Rivista XLIX (2009) - fascc. 2-3

Studi e Testi
Ratti Alessandro
pp. 271-303
Il libro e il giglio. Studio teologico sulla correlazione dei due simboli antoniani
II.09.23.01

L'articolo espone e analizza i significati simbolici dello stelo di giglio attribuito dall'iconografia ad Antonio di Padova a partire dall'ultimo ventennio del XIV secolo. Sulla scorta di osservazioni di Alberto Vecchi, si tenta di allargare e contestualizzare il valore simbolico del giglio, non limitandolo a indicatore di verginità e purezza. La virtù a cui tale attributo fa riferimento è principalmente la virtus miraculorum, cioè la potenza taumaturgica di sant'Antonio. L'angelologia patristica e medievale, letta insieme alla produzione artistica coeva, mostra come il giglio è caratteristica specifica degli angeli del coro delle Virtù, incaricati di intervenire con miracoli a favore degli uomini. L'avvicinamento e l'assimilazione dei santi, in particolare Mendicanti, alle diverse categorie angeliche, favorì la rilettura iconografica dei santi predicatori e taumaturghi in parallelo con le potenze celesti, da cui mutuarono progressivamente oggetti simbolici e rappresentazione.
Sant'Antonio, inizialmente ritratto con il libro sacro, strumento principe del predicatore, sarà in seguito caratterizzato dal ramo di gigli – a partire dall'area veneta – per la sua fama di taumaturgo. I miracoli, interpretati secondo la teologia neotestamentaria, sono conferma divina della Parola annunciata. Il predicatore che proclama rettamente la parola di Dio possiede anche, come gli apostoli e gli angeli inviati a portare grandi annunci, il dono di sigillare il suo messaggio con i miracoli che l'accompagnano. Il Santo di Padova, nel XIV e XV secolo, condividerà la caratteristica del libro accompagnato dal giglio con altri santi religiosi predicatori e taumaturghi, quali san Domenico, san Nicola da Tolentino, sant'Alberto da Messina e san Vincenzo Ferrer.

The article shows and analyzes the symbolic meanings of the stem of lily attributed by iconography to St. Anthony since the last two decades of the 14th century. On the basis of observations by Alberto Vecchi, it tries to broaden and contextualize the lily's symbolic value, not merely narrowing it as a sign of virginity and purity. The virtue referred to by this attribute is mainly the virtus miraculorum, namely the healing power of St. Anthony. Patristic and medieval angelology, along with artistic production of the same times, show how the lily characterizes the angels of the choir of Virtues, charged to perform miracles in aid of humans. The matching and resembling of saints, particularly Mendicants, to the various categories of angels, promoted the portraying of holy preachers and miracle workers in parallel with the celestial powers, from whom they gradually borrowed symbolic objects and characterizations.
St. Anthony, initially portrayed holding the holy book, main instrument of the preacher, will be subsequently characterized by a branch of lilies – starting from the Veneto region – for his reputation as a miracle worker. Signs and wonders, according to New Testament theology, are confirmation of God's Word proclaimed. The preacher, who rightly announces the word of God, has also, like the apostles and angels sent to deliver major announcements, the gift of sealing his message with miracles that accompany it. The Saint of Padua, during the fourteenth and fifteenth centuries, will share the characteristics of book and lily with other holy religious preachers and miracle workers, such as St. Dominic, St. Nicholas of Tolentino, St Albert of Messina, and St. Vincent Ferrer.

 

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Pagratis Gerassimos D.
pp. 305-426
Chiesa latina e missionari francescani conventuali nelle isole venete del mar Ionio. Documenti dell'archivio della Sacra Congregazione di Propaganda Fide (17° secolo)
II.09.23.02

