Ritratti per un Santo

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Margaret Binotto (a cura)
Collana
Centro Studi Antoniani - CSA
Edizione
1
Anno
1995
Pagine
100
Formato
24 x 17
Illustrazioni
tavv. col.
ISBN
978-88-85155-20-6
Cod. CSA
CSA20
Contenuto

Dalla NOTA ICONOGRAFICA del libro

Dopo quattro anni dalla proclamazione della santità di Francesco d'Assisi, nel 1228, anche al discepolo Antonio è riconosciuto quel titolo di eroismo che lo aveva caratterizzato nella vita. Subito una chiesa sepolcrale veniva costruita a ciascuno dei due santi: ad Assisi con una prontezza sorprendente, a Padova con difficoltà, intoppi e mutazioni progettuali affaticanti. A frate Antonio, per certo presente alla traslazione del corpo del Padre (1230), in Assisi sarà dedicato un altare nel transetto destro di quella cripta che aveva visto ultimata nella struttura muraria. Invece a Padova, in contraccambio, la cappella radiale dedicata a Francesco verrà molti decenni dopo. Intanto si moltiplicavano ovunque ed inaspettatamente le rappresentazioni dei due santi. Il dipinto più antico e datato ci riporta al 1236: è la pala di Bonaventura Berlinghieri a Pescia. Ultimamente K. Krűger, da sagace battitore, ha nuovamente rovistato tutte le antiche tavole francescane. Gli studi su Antonio, sotto l'aspetto iconografico, andrebbero ripresi. Ad ogni modo molti apporti felici e puntuali sono stati pubblicati in questa palestra a cielo aperto ch'è la rivista Il Santo (indubbiamente dalla «titolazione» meno felice seppur vera). Si da che la basilica padovana sia l'unico santuario che tratti del proprio Santo titolare in modo consono alle esigenze documentarie attuali. Le 35 annate si susseguono fino ad oggi con vasta dovizia di temi.
Ritornando al tema iconografico antico si noterà che i santi Francesco ed Antonio sono molto simili, sorreggendo indistintamente o la croce o il vangelo. Certo che l'Assisano si distingue per le stimmate e per la rada barba che non incornicia il volto di Antonio. Solo nel 1382 accanto all'arca dei fratelli padovani Bolparo, nel chiostro del convento di s. Antonio, si raffigura il Santo con il giglio: fiore che diviene via via così frequente da accompagnarlo assiduamente.
Nella Biblioteca adiacente un quattrocentesco codice umbro (il 750) ci informa attraverso un sermone i cinque modi in cui va dipinto il nostro Santo. Descrizione esatta e riscontrata a lungo specie nell'Italia centrale: con l'abito vile cinto di corda e piedi nudi; con un cuore umano nella mano; oppure con il fuoco; con il libro; infine anche con il giglio. Ma quanti saranno i dipinti e le statue perite nel frattempo?
Solamente nel 1500 incontriamo s. Antonio in estatica contemplazione o in affettuoso dialogo con Gesù Bambino. La notizia di questa apparizione era stata raccolta da fra Arnaldo da Serrano nel lontano 1370 circa, reperendola, forse, da un testo duecentesco. Si trattava di documentare la vita di nostro Santo, così povera di episodi. Vero? Non vero? Dove? Dapprima il luogo era Ignoto: «in una certa città». Poi si venne a sapere dalla «Tradizione» che fu alla fine dei propri giorni a Camposampiero, nel padovano, dove recenti scavi hanno riscontrato murature antiche. Perfino Montepaolo in Romagna si attribuisce l'episodio, come avvenuto dieci anni prima, all'inizio dell'attività in suolo italiano. Non solo gli antichi erano poeti ...
L'iconografia di s. Antonio con il Bambino non sta male, anzi esterna il pensiero e il sentimento del nostro Santo Dottore, rende vivace un'immagine altrimenti stanca e estatica. Per certo fu sollecitata dalla spiritualità della controriforma per umanizzare asciuttezze e secchezze ultramontane. Sarà nell'800, epoca di nuove miserie economiche e di dolenti immigrazioni che s. Antonio - sempre santo sociale in comunicazione con il prossimo - si fa promotore della distribuzione del pane ai poveri.
Discorso nuovo, da sviluppare in appropriata sede, sarebbe l'Antonio dei Lusitani, popolo di navigatori e poi detentori di colonie: quindi il compatriota glorioso viene insignito di gradi militari, marinareschi e di cappelli piumati. Neppure i primi confratelli Agostiniani lo hanno dimenticato dopo tanto insegnamento e pratica di vita canonicale: conservano il diritto di effigiarlo con il loro abito e attributi sapienziali.
Il racconto visivo dei molteplici miracoli varia a ventaglio secondo i gusti, gli insegnamenti proposti, le apologie, le glorificazioni. Caratteristica ed unica l'immagine di s. Antonio sul noce di Camposampiero dove gli avevano ricavato una cella tra le folte chiome. Il santo frate ritirato in preghiera e cura viene tramutato in uno «stilita» di nuovo genere (tutto francescano!) in atteggiamento magistrale.
La breve vita di Antonio fu intensa da quando divenne francescana, dinamica ed instancabile da quando, riconosciuta la virtù, è il Santo che il mondo ama, che gli studiosi scoprono, che i periti indagano.

Fr. LUDOVICO M. BERTAZZO Min. Conv.

INDICE

Presentazione, Nota iconografica

  • Paolo  Veneziano, Sant'Antonio da Padova
  • Bartolomeo Montagna, Vergine col Bambino, Sant'Antonio da Padova e S. Giovanni  Evangelista
  • Giulio  Carpioni, Sant'Antonio da Padova e San Gaetano Thiene in venerazione della Vergine e del Bambino
  • Pietro Liberi,  Un Santo Vescovo, la Maddalena, San Giovanni Evangelista, San Giovanni  Battista e Sant'Antonio che resuscita il defunto  perché scagioni il padre dall'accusa di omicidio
  • Pittore Veneto, Sant'Antonio in adorazione del Bambino
  • Costantino Pasqualotto, Apparizione della Vergine e di Gesù Bambino  a Sant'Antonio
  • Antonio Zanchi, Madonna  col Bambino  e i Santi  Nicola, Francesco di Sales, Gaetano e Antonio
  • Giulio  Carpioni, Il miracolo della mula
  • Antonio De' Pieri,  Apparizione della Vergine e di Gesù Bambino a Sant'Antonio
  • Santo Prunati, Sant'Antonio con il Bambino  Gesù
  • Pittore Veronese, Sant'Antonio con il Bambino  Gesù
  • Lorenzo Pasinelli, Sant'Antonio riceve tra le braccia Gesù
  • Antonio Arrigoni, Il Bambino Gesù, sostenuto da due angeli appare a Sant'Antonio
  • Costantino Pasqualotto, L'apparizione di Gesù Bambino a Sant'Antonio

Tavole fotografiche, Appendice, Bibliografia, Indice  dei nomi

Recensioni

Collectanea Francescana, 63, 1996, n. 3-4