthony's Chapel and the publication of a parallel series, called «Corpus Musicum Franciscanum», that proposes the texts of the great musical tradition of the conventual Franciscan.
Nell'ampio programma di ricerche presentato nel primo numero della rinata Rivista «Il Santo» (1961) -- più che una riflessione complessiva e sistematica sulla figura storica del Santo, sul significato della sua esperienza in rapporto a Francesco e al movimento francescano delle origini -- si dava spazio all'approfondimento di singoli aspetti relativi alla vita e all'attività di Antonio, in prospettiva strettamente antoniana. Una simile impostazione venne confermata dal silenzio sulla monografia di Jacques Toussaert, Antonius von Padua. Versuch einer kritischen Biographie, pubblicata a Colonia nel 1967, opera molto criticata e criticabile ma che sollevava problemi storiografici e di metodo che meritavano di essere discussi. Perché le questioni „poste dal Toussaert e il collegamento della figura di Antonio con il più ampio movimento religioso del XII-XIII secolo venissero affrontate, diventando una vera e propria linea di ricerca del Centro Studi Antoniani, bisognò attendere la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta del secolo scorso. La svolta si ebbe con la pubblicazione dell'edizione critica dei Sermones e quella delle Vite del santo e con le ricerche condotte in occasione dei centenari del 1981 e del 1995. In particolare il convegno dedicato alle fonti e la teologia dei Sermoni antoniani (1981), aperto da una relazione molto innovativa di Raoul Manselli, fondata sulla tesi di una composizione dei Sermones in Portogallo, quando Antonio era canonico agostiniano, aprì un importante e fecondo dibattito. Né il Manselli né altri hanno però mai tratto le conclusioni inevitabili della tesi sostenuta: se i Sermoni furono pensati e scritti parzialmente o integralmente in terra portoghese, il problema da porsi non è quello della loro francescanità o quello del francescanesimo di Antonio, ma piuttosto quello dell'«antonianità» degli scritti di Francesco e dell'influenza che Antonio può aver avuto sull'esperienza cristiana di Francesco e sull'evoluzione dei Minori dall'originaria fraternitas all'Ordine. L'episcopo meo con il quale, nella lettera del 1223-1224, Francesco si rivolge ad Antonio acquisterebbe ben altro e più concreto significato di quello che gli è stato tradizionalmente attribuito. Vero è tuttavia che, anche nelle ricerche più recenti, la tesi del Manselli non ha trovato riscontri.
The large research program presented in the first issue of the reborn magazine «Il Santo» (1961), gave space to deepening of individual aspects of the life and work of Anthony, in a strictly St. Anthony perspective, rather than a comprehensive and systematic reflection on the historical figure of the saint, on the meaning of his experience in relation to Francis and the Franciscan movement of the origins.
This approach was confirmed by the silence on the monograph by Jacques Toussaert, Antonius von Padua. Versuch einer Biographie kritischen, published in Cologne in 1967, that is a work much criticized and criticizable, but it presented historiographical and methodological issues that deserve discussion. It was necessary to wait until the end of the seventies and the beginning of the eighties of last century in order for the issues raised by Toussaert in connection with the figure of Anthony with the largest religious movement in the twelfth and thirteenth centuries were addressed, becoming a true line of research of the CSA.
The breakthrough came with the publication of the critical edition of Sermones and Vite of the saint and the research conducted on the occasion of the centenary of 1981 and 1995. In particular, the conference on the sources and the theology of Anthony' Sermons (1981) was opened by a Raoul Manselli report very innovative, founded on the idea of a composition of Sermons in Portugal, when Anthony was an Augustinian canon. He opened an important and fruitful discussions.
Neither Manselli nor others never drew the inevitable conclusions of the argument: if the sermons were conceived and written partly or entirely on Portuguese soil, the questions to be asked are not if they were Franciscan or if Anthony was Franciscan, but rather the questions are on “anthonian” writings by Francis and on the influence that Anthony may have had on the christian experience of Francis and the evolution of Minors fraternitas in the original Order.
The “episcopo meo”, a letter dated 1223-1224 addressed to Anthony by Francis, might acquire a very different and more concrete sense of what has traditionally been attributed. However, Manselli's thesis found no evidence even in the most recent research.
Si discute la nuova edizione delle Fonti francescane in lingua francese nel contesto degli studi francescani del XX secolo e delle altre pubblicazioni di fonti nazionali. Si sollevano dunque alcune riflessioni critiche sul lavoro compiuto dall'equipe di studiosi guidati da Jacques Dalarun, aprendo nuove prospettive di ricerca. Alla fine si offre una tabella sinottica sui testi contenuti nelle ultime edizioni di Fonti francescane italiana, francese e tedesca.
The author discusses the new edition of the French Franciscan Sources in the context of XX Century Franciscan studies and lists the other publications of national Franciscan sources. Then he raises some critical observations on the work done by the team of scholars directed by Jacques Dalarun, opening new perspectives of research. In the end he offers a synoptic table of the texts contained in the latest editions of Italian, French and German Franciscan Sources.
In questo lavoro, è stato studiato il monumento funebre di Philipp Ludwig von Pappenheim della basilica di Sant'Antonio a Padova. Sono state ricostruite le vicende della famiglia Pappenheim sullo sfondo delle guerre di religione del XVI-XVII secolo, l'esperienza e la morte del giovane barone tedesco a Padova, e le modalità che portarono all'edificazione del monumento all'interno della chiesa. Per la prima volta Cesare Bovo è stato identificato come l'autore dell'architettura commemorativa del Santo. In aggiunta, il monumento, finora trascurato, è stato analizzato in dettaglio per quanto riguarda il rapporto tra le epigrafi funerarie e l'apparato iconografico. In particolare, è proposta l'ipotesi interpretativa che nella sirena bicaudata presente nella parte inferiore del monumento possa essere identificata Melusina, la fata protagonista del romanzo medievale di Jean d'Arras, sulla base del fatto che sia Philipp Ludwig che Melusina dissero il loro ultimo addio alla vita mortale un sabato. Questa ipotesi è ulteriormente sviluppata in relazione al contesto culturale veneto e alla committeza della famiglia Pappenheim.
In this work, the monument of Philipp Ludwig von Pappenheim of the basilica of St. Anthony in Padua has been investigated. Some events involving Philipp Ludwig's lineage against the historical background of the wars of religion of the XVI-XVII centuries, the life and death in Padua of the young German baron, as well as the circumstances resulting in the building of the memorial in the basilica have been reconstructed. For the very first time, Cesare Bovo has been identified as the author of the monument. Additionally, textual and iconographic contents of this long neglected artifact have been analyzed in details. In particular, here it is proposed that the mermaid with twin tails shown in the lower part of the memorial might be identified with Melusine, the fairy of the medieval romance of Jean d'Arras, based on the fact that both Philipp Ludwig and Melusine bade their last farewell to mortal life on Saturday. This hypothesis is further discussed in relation to the cultural environment of the Venetian area and of the Pappenheim family