La fondazione della Sacra Congregazione di Propaganda Fide istituita da papa Gregorio XV il 6 gennaio 1622 rappresentò un'iniziativa determinante per la riorganizzazione delle missioni cattoliche a livello mondiale, in conformità allo spirito controriformistico del concilio di Trento. I missionari del XVII secolo, dotati di un'istruzione superiore che comprendeva, oltre alla formazione teologica, anche la conoscenza della lingua e della cultura del paese di accoglienza, rivolgevano la loro opera sia a popoli appartenenti ad altre religioni che a cristiani: cattolici, protestanti, ma anche ortodossi dell'Oriente ottomano e della penisola italiana.
Le regioni greche soggette alla dominazione ottomana presentavano per i missionari cattolici un interesse molteplice, in quanto offrivano la prospettiva di poter attirare verso il cattolicesimo tanto gli infedeli (musulmani ed ebrei) quanto le popolazioni native ortodosse, ma anche di rafforzare le comunità cattoliche, la cui fede aveva bisogno di sostegno. Nella stessa area geografica, più ad ovest, i territori veneti rappresentavano a loro volta un ambito campo d'azione per i missionari. Nonostante le evidenti analogie, l'opera dei missionari nei possedimenti veneti si distingueva soprattutto per due motivi: da un lato i destinatari della loro azione erano soltanto cristiani, cattolici o ortodossi, e dall'altro le autorità veneziane avevano delimitato il loro campo di attività poiché miravano al pieno controllo dei loro possedimenti, ma anche al mantenimento dell'ordine e della calma nelle società locali. Con questi presupposti risulta più facile capire l'atteggiamento tollerante dei veneziani verso i francescani che applicavano nelle loro missioni dei metodi moderati che non minacciavano la pace sociale nei possedimenti veneziani. Il fatto che questo Ordine fosse presente nell'Eptaneso con conventi e chiese molto tempo prima dell'arrivo dei veneziani fu certamente un altro fattore significativo, perché la loro permanenza vi continuasse.
In questo nostro studio vengono pubblicati complessivamente 88 documenti dagli archivi della Propaganda Fide, relativi all'attività e alla condotta di missionari, di regola francescani, nelle isole Ionie durante il XVII secolo, ma anche al quadro ecclesiastico delle isole Ionie.

The founding of the Sacra Congregazione di Propaganda Fide by Pope Gregory XV, on 6 January 1622, was a decisive step in the reorganization of the Catholic missionaries worldwide, to conform to the spirit of the Counter-Reformation Council of Trent. Missionaries in the seventeenth century, well-educated not only in theological matters but also in the language and culture of the host country, were sent to work among peoples of other faiths and among Christians: Catholics, Protestants, as well as Orthodox Greeks of the Ottoman Empire and Italy.
For the Catholic missionaries the Greek regions under Ottoman rule were interesting in many respects, since they were associated with the expectation of attracting to Catholicism not only infidel (Muslims and Jews) but also indigenous Orthodox Christian populations, as well as with the living there of Catholics in need of reinforcing their faith. In the same geographical area, further west, the Venetian territories were also a desirable arena of activity for Catholic propaganda. Despite the obvious analogies, the missionaries' task in the Venetian possessions was different for two main reasons: on the one hand the recipients of the mission were only Christians, Catholics and Orthodox, and on the other the Republic of Venice had circumscribed their activities, with the aim of keeping full control of her possessions, as well as of maintaining social calm and order in them. With these points in mind, it is easier to interpret the favour shown by the Venetians to orders that used mild missionary methods and particularly to the Franciscans, who furthermore had a large number of monasteries and churches in the Venetian-held East.
Published here are selected 88 documents from the archive of the Propaganda Fide, relating to the activity of missionaries, as a rule Franciscan Friars, in the Ionian Islands during the seventeenth century, as well as to information on the more general ecclesiastical scene in the Ionian Islands.

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Gatti Isidoro Liberale
pp. 427-473
Chiesa e Stato a Venezia nel Cinquecento in alcune lettere private dell'inquisitore fra Felice Peretti
II.09.23.03

Il presente studio, che in forma abbreviata fu presentato dall'autore all'Assemblea ordinaria dell'Ateneo di Treviso il 9 marzo 2007, presenta uno spaccato della personalità di fra Felice Peretti (poi papa Sisto V), dei Frati minori conventuali, poco conosciuto, il suo vero anímus, espresso in modo spontaneo e immediato in quattordici lettere da lui scritte a Sigismondo Bozio tra il 1553 e il 1560, seguite dalle relative risposte o da altre lettere di commento di vari personaggi contemporanei. In tutto ventisette lettere, che vengono qui pubblicate integralmente nel loro ordine cronologico, con opportune note di commento, tutte estratte dal Codice Vaticano Latino 8656/III della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Da esse possiamo conoscere le rarissime confessioni degli intimi sentimenti di fra Felice Peretti di fronte allo scontro con i suoi confratelli del convento veneziano dei Frari, dove egli era Reggente degli Studi, e di fronte ai dissapori con la suscettibilità del governo della Serenissima Repubblica di Venezia, incline al giurisdizionalismo, a proposito della pubblicazione dell'Indice dei Libri proibiti. Scopriamo, al di là di tutti gli stereotipi, un Peretti dalla vita schietta e pia, calmo nella sua piena confidenza in Dio, pronto al perdono, fermo nell'obbedienza alla Chiesa senza lasciarsi condizionare da incomprensione e critiche.

The autor, after presenting this study in an abridged form to the Ordinary Assembly of the Ateneo di Treviso on March 9th, 2007, is now offering us a cross-section view of the personality of fra Felice Peretti (later Pope Sixtus V), belonging to the Conventual Franciscan Order, not so well known, his real animating spirit, expressed so spontaneously and in such a direct way through fourteen Letters written by him to Sigismondo Bozio between 1553 and 1560, followed by the respective answers or by other Letter-comments on different contemporary personalities. They are actually twentyseven letters in all; they are now being published integrally in their chronological order, with appropriate notes or comments, all extracted from the Codice Vaticano Latino 8656/III of the Biblioteca Apostolica Vaticana.
From these Letters we come to know the very rare confessions of the intimate sentiments of fra Felice Peretti as they emerge from the clashes he had with his confreres of the Venetian Friary, where he was Regent of Studies, and from the unpleasant state of affairs brought about by the susceptibility of the Government of the Most Serene Republic of Venice, so inclined to jurisdictionalism, with reference to the publication of the Indice dei Libri proibiti. We discover, beyond all stereotypes, a Peretti of direct and pious personality, calm in his full confidence in God, so ready to pardon, steady in his obedience to the Church without letting himself be conditioned by lack of understanding and by criticism.

 

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Note e Ricerche
Cocchiara Francesca
pp. 475-499
La Biblioteca Antoniana nel Seicento. Fondi, funzioni, immagini attraverso lo spoglio delle edizioni veneziane illustrate
II.09.23.04

Il presente contributo si propone di tracciare un excursus della vicenda costruttiva della Biblioteca Antoniana, l'antica «Libraria» a tutt'oggi esistente presso il chiostro del Generale, nonché della formazione del corpus librario della raccolta, con particolare attenzione al fondo seicentesco veneziano a stampa che si è rivelato di notevole importanza, sia sotto il profilo quantitativo (quasi 5000 titoli), sia dal punto di vista della conservazione, del carattere tipologico e del corredo iconografico e illustrativo. Colpisce la multidisciplinarità che ha da sempre connotato le scelte di acquisizione libraria, non solo del fondo antoniano, ma anche di altre raccolte conservate al Santo, come quella conventuale, ad uso della comunità, o quella organizzata da Matteo Ferchio per i confratelli lettori di metafisica e teologia. Tale inconsueta apertura letteraria, testimoniata anche dalle numerose postille iscritte in gran parte dei testi consultati, si può spiegare con il fatto che la «Libraria» rivestì sin da subito un ruolo di fondamentale importanza quale strumento di formazione culturale dei molti frati che affluivano da tutta Europa, attirati dalla fama dello Studium generalizio istituito nella «cittadella antoniana» sin dal 1437, elevato a facoltà teologica nel 1630.

This article will detail how the Biblioteca Antoniana, which used to be called “Libraria” and which is still located in the “Chiostro del Generale”, was constructed. It will also discuss how the library's holdings were acquired, focusing especially on the Venetian illustrated books of the seventeenth century, which are quite important not only in terms of quantity (almost 5000 titles), but also in conservation, typology, iconography and illustrations. One of the most striking aspects of the library's “Antoniana Collection” is its multidisciplinarity throughout all time periods. The same aspect characterises the other collections preserved in the “Santo”, such as the publically accessible Convent collection, or the collection organized by Matteo Ferchio for the friar-scholars of metaphysics and theology. This unusual open-mindedness to different kinds of literature, which is well-documented in the numerous sources consulted, can be explained by the fact that the “Libraria”, from its very beginning, played a fundamental role as a centre for cultural formation of many friars coming from all over Europe, as well as by the high reputation of the “Studium generalitium” that was instituted in the “Antoniana citadel” in 1437 and became a College of Theology in 1630.

 

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Frustoli Michele - Soardo Francesco
pp. 501-510
La carena e la sua struttura nella chiesa di San Fermo di Verona
II.09.23.05

Il contributo mira a illustrare i dati tecnici relativi al restauro del soffitto a carena della chiesa francescana di San Fermo Maggiore a Verona. Già precedentemente restaurato nel 1905-1906 e nel 2004-2005 si è proceduto, grazie a nuovi metodi di indagine con strumenti sofisticati, a una ricognizione della struttura nel suo complesso, verificando statica e funzionalità dell'architettura.

The essay illustrates technical data of the wooden ceiling restauration of the church of San Fermo in Verona. Already restored on 1905-1906, in the years 2004-2005 it is, thanks to new investigation systems wich specific instruments, again studying the structure of the construction, in order to verify the architectural statics and functionality.

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Gemma Brenzoni Caterina
pp. 511-516
La decorazione della carena nella chiesa di San Fermo di Verona
II.09.23.06

La carena lignea pentalobata che ricopre la navata della chiesa di san Fermo Maggiore a Verona reca sulle superfici intradossali dei piani verticali 414 (erano 416) busti di santi aureolati dipinti su due ordini, parte per parte. La decorazione che insieme alla carena costituisce un unicum è stata eseguita nel secondo decennio del XIV secolo da maestranze pittoriche che operavano nel cantiere di San Fermo nell'ambito del cosiddetto Maestro del Redentore, che forse fece parte della bottega di Giotto a Padova. I santi sono stati eseguiti da più mani di diverse qualità e forse alcuni sono del Maestro stesso. Hanno subìto danni e restauri che danno luogo a varie incertezze, ma testimoniano l'esistenza di un'importante bottega pittorica a Verona agli inizi del XIV secolo.

The five-vaulted keel-like wooden ceiling which covers the nave of the church of San Fermo Maggiore in Verona has at its base 414 (originally 416) vertical surfaces painted with a two-tier cycle of busts of haloed saints on each of the two facing walls. The decoration which like the keel-shaped ceiling, is unique, was executed in the second decade of the fourteenth century by painters operating at San Fermo in the sphere of the so-called Master of the Redeemer, who had perhaps worked in the workshop of Giotto in Padua. The saints were executed by a number of artists of different levels of ability, possibly including the Master himself. Past damage and restorations give cause for various uncertainties, however, the cycle testifies to the existence of an important workshop of painters in Verona at the beginning of the fourteenth century.

 

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Cavalli Carlo
pp. 517-529
Oreficeria barocca al Santo. Uno sportello di tabernacolo per l'esposizione eucaristica
II.09.23.07

Nei depositi del Museo Antoniano si conserva uno sportello di tabernacolo in argento sbalzato e cesellato, che i documenti d'archivio consentono di riferire all'apparato per l'esposizione eucaristica, allestito sopra l'altare maggiore della Basilica di Sant'Antonio almeno dalla metà del Settecento. È probabile che si tratti dello sportello pagato all'orefice di Venezia Marco Leoni nel 1715, quando i presidenti dell'Arca del Santo decisero di rinnovare numerosi arredi destinati all'esposizione. Nel 1758 fu sottoposto a un intervento di restauro da parte dell'orefice padovano Angelo Scarabello, e venne inserito nel nuovo grandioso apparato per l'esposizione progettato da Giovanni Gloria dopo il grande incendio della Basilica.
Lo stile appartiene alla fase tardo-barocca dell'oreficeria veneziana, caratterizzata da uno spiccato gusto naturalistico e da schemi compositivi di ascendenza tardo-rinascimentale.

In the storage of the Museo Antoniano is an embossed and ciseled silver tabernacle door, which can be related to the exposition throne, employed on the Basilica's major altar since the mid-eighteenth century, according to the documents.
It is possibly the one paid to Venetian goldsmith Marco Leoni in 1715, when the “Presidenti dell'Arca” decided to renovate several furnishings aimed at eucharistic exposition. In 1758 it was restored by Angelo Scarabello, goldsmith in Padua, and was embedded into the new grand exposition throne, designed by Giovanni Gloria after the Basilica's great fire.
Its late-baroque style features a marked naturalistic taste, and a geometric design deriving from late-Renaissance models.
 

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Pantarotto Martina
pp. 555-571
Note di lettura al Catalogo dei codici della Biblioteca Capitolare di Padova
II.09.23.09
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Frigo Barbara
pp. 531-554
L'originalità di contenuto e stile di un pensatore contemporaneo: p. Giovanni Maria Luisetto OFMConv.
II.0923.08

La fecondità del pensiero originale e profondo di padre Giovanni Maria Luisetto OFMConv. si manifesta, in modo coerente, nella vita e nelle sue opere, entrambe poste al servizio della verità.
Tra i testi della maturità, che affrontano temi spirituali, l'opera più divulgata e facilmente fruibile è la raccolta Mannelli di spighe, un capolavoro del genere aforistico, che condensa articolate riflessioni concettuali in singoli e concisi pensieri. La forma breve adottata dall'autore si presta sia allo scandaglio della verace «psicologia spirituale», sia al raggiungimento delle vette del misticismo, e si intesse di figure retoriche che provocano un effetto evocativo, rendendo ancor più pregnanti le riflessioni espresse.

The fecundity of Father Giovanni Maria Luisetto's deep original thought is clear in the way both his life and works are devoted to truth.
Amongst the texts of his maturity, which deal with spiritual matters, the most widespread masterpiece is Mannelli di spighe, a collection of well-constructed conceptual arguments expressed in aphorisms. The choice of such a concise style is suitable for both the real sounding of the «spiritual psychology», and the achievement of mysticism. Moreover, the author makes great use of evoking figures of speech that remarkably emphasize the arguments discussed.

 

